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Marco Aurelio e la Liberalità augustea
12.8.2005
Come al solito la ringrazio ,sempre gentile e disponibile ,le invio ora foto di un'altra moneta sempre rinvenuta in campagna,sembrerebbe un dupondio, pesa circa 13 gr.,il diametro è di 25 mm.Aspetto la sua risposta appena possibile.
Cordiali saluti .
fig. 1
fig. 2
Roma, 14.8.2005
Egregio Lettore, 
trascrivo di seguito i dati significativi pertinenti alla sua moneta, con la premessa che ho indicato in rosso le parti della leggenda non più leggibili:

Dupondio1, zecca di Roma, RIC III/893, C/III 411, dic. 164 - ago. 165 d. C., indice di rarità "C"

D. M AVREL ANTONINVS AVG ARMENIACVS P M2. Marco Aurelio, testa radiata a destra.
R. LIBERAL AVG TR P XIX IMP II COSIII3. S C a sinistra e a destra nel campo. La Liberalità in piedi a sinistra sorregge un abaco con la mano destra e una cornucopia con la sinistra.

Il dupondio di figura non è stato di recente oggetto di scambio nel web. Riproduco perciò in fig. 2, a titolo di confronto, il disegno della moneta C/III 411, presente nel sito http://www.inumis.com/rome/books/cohen/vol_iii/p42.html.

Concludo osservando che le caratteristiche fisiche e lo stile della moneta sono compatibili con i conî d'epoca.

Un saluto cordiale. 
Giulio De Florio

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Note:

(1) La testa radiata del sovrano nel dritto della moneta era, più ancora che il peso di poco maggiore, l'elemento che consentiva al cittadino romano di distinguere il dupondio dall'asse (nel quale ultimo la testa si presentava laureata). Riferisce BMC IV che il dupondio di M. Aurelio pesava 12,56 g (valor medio calcolato su 148 esemplari), il diametro si aggirava intorno al pollice (2,54cm), l'asse di conio poteva indifferentemente collocarsi ad ore 0 o ad ore 6. Le caratteristiche fisiche della moneta di figura 1 (13g., 25mm, 6H) rientrano pertanto nei margini di variazione dei dupondi d'epoca.
(2) Marcus AVRELius ANTONINVS AVGustus ARMENIACVS Pontifex Maximus. Riprendo dal RIC III le notizie che seguono relative alla moneta di figura 1. Nel 162 d. C. i Parti avevano invaso l'Armenia e imposto, come re, un personaggio della loro parte, un certo Pecorus. Poi avevano annientato una legione romana e successivamente compiuto incursioni in Siria e costretto alla rotta il presidio romano nella regione. Marco Aurelio, per contrastare la minaccia, nominò Lucio Vero, suo collega di governo (co-Augusto), quale comandante in capo, e gli affidò l'incarico di organizzare una spedizione militare. L. Vero tuttavia si ammalò e non poté raggiungere la Siria prima degli inizi del 163, quando si insediò ad Antiochia ed affidò le operazioni militari a tre suoi luogotenenti, i generali Avidius Cassius, Statius Priscus e Martius Verus. Priscus riuscì nella missione riuscendo a ricacciare i Parti, talché Lucio Vero nello stesso anno poté fregiarsi sulle monete del titolo di 'Armeniacus'. Per l'occasione infatti furono battute monete celebrative con i tipi dell'Armenia seduta a terra e circondata di armi, di Marte con Vittoria e Trofeo, della Vittoria con corona e palma. Nel 164 anche Marco Aurelio aggiunse alla propria titolatura l'appellativo di 'Armeniacus' e come tale appare nelle leggende di alcune monete del periodo. Nel 165 la guerra partica si riaccese per la seconda e ultima volta. I Romani reagirono sottomettendo l'Armenia e travolgendo i Parti in Siria, Mesopotamia, Partia e Media. Ctesifonte, la capitale dei Parti, venne distrutta e quel popolo reso innocuo per diversi anni. La monetazione del 164-65 si suddivide in due parti, prima e dopo l'agosto del 165: nel primo periodo entrambi gli Augusti si fregiarono del titolo di 'Armeniacus', nel secondo periodo entrambi ricevettero l'Imperium per la terza volta, mentre Vero si fregiò del titolo di 'Parthicus Maximus'. La moneta di figura fu battuta pertanto nel primo dei due periodi sopra menzionati.
(3) LIBERALitas AVGusta TRibunicia Potestas XIX IMPerator II COnSul III. L'iconografia della Liberalitas è quella classica ben nota in cui la dea reca, come segni distintivi della personificazione, l'abaco e la cornucopia. La presenza della Liberalitas su questa moneta sembra alludere ad una elargizione imperiale avvenuta in occasione della vittoria sui Parti. Sostiene BMC IV che il cittadino comune era molto sicuro dell'esistenza di un mondo spirituale e molto certo che esso fosse strettamente legato a tutto ciò che si poteva vedere e sentire. Di qui la concezione, per lui piuttosto naturale ma per noi strana, che dietro lo spettacolo effettivo materiale di un'elargizione imperiale ci fosse da qualche parte, nel mondo spirituale, una dea, la Liberalità, in possesso di un corno magico dell'abbondanza ma anche di un vero abaco, di quelli che di solito si usavano nelle elargizioni. Sembra talora strano, ai nostri giorni, come il romano potesse essere ad un tempo così pratico e così religioso; ma non era così per lui.

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