Roma, 1.2.2007
Gentile
Lettrice,
di seguito
trascrivo i dati significativi pertinenti alla sua
moneta:
Asse1, zecca di Roma, 102 a. C.2, Crawford
322/2 (pag. 326), Sydenham
591 (pag. 82), indice
di rarità "(4)".3
D. Testa laureata di Giano, sopra segno
del valore I.4
R. Prua di
nave a destra. Sopra C·FABI C·F5; sul rostro, uccello; sotto, ROMA.
La ricerca
nel web di monete di tipologia identica a quella di
figura ha prodotto un solo risultato:
- http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.php?LotID=98708&AucID=105&Lot=324
Numismatica Ars Classica > Auction 29 Auction
date: May 11th, 2005 Lot number: 324 Price
realized: 1,000 CHF (approx. 830 U.S. Dollars as
of the auction date) Lot description: The Roman
Republic No.: 324 Schätzwert/Estimation: CHF
1400.- d=34 mm C. Fabius C.f. As circa 102, æ
25.65 g. Laureate head of Janus; above, mark of
value, I. Rev. Prow r.; above, C·FABI·C·F; on
rostrum, bird. Below, [ROMA]. B. Fabia 16. Syd.
591. Cr. 322/2. Very rare. Dark green patina,
about extremely fine / extremely fine.
Venendo al
dunque osservo innanzi tutto che la tipologia di
figura è tanto rara quanto frequente oggetto di
imitazione in epoca moderna. Mi è stata già sottoposta
in due occasioni (si vedano i link1
e link2),
anche
se
purtroppo
la
pessima qualità delle immagini di cui dispongo non
consente un raffronto dettagliato con la moneta di
figura. Ciò non toglie che, in linea di principio, la
moneta, pur rara, potrebbe essere autentica se non
fosse che lo stile assolutamente improbabile ed il
peso fuori norma portano ad escluderlo. La domanda
successiva è: cosa ci faceva la moneta nella cantina
di una torre del 1300. Ovviamente a questo non saprei
rispondere, posso solo avanzare l'ipotesi che la
moneta sia stata persa da qualche ragazzo che la
collezionava insieme alle altre distribuite in omaggio
da qualche ditta di merendine. In effetti la moneta in
esame fa parte di un gruppo di dieci riproduzioni che
la Plasmon - Linea ragazzi nel 1978 regalava con la
confezione della Ergo Spalma. Vorrei concludere
esprimendo l'avviso che una riproduzione, ancorché
priva di valore venale, possiede una sua dignità se dà
spunto ad approfondimenti di natura storica e
culturale.
Un saluto
cordiale.
Giulio De
Florio
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Note:
(1) L'asse il cui link ho sopra
riportato pesa 25,65g e dunque appartiene allo
standard unciale (come noto, alle origini della
monetazione romana, l'asse, per questo detto
"librale", pesava una libbra romana [325,44g], col
tempo tuttavia era stato ridotto sino ad assumere,
nell'ultimo quarto del 2° secolo e agli inizi del
primo, un peso teorico di appena 27,12g, pari ad un
dodicesimo di libbra, e quindi sino a pesare quanto
l'oncia delle origini (ricorderò che l'oncia è un
nominale del valore e del peso di un dodicesimo di
asse). Perciò si parla di asse "unciale" per
distinguerlo dall'asse "librale" delle origini.
L'asse "sestantale" citato dalla lettrice, era
invece cronologicamente precedente a quello di cui
stiamo parlando e pesava quanto un sestante delle
origini e dunque 325,44g diviso 6, cioè 54,24g. Si
evince dunque da quanto detto che il peso della
moneta dichiarato dalla lettrice (5g.) è
incompatibile con l'asse "unciale" e quindi con i
conî d'epoca. Sarebbe interessante sapere se la
moneta di figura sia costituita o meno da materiale
ferromagnetico ma la lettrice ha sorvolato su questo
dato.
(2) 102 a.C. è la datazione fornita dal
Crawford. Quella indicata dal Sydenham è invece
96-95 a.C.
(3) Il sito http://hometown.aol.co.uk/ahala/RomanRepublicBronzesRarities.htm
presenta uno studio sulla distribuzione delle monete
repubblicane nei più importanti musei o collezioni,
fornendo una stima della relativa rarità, studio dal
quale si desume che alla moneta in esame viene
attribuito un indice di frequenza "very scarce", in
una scala che va da "extremely rare" a "rare", per
proseguire con "very scarce", "scarce", "common" e
finire con "very common".
(4) Il segno del valore per l'asse è
"I". L'emissione completa comprendeva:
Nominale |
Categorico |
Dritto |
Rovescio |
Denario
(argento) |
Crawford 322/1a |
Busto di Cibele a d.,
che indossa corona turrita e velo; dietro
segno di controllo. Bordo perlinato |
Vittoria in biga a
destra che sorregge una frusta con la mano
destra e le redini con la mano sinistra;
sotto le zampe uccello; in esergo C.FABI
C.F. Bordo perlinato. |
Denario
(argento) |
Crawford 322/1b |
c.s. ma dietro
EX·A·PV, niente segno di controllo. |
c.s. ma a sinistra
dell'uccello di solito segno di controllo. |
Asse |
Crawford 322/2 |
Testa laureata di
Giano; sopra I. |
Prua di nave a
destra; sopra C·FABI·C·F; dinanzi I; uccello
sul rostro; sotto ROMA |
(5) Caius FABIus Caii Filius (Caio Fabio,
figlio di Caio). L'aspetto interessante di questo
conio è dato dall'uccello sul rostro della nave. Il
volatile si ripete anche sui denari dello stesso
monetiere. Come riferisce Seth W. Stevenson, nel
suo
"Dictionary
of
Roman
coins", con riferimento a simboli particolari,
ma tuttavia costanti, quando appaiono su singoli
denari delle famiglie romane, e specie quando si
ripetono sulle loro monete di bronzo, essi alludono ai
soprannomi delle famiglie. Del resto l'associazione
tra i Fabii Buteones(6)
e l'uccello ("buteo", per i Romani, era tanto il falco
quanto l'uccello palustre) é sostenuta anche da Plinio(7)il quale però ritiene
che il "buteo" della leggenda dei Fabii sia un falco.
Secondo Crawford, vista l'evidenza monetale, forse
Plinio riportava correttamente la leggenda ma non il
tipo d'uccello. Quanto al monetiere, dovrebbe
trattarsi di C. Fabius Hadrianus, pretore nell'84,
romano di prima generazione, il quale non aveva alcuna
parentela con i Fabii Buteones che, all'epoca della
coniazione della moneta, erano ormai estinti e, oltre
tutto, non avevano mai utilizzato "Caius" come
"praenomen". Si deve quindi ipotizzare che l'affinità
tra il nostro monetiere e i Fabii Buteones fosse di
tipo puramente elettivo.
(6)La gens Fabia era
un’antica, nobile e potente famiglia che dette alla
repubblica romana molti grandi uomini. Essa si estese
in sei rami, cinque dei quali, i Buteo, Labeo, Pictor,
Hispaniensis, Maximus, hanno lasciato i rispettivi
cognomi sulle monete.
(7)Buteonem [accipitrem] hunc
appellant Romani, familia etiam [Fabiorum] ex eo
cognominata, cum prospero auspicio in ducis navi
consedisset - Plinio (L. X, c.8) (i Romani chiamano
"buteo" questo uccello, da esso essendo derivato il
"cognomen" dei Fabii, poiché sulla nave del
condottiero esso si era posato). |