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Treboniano Gallo e Giunone Marziale | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
27.2.2008
Buon giorno
sig. De Florio Vengo nuovamente a chiederle la sua consulenza, anche di monete poco presentabili come quella qui di seguito descritta: Materiale: Argento -Peso gr. 2,7 -Diametro massimo: mm. 21,5 -Diametro minimo: mm. 18,0 -Colore: Argento con macchie di ossidazione -Magnetica: NO -Asse di conio: ore 6 ovvero 180° Lo scrivente autorizza il destinatario all'uso incondizionato delle foto allegate L'indirizzo mail del destinatario è stato tratto dal sito internet www.monetaromana.it La saluto cordialmente e resto in attesa della sua eventuale risposta Grazie |
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Roma, 8.3.2008
Egregio
Lettore, lo stato di usura ha creato notevoli ostacoli all'identificazione della moneta, al punto che, dopo una prima attribuzione del dritto della moneta al figlio di Treboniano Gallo, Volusiano e il rovescio a Giunone Marziale (v. esempio moneta n° 177), mi sono risolto a chiedere assistenza al forum di numismatica di Yahoo, Moneta-L. Di seguito trascrivo i dati significativi e le migliori conclusioni a cui, con l'ausilio del forum, sono pervenuto: Antoniniano1, Zecca di Antiochia2, 251-3 d. C., RIC IV/III 83 (pag. 168), Cohen V 47 (pag. 243), indice di rarità "s" Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Giulio De Florio -------------------------------
(2) In assenza di una leggenda del dritto interamente leggibile, la catalogazione della moneta, così come sopra indicato (RIC IV/III 83) e l'assegnazione alla zecca di Antiochia si basano sulla posizione delle lettere ancora leggibili della leggenda del dritto e sul tratto frontale spiovente del sovrano, tipico della monetazione di Antiochia. Gli antoniniani di Treboniano Gallo che presentano come tipo del rovescio Giunone Marziale sono di tre tipi, così catalogati:
(3) IMPerator Caesar Caius VIBius TREBonianus GALLVS Pius Felix AVGustus. Traggo dal manuale di" Storia di Roma" del Kovaliov le informazioni storiche che seguono: "Nel 251 d.C., i Goti, sotto la guida del loro capo Cniva, avevano di nuovo passato il Danubio inferiore e invaso la Mesia. Il primo ad opporre loro resistenza fu il legato della provincia Caio Treboniano Gallo, sotto le mura della città di Novi sulle sponde danubiane. Però l'enorme massa di Goti, forte di circa 70,000 uomini, era avanzata come una valanga e si era fermata sotto le mura di Nicopoli, posta fra il Danubio e i monti balcanici. Attraverso i passaggi montani i barbari erano riusciti a penetrare nella fertile Tracia. Il governatore della provincia, Lucio Prisco, aveva riunito grandi forze nella fortezza di Filippopoli. Era necessario resistere fino all'arrivo dell'imperatore Decio che a marce forzate proveniva dall'Occidente. Intanto in tutte le località circostanti si elevavano sinistre le fiamme degli incendi... Infine Decio arrivò. I Goti attaccarono di sorpresa l'esercito romano stanco e lo dispersero. Prisco, con il pretesto di una presunta morte di Decio, condusse trattative segrete coi Goti promettendo loro di consegnare la città se essi lo riconoscevano imperatore. L'accordo fu concluso, Filippopoli fu spietatamente saccheggiata (si dice che in quel frangente perissero 100.000 abitanti), ma Prisco non riuscì a diventare imperatore. Decio era vivo e stava raccogliendo sul Danubio un nuovo esercito. Egli intendeva attaccare i Goti quando questi, carichi di bottino, si fossero rimessi sulla via del ritorno. La battaglia decisiva ebbe luogo a nord di Nicopoli (Abrittus, giugno del 251). In uno dei primi scontri cadde Erennio Etrusco, il figlio di Decio. I Goti si schierarono su tre linee, disponendo la terza dietro uno stagno. Le truppe romane riuscirono a rompere le prime due linee, ma nel tentativo di forzare la terza Decio morì e non si riuscì neppure a trovarne il cadavere (251). Nell'esercito si sparse la voce che colpevole della morte di Decio fosse Treboniano Gallo, il quale si sarebbe preventivamente accordato coi Goti e avrebbe attirato l'imperatore verso lo stagno indicandogli una via falsa. Quale sia la verità noi non sappiamo; comunque, in quel frangente, fra i comandanti romani Gallo era quello più meritevole e più vicino all'imperatore. Nessuna meraviglia quindi se l'esercito lo nominò subito imperatore. Gallo elesse conregnanti il proprio figlio Volusiano e il figlio di Decio, Ostiliano (quest'ultimo d'altra parte morì presto, colpito dalla pestilenza). Con i Goti concluse una pace non troppo onorevole, permettendo loro di andarsene con il bottino e impegnandosi a pagare ogni anno una specie di stipendio. Due anni dopo i Goti passarono di nuovo il Danubio. Il governatore della Mesia inferiore, Marco Emilio Emiliano, inferse loro una dura sconfitta e per questa ragione fu acclamato imperatore dai suoi soldati! Gallo non seppe organizzare la difesa dell'Italia. Le truppe di Emiliano giunsero quasi fino a Roma senza incontrare alcuna resistenza. Solo vicino alla capitale le attendevano Gallo e Volusiano, che furono sconfitti e morirono entrambi (253)." (4) IVNONI MARTIALI. La dedica a Giunone Marziale, specifica della monetazione di Treboniano Gallo e del figlio Volusiano, non è stata sinora del tutto chiarita dagli studiosi. Nel periodo in cui i due menzionati sovrani si trovarono ad operare la peste funestava la popolazione. La dea Giunone, secondo S. W. Stevenson, era colei che comandava lo spazio tra cielo e terra, cioè proprio quello nel quale il morbo si diffondeva e, se si considera che, secondo Cicerone, il nome di Giunone trae origine da "a Juvendo", dal portare aiuto, ecco che la presenza di Giunone sul rovescio della moneta può trovare spiegazione. Meno chiaro è invece il motivo della dedica a Giunone "Marziale" della quale si sa solo che a lei era dedicato un tempio nel Foro Romano. (5) Dell'effettiva presenza delle lettere VII in esergo non sono del tutto certo. |
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