|
||||||||||||
|
||||||||||||
20.7.2008
Gentilissimo
Signor De Florio, come già altre volte ricorro alla sua competenza per proporle una nuova moneta.I dati sono i seguenti: peso 3,3 gr, forma oblunga con dimensioni di 20 x 17 mm, patina verde, parzialmente da rifinire come pulizia, lega verosimilmente bronzea, non ferromagnetica. Obv:ritratto femminile volto a destra, legenda [IVL]IAMAESAAVG. Rev:personaggio verosimilmente femminile reggente due stendardi(?), legenda illeggibile fuorchè una lettera “V” preceduta forse da una “T” a ore 3. Per quanto riguarda l’attribuzione, sulla base del ritratto e della legenda attribuirei la moneta a Iulia Maesa, mentre la figura femminile con i due stendardi ricorda Fides o Concordia Militum; la prima delle due rientra nelle tipologie riferibili a Iulia Maesa ma a tutt’ora non ho trovato alcun confronto stringente. Può confermare l’esattezza della mia ricerca ed eventualmente segnalarmi qualche riferimento? Si tratta di un AE Antoniniano? Distinti saluti. |
||||||||||||
|
||||||||||||
Roma, 3.8.2008
Egregio
Lettore, di seguito trascrivo i dati significativi pertinenti alla sua moneta: Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più leggibili):
Un saluto
cordiale. --------------------------
(2) La moneta di figura non è classificata dal RIC, né da BMC. Essa è pertanto un ibrido in quanto il dritto e il rovescio appartengono a due monete diverse. Infatti Giulia Mesa, rappresentata sul dritto, non è mai associata alla Fides Militum in piedi tra due stendardi. Il rovescio potrebbe appartenere ad uno qualsiasi degli imperatori che si sono succeduti nel periodo, Macrino, Elagabalo, Massimino I, ma forse proprio ad Elagabalo, nipote di Giulia Mesa (v. nota successiva). (3) IVLIA MAESA AVGusta. La storia di Vario Avito Bassiano, detto Elagabalo (o Eliogabalo) s'intreccia fortemente con quello della nonna materna, Giulia Mesa, sorella dell'imperatrice Giulia Domna, moglie dell'imperatore Settimio Severo, alla quale dovette l'ascesa. Si ricorderà che Giulia Domna, dopo l'assassinio del figlio Caracalla ad opera del prefetto pretorio Marco Opellio Macrino era stata esiliata con tutta la famiglia ad Emesa, sua città natale e non sopportando la nuova condizione, aveva preferito lasciarsi morire di fame. Dopo la morte di Caracalla, Macrino era stato immediatamente elevato al soglio imperiale ma non aveva saputo soddisfare le aspettative di chi l'aveva appoggiato nell'ascesa, in primo luogo l'esercito. Una sfortunata campagna militare contro i Parti, seguita da una pace comprata a peso d'oro, creò presto un clima di sedizione di cui approfittò Giulia Mesa la quale vantava dalla sua parte la tradizione di prodigalità dei Severi e di Caracalla. Valendosi delle sue immense ricchezze, ella complottò con gli ambienti militari convincendoli ad appoggiare l'elevazione del nipote Vario Avito Bassiano, sacerdote del Sole (nel solco della tradizione di famiglia). Bassiano divenne imperatore assumendo il nome di Marco Aurelio Antonino che era stato anche quello di Caracalla e quello di Commodo prima di lui. Macrino fu sconfitto sotto Andochia, poi catturato e ucciso mentre fuggiva in occidente. Lasciata Emesa, il nuovo sovrano non abbandonò i doveri sacerdotali. Il senato fu costretto ad accogliere nel pantheon romano «l'invitto dio sole Eliogabalo», di cui sacerdote supremo era lo stesso imperatore. Al nuovo dio fu elevato un tempio vicino al palazzo imperiale sul Palatino, dove fu trasferito l'altare della dea Vesta insieme ad altre reliquie sacre dello Stato romano. Questo fatto dimostra non solo la stravaganza dell'imperatore, ma anche la servilità del senato; esso svela pure che in Italia e nelle regioni orientali dell'Impero si erano diffuse in quell'epoca varie credenze e culti orientali che avevano creato una variegata mescolanza religiosa. Questo sincretismo religioso creò la base sulla quale proprio a quel tempo cominciò rapidamente a diffondersi il cristianesimo. Tuttavia la svolta decisiva di apertura verso l'Oriente non poté non determinare la protesta di vasti circoli sociali. L'opposizione alla politica orientale di Eliogabalo fu rafforzata dal malcontento determinato dalla condotta del giovane imperatore e della cricca di corte. È vero che, al riguardo, a Roma non rimaneva molto di che meravigliarsi, ma ciò che succedeva alla corte di Eliogabalo superava qualsiasi misura di impudenza. Nonostante la giovane età, l'imperatore era estremamente corrotto. Egli era un pervertito sessuale; le scene di dissolutezza che si svolgevano sul Palatino superavano di gran lunga le orge di Caligola, Nerone e Commodo. Le persone più vicine all'imperatore, la madre Semia, il favorito Ierocle, il prefetto di Roma Fulvio, il ministro delle finanze Eubulo e altri dissipavano apertamente il denaro dello Stato e si permettevano inauditi abusi. La nonna di Eliogabalo, Giulia Mesa, che all'inizio dirigeva tutti gli affari di Stato, comprese presto che la sua « creatura » era assolutamente incorreggibile e che non solo sarebbe stata incapace di consolidare la dinastia, ma che al contrario l'avrebbe inevitabilmente rovinata. Perciò ella convinse Eliogabalo ad adottare il cugino Alessandro, figlio di Mamea (la più giovane delle figlie di Giulia Mesa), e a proclamarlo Cesare. Subito dopo Eliogabalo, allora diciottenne, insieme a sua madre Giulia Semia e a tutta la loro cricca (inizio del 222) furono uccisi dai pretoriani. Gli elementi biografici sul regno di Elagabalo sono tratti dal Kovaliov. (4) FIDES MILITVM, la Fedeltà dei soldati. |
||||||||||||
|