aggiornata il
26.1.2011
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Clodio Albino e Roma Eterna | ||||||||||||||||||||||||||||||||
13.6.2009
Egregio Sig.
De Florio, Le chiedo cortesemente di avere una consulenza sull'autenticità della moneta di cui le invio le foto Peso: 3.3 grammi Il diametro misura 18 millimetri Colore: argento Asse di conio: ore12 Materiale ferroso: no Tipologia Lega Metallica: a vista sembra argento Sul Diritto è rappresentato il volto dell'imperatore nudo a destra e le scritte sono D CLODS......ALBIN CAES Sul Rovescio vi è la figura di ROMA seduta con scudo vittoria e lancia con la scritta :ROMAE AE.......NAE Dovrebbe essere CLODIO ALBINO Cohen 61 Autorizzo la pubblicazione delle foto Ringrazio e invio cordiali saluti· |
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Roma, 17.6.2009
Egregio
Lettore, di seguito riporto gli elementi significativi pertinenti alla sua moneta: AR Denario1, zecca di Roma, 193-195 d. C., RIC IV/I 11b (pag. 45), BMC V 45 (pag. 26), indice di rarità "R". Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più leggibili):
La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto
cordiale. ---------
(1) Di seguito riporto le caratteristiche fisiche dei denari della tipologia di figura tratti dai link di cui sopra:
(2) Decimus CLODius SEPTimius ALBINus CAESar. Traggo da BMC le seguenti note relative alle guerre di successione che seguirono all'assassinio di Commodo nel 192 per mano di persone a lui vicine le quali affidarono poi il comando dell'impero all'esperto e popolare prefetto dell'Urbe, Pertinace. Una congiura dei pretoriani pose fine alla vita di Pertinace dopo soli tre mesi di regno. Chi uccise Pertinace non aveva un candidato da proporre; la suprema carica dello stato fu messa all'asta per essere affidata al migliore offerente. Didio Giuliano vinse la partita perché era ricco e ambizioso anche se non sufficientemente energico e dotato ma sopra tutto era odiato e disprezzato dal popolo Romano. Seguì alla sua elevazione la rivolta delle legioni provinciali: in Oriente Pescennio Nigro, governatore della Siria, in Occidente Clodio Albino, governatore della Britannia e sul Danubio Settimio Severo, governatore della Pannonia. Settimio Severo fu il più lesto; mosse dalla Pannonia, depose Didio Giuliano e lo mise a morte ai primi di luglio del 193. Il Senato, che aveva accettato senza protestare l'elevazione di Didio, lo abbandonò al suo destino dopo che fu deposto. Gli anni successivi, dal 193 al 197, videro lo scoppio delle guerre di successione tra i tre contendenti sopravvissuti. Fondamentale per il successo finale di Settimio Severo fu il possesso di Roma. Egli manovrò abilmente offrendo a Clodio Albino il titolo di Cesare (una specie di promessa di successione) che questi accettò, come testimonia la moneta di figura. Poi mosse rapidamente verso Est contro Pescennio Nigro e lo battè a Cizico, nel 193, a Nicea nel 194 e infine ad Isso; Pescennio si rifugiò ad Antiochia in Siria dove fu raggiunto e ucciso. Albino si trovava in una falsa posizione, aveva sotto il proprio controllo la Gallia e la Bretagna e le legioni ivi dislocate ma non era stato riconosciuto "figlio adottivo" di Settimio, probabilmente era solo descritto come "fratello". Egli aveva indugiato nella speranza che Settimio Severo perdesse la partita contro Pescennio Nigro. Ma Settimio Severo aveva consolidato la propria posizione a Roma, prima consacrando il defunto Pertinace e adottandone il nome (PERT si legge sulle sue monete), poi passando per autoadozione nella grande dinastia degli Antonini, promuovendosi figlio del divino Marco (Aurelio) e fratello di Commodo, infine elevando il proprio figlio Caracalla al rango di Cesare e mutandone il nome in quello di Antonino. Albino, forse sperando nel sostegno del Senato e di coloro che a Roma per lui simpatizzavano, compì la mossa che si rivelò fatale per il suo destino facendosi proclamare Augusto in Gallia. Settimio Severo mosse contro di lui e dopo una breve ma dura battaglia lo sconfisse in Gallia nel 197 determinandone il suicidio, forse per mano di uno schiavo. (3) ROMAE AETERNAE (a Roma Eterna). Rileva BMC che questa leggenda del rovescio non è mai fuori posto in un'emissione imperiale ma, insolita per un Cesare, sembra rivolgere un appello speciale alla capitale. Albino aveva molti amici nel Senato e tra la gente e se, come sembra, la moneta fu battuta al termine della sua monetazione, esprime forse un messaggio di speranza, presto destinata ad essere delusa dalla fermezza e abilità del suo avversario. |
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