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16.11.2010
Gentile
Giulio De Florio gradirei chiederle una consulenza
su una moneta romana di età tardo imperiale. Sono in
possesso della moneta circa 20 anni quando la
acquistai in un negozio di Numismatica di Pesaro.
Allego una foto da me scattata della moneta. Si
tratta, così mi fu venduta, senza ulteriori
specifiche, di un bronzo di Valentiniano I° ma non
riesco ad indicare il taglio, la zecca di emissione
e l'eventuale valore della moneta che pagai, ma era
il 1990, £ 20.000. Vorrei avere anche, se possibile,
qualche ragguaglio sul significato delle immagini
sul rovescio dove si vede un guerriero, che ha una
grossa ciocca di capelli, che trafigge un secondo
uomo utilizzando una lancia. La moneta ha le
seguenti caratteristiche Peso: 2 g Diametro: 18 mm
c.a. Colore: bronzo Asse di Conio: ore 11 Tipologia
della lega: Bronzo Ringraziando anticipatamente per
la disponibilità autorizzo l'uso incondizionato
della foto e delle immagini inviate. Fraterni saluti
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Roma, 21.11.2010
Egregio
Lettore,riporto di seguito gli elementi significativi pertinenti alla moneta di figura: Follis1, zecca di Roma2, 6.11.355÷estate 361 d. C., RIC VIII 309 (pag. 278) 3, indice di frequenza "c" Descrizione sommaria (sono indicate
in rosso le parti della leggenda usurate o comunque
non più leggibili): La ricerca nel web di monete simili a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------- Note:
(2) Come si è detto, la zecca di Roma batté la tipologia monetale di figura nel nome di Costanzo II e in quello di Giuliano Cesare sino a che quest'ultimo non prese possesso dell'Urbe nell'estate del 361. Ciò significa che ritroviamo monete con gli stessi tipi ma con le seguenti leggende del dritto:
(4) Dominvs Noster CONSTANTIVS Pivs Felix AVGvstvs. L'imperatore Costanzo Cloro, aveva avuto sei figli legittimi dalla moglie Teodora, tra questi Giulio Costanzo, padre di Costanzo Gallo e del futuro Giuliano l'Apostata, e Delmazio senior. Diversi anni prima del matrimonio, però, aveva avuto un figlio di nome Costantino da Elena, donna di umili origini con la quale aveva convissuto in regime di concubinato, come allora si usava quando le differenze di ceto sociale non consentivano l'unione legale. Alla morte di Costanzo Cloro, fu Costantino, allora trentenne, ad assumere, per ragione di età e di esperienza (i figli di Teodora erano piccoli), l'eredità paterna; la famiglia di Teodora visse così all'ombra di Costantino. Divenuto imperatore, Costantino condivise con i figli la responsabilità di governo, sicché Costantino jr. ebbe la Spagna, la Gallia e la Britannia, Costante l'Italia, l'Illiria e l'Africa e Costanzo le province asiatiche e l'Egitto, mentre Costantino mantenne per sé la penisola balcanica. Prima di morire, nel 337, Costantino si ricordò nel testamento dei nipoti, Delmazio jr e Annibaliano, figli di Delmazio senior, fratellastro di Costantino e ad essi lasciò rispettivamente la penisola balcanica e il governo dell'Armenia e della costa del Ponto. Ciò fu causa della loro disgrazia: alla notizia della morte del padre, Costanzo si precipitò a Costantinopoli dove organizzò una rivolta contro gli zii e cugini discendenti di Teodora. Due fratellastri di Costantino, tra cui Delmazio senior e il padre di Giuliano e sette suoi nipoti, tra cui Delmazio jr. e Annibaliano, furono trucidati. Per caso si salvarono dal massacro Giuliano che all'epoca aveva sei anni e il fratello Gallo che ne aveva 12. Il crudele e sospettoso Costanzo risparmiò loro la vita ma li relegò in due diverse città dell'Asia Minore. Successivamente, in un momento di turbolenze nell'impero occidentale, Costanzo, sentendo il bisogno di avere in Oriente una figura simbolica a rappresentare la famiglia imperiale, convocò a corte Gallo, che era il più anziano dei cugini sopravvissuti alla strage seguita alla morte di Costantino I , gli diede in isposa la sorella Costantina e lo fece Cesare a Sirmium, il 15 marzo del 351. Gallo e il nuovo prefetto pretorio dell'Est, Talassio, senza por tempo in mezzo, partirono per l'Oriente e si insediarono ad Antiochia a metà maggio, nel momento in cui si vociferava del fenomeno meteorologico o astronomico della croce celeste, almeno creduto tale. Poiché la situazione al confine persiano si manteneva piuttosto tranquilla, Gallo ebbe vita relativamente facile. Le agitazioni degli Isauri e degli Giudei, specie di questi ultimi, furono represse con grande brutalità. Certo è che il suo governo fu caratterizzato da grande irresponsabilità e violenze che culminarono con l'istigazione al linciaggio del prefetto Domiziano e del questore Monzio. Dopo questo accadimento Gallo fu richiamato, ufficialmente per essere trasferito in Gallia, ma in realtà per essere privato delle prerogative e processato a Flanona, un'isola al largo della costa orientale dell'Istria, dove fu decapitato verso la fine del 354. Costanzo morì per cause naturali il 3 novembre del 361 mentre muoveva col suo esercito per reprimere la rivolta di Giuliano, fratello di Costanzo Gallo. (5) Mentre il significato della leggenda allusiva del "ritorno dei tempi felici" (forse quelli in cui Roma riusciva ancora a mantenere l'ordine interno e a proteggere la popolazione dalle invasioni) è trasparente, non del tutto certa è l'espansione della leggenda, FELix TEMPorvm REPARATIO oppure FELicium TEMPorum REPARATIO oppure FELicis TEMPoris REPARATIO. Sulle FEL TEMP REPARATIO (in breve, FTR) ha scritto un interessante articolo Dough Smith (v. http://dougsmith.ancients.info/ftr.html) da cui attingerò per la breve sintesi che segue. La riforma monetaria del 348 di Costante e Costanzo II portò in circolazione tre nominali in bronzo argentato, nei seguenti tipi, tutti caratterizzati dalla leggenda del rovescio FTR:
Il "Cavaliere disarcionato" fu coniato grosso modo in quattro varianti. Tutte avevano in comune la presenza di un cavaliere ferito a morte da una lancia. La prima mostra il cavaliere in ginocchio a terra dinanzi al cavallo. La seconda lo mostra seduto a terra davanti al cavallo. La terza, che è quella pertinente alla moneta di figura, lo vede ancora in arcioni ma con il braccio e la testa protesi all’indietro verso l'aggressore. L'ultima lo vede schiantarsi a terra abbracciato al collo del cavallo. Come giustamente osserva Dough Smith il "Cavaliere disarcionato" è una tipica moneta da collezione perché soddisfa tre criteri:
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