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3.4.2011
Salve,
vorrei gentilmente richiedere il riconoscimento di
questa moneta, di cui non sono riuscita a trovare
nessuna corrispondenza esatta. La moneta pesa circa
4 grammi, ha un diametro di 16 mm e non presenta
materiale ferroso. Grazie in anticipo per l'aiuto. |
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Assemini, 20.4.2011
Egregio
Lettore, premetto che mi occupo di monetazione romana e che non dispongo di cataloghi relativi a quella moderna. Ciò nondimeno, nell'intento di assecondare comunque la sua richiesta, senza pretesa di rigore scientifico, ho raccolto alcuni elementi che di seguito sottopongo alla sua attenzione: 1 Grano1, Zecca di Messina, 1556-1598, Spahr 122, MIR 338 Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque illeggibili): Più avanti fornisco i link a monete di tipologia simile a quella di figura presenti nel web:
Un saluto cordiale. Giulio De Florio -------------------------------
D\ + PHILIPPVS • D • G • REX • SI • R\ + • PHILIPPVS • D • G • REX • SI • senza data W-F2C/4-2 Messina P P Spahr 122 , MIR 338, moneta di tipo C (=Comune). Materiale: Cu, Diametro: 23 mm Peso: 4,00-4,05 g. Analizzando i dati di peso e diametro desunti dai link di cui sopra e di seguito riportati in tabella,
(2) PHILIPPVS Dei Gratia REX SIciliae (Filippo, per grazia di Dio, re di Sicilia). La leggenda riportata in nota si riferisce ai grani emessi da Filippo II (Valladolid 1527 - Escorial 1598), figlio di Carlo V e di Elisabetta di Portogallo che ereditò dal padre i vasti domini in Europa e nelle Americhe, eccetto il titolo di imperatore e il trono asburgico e nel 1556 subentrò al padre nel governo delle terre di Spagna (per un approfondimento vedere http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-ii-re-di-spagna/ e anche http://www.storiamediterranea.it/public/md1_dir/b1409.pdf). Per la precisione bisogna aggiungere che anche Filippo III, figlio di Filippo II, emise dei grani della stessa tipologia di quelli paterni, tranne che la leggenda del dritto e del rovescio è + • PHILIPP • III • D • G • REX • SI •. Poiché nella parte centrale i grani dell'uno e dell'altro sovrano sono indistinguibili, non si può escludere che la moneta in esame, la cui leggenda è illeggibile proprio sul bordo, sia stata emessa sotto Filippo III invece che sotto Filippo II. Tuttavia si osserva che i grani di Filippo III sono estremamente rari (indice di rarità R2) e un po' più leggeri di quelli di Filippo II (v. in proposito il link: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FLC/12) e pertanto l'attribuzione della moneta di figura a Filippo II appare come la più probabile. (3) Riferisce il sito, http://www.stupormundi.it/stemmi.html che nella Casa di Svevia l'aquila con le ali spiegate assunse carattere araldico con il figlio del Barbarossa, Enrico VI, che ne fissò il colore nero su fondo oro. Con Federico II l'aquila diventerà lo stemma della Casa reale di Svevia e del Sacro Romano Impero. Pare accertato che Federico II portasse anche un altro stemma: d'argento, all'aquila spiegata e coronata di nero, che viene ritenuto segno distintivo della Casa Sveva di Sicilia. L'insegna dell'aquila nera su campo bianco fu usata, in quanto stemma della Casa di Svevia in Sicilia, dal successore di Federico che regnò su questo Stato, il figlio Manfredi (v. stessa fonte citata) e fu probabilmente usata anche dall'erede di Manfredi, la figlia Costanza, che andò in sposa, nel 1262, a Pietro III di Aragona. Il matrimonio tra l'allora principe e futuro re di Aragona e la principessa sveva di Sicilia portò alla fusione dei rispettivi stemmi. Lo stemma così composto può definirsi, di pretensione, a significare la pretesa che il re di Aragona vantava sulla corona di Sicilia. La pretesa fu esercitata da Pietro III, come noto, nel 1282 quando, a seguito della ribellione dei Siciliani agli Angioini, decise di tutelare i diritti dinastici della moglie muovendo alla conquista della Sicilia. Questo stemma passò in seguito ad indicare la Casa regnante di Sicilia e, come tale, verrà usato e raffigurato nella composizione di grandi armi di imperatori, sovrani o case reali che vantassero parentele con quella di Sicilia, e quindi anche da Filippo II al tempo in cui governò la Sicilia. (4) La sigla P P reca le iniziali dello zecchiere, Pietro Del Pozzo, come si desume dal sito, http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-F2C/4. (5) Per l'interpretazione della leggenda del rovescio VT COMMODIVS mi sono valso del sito L'Altra Sicilia dal quale traggo le seguenti informazioni: "... in latino: VT COMMODIVS, o PVBLICA COM(M)ODITAS significava "per comodità", nel senso che la zecca quasi si scusava con i cittadini per il fatto che per le monete più piccole non usava l'oro o l'argento, ma metallo vile. Ma - questo è il senso - lo faceva solo per la comodità di non dover coniare microscopiche monete d'argento. Peraltro queste monetine divisionali erano pienamente convertibili in monete d'argento qualora ne avessero raggiunto il valore." |
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