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Galeria Valeria e Venere
Vittoriosa |
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1.11.2011
Peso 6,28gDiametro 26,1-26,3mm Asse 0h |
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Assemini, 7.11.2011
Di
seguito riporto gli elementi significativi
pertinenti alla moneta di figura:
Follis1, Zecca di Tessalonica, dic. 308 - maggio 310 d. C.2, RIC VI 36 (pag. 514), indice di rarità "C2" Descrizione
sommaria: La ricerca nel web di monete di tipologia simile a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Giulio De Florio --------------------------
(2) La moneta in esame viene datata dal RIC in un arco temporale compreso tra la riapertura della zecca di Tessalonica (attorno alla fine del 308) e l'elevazione ad Augusto di Massimino Daia (attorno al maggio del 310). (3) Traggo dal sito http://www.roman-emperors.org/dioclet.htm#Note%201 e da Wikipedia le note che seguono relative a Galeria Valeria: Nel 293 l'imperatore Diocleziano aveva dato in isposa a Galerio la propria figlia Valeria (che aveva così assunto il nome Galeria Valeria) e lo aveva contestualmente elevato al rango di Cesare (cioè di secondo in comando e primo in linea di successione). Per contrarre il matrimonio, Galerio aveva dovuto divorziare dalla prima moglie, Valeria Maximilla. Quando il 1 maggio del 305 Diocleziano si ritirò dalla vita politica, Galerio, che gli era succeduto come Augusto d'Oriente, scelse come secondo, il nipote Massimino Daia che elevò al rango di Cesare, investendolo del governo della Siria e dell'Egitto. Nel novembre del 308 Galerio conferì a Galeria Valeria il titolo di Augusta e di mater castrorum e al suo nome intitolò una provincia. Poiché la coppia regale non aveva avuto figli, Galeria Valeria adottò Candidiano, figlio illegittimo di Galerio, promesso sposo di una figlia di Massimino Daia. Il 5 maggio del 311 Galerio morì; nel suo letto di morte egli affidò la moglie Galeria Valeria e il proprio figlio a Licinio che, con il titolo di Augusto di Occidente reggeva la Pannonia. Quando la notizia della morte di Galerio lo raggiunse, Licinio mosse con il suo esercito verso Oriente occupando le terre di Galerio sino al Bosforo mentre Massimino Daia, muovendo da sud, fece altrettanto occupando l'Asia Minore e fermandosi sul Bosforo. Nel frangente Anna Galeria e la madre scelsero di rifugiarsi alla corte di Massimino anziché a quella di Licinio. Ma quando Massimino, per rafforzare i suoi diritti di successione a Galerio, chiese alla vedova di sposarlo, costei rifiutò con la conseguenza di essere privata dei propri beni ed esiliata in Siria assieme alla madre. Alla morte di Massimino nel 313, le due donne si nascosero per oltre un anno per sfuggire alla temuta vendetta di Licinio che comunque le raggiunse nel 315 facendole decapitare. (4) VENERI VICTRICI (A Venere Vittoriosa). Riprendo da uno studio di Michael Speidel (v. link - pag. 2237) le note che seguono su Venus Victrix: "Futuri ritrovamenti consentiranno senza dubbio di essere più precisi in ordine alle varie divinità che furono adorate sotto il nome di Venus Victrix. Emerge il concetto che Venere non fu solo la dea dell'amore ma anche una divinità cosmico-planetaria e bellicosa, di radice non indoeuropea, associabile a popolazioni pregreche del Mediterraneo e del Vicino Oriente. Venus Victrix racchiuse in sé ad un tempo le vesti di progenitrice del popolo romano e di una varietà di divinità orientali". Caio Giulio Cesare, il quale celebrava il culto gentilizio della dea da cui era sorta la sua stirpe, nel 48. a Farsalo, scagliò le sue legioni contro quelle di Pompeo proprio al grido di "Venus Victrix!" (v. link). Anche Pompeo, prima della battaglia di Farsalo aveva sognato Venere Vittoriosa, ma era stato sconfitto (v. link). La Venere vittoriosa di Cesare, in assenza di una esplicita leggenda, si riconosce sulle monete dai particolari del tipo, una figura femminile, stante a sinistra, dal lungo collo piegato in avanti, con scettro e scudo a terra (quest'ultimo talora assente), che sorregge con la mano destra tesa una Vittoria (v. link). Per trovare sulle monete la leggenda Venus Victrix, talvolta scritta per intero, talaltra no, bisogna aspettare Faustina Augusta, moglie di Marco Aurelio, AD 161-164 (v. link), il tipo è quello della Venere che porge la Vittoria, armata di scudo e scettro, già visto con Cesare ma con diversa foggia (manca, ad esempio, il collo allungato). Anche nel nome di Lucilla Augusta venne battuta una Venere Vittoriosa (v. link) di tipologia simile alla precedente citata. Nel nome di Giulia Domna abbiamo due tipologie di Venere Vittoriosa, la prima è una Venere con elmo, palma e scudo ai piedi, appoggiata ad una colonna (v. link), l'altra completamente diversa, probabilmente ripresa da una statua, è una Venere seminuda, ritratta da dietro appoggiata ad una colonna, con palma e mela nella mano destra tesa (v. link). Si tratta verosimilmente di una rappresentazione in cui la pace fa seguito ad una vittoria, richiamata simbolicamente solo dalla palma ma sottolineata dalla leggenda VENVS VICTR. Anche Caracalla ha una Venere che porge la Vittoria secondo lo schema classico post cesariano (v. link), mentre Plautilla, moglie di Caracalla, ha una Venere vittoriosa, nuda sino alla cintola, con palma, mela, scudo e un Cupido (v. link). Con Giulia Mamea (v. link), Gordiano III (v. link), Valeriano (v. link), Gallieno (v. link) la Venere vittoriosa sorregge un elmo e uno scettro e ha uno scudo ai piedi. La Venere vittoriosa di Salonina, moglie di Gallieno, sacrifica con una patera e reca con sé un arco, uno scudo e una palma (v. link). Con Magnia Urbica, moglie di Carino (v. link) si torna allo schema della Venere con elmo, scettro e scudo. Con Galeria Valeria, moglie di Galerio, abbiamo la novità, la Venere vittoriosa reca la mela del certame tra le dee e solleva il drappeggio al di sopra della spalla (v. link); il tipo sembra tratto da una statua (v. link) e la Venere vittoriosa appare poco militare, più compassionevole che madre degli accampamenti. Nello stesso periodo in cui veniva battuta la moneta di Galeria Valeria in argomento, furono battuti a Thessalonica un GENIO AVGVSTI, nel nome di Galerio (v. link) e di Licinio (v. link) e un GENIO CAESARIS, nel nome di Massimino Cesare (v. link) e di Costantino Cesare (v. link) che in qualche modo aiutano a meglio interpretare la Venere vittoriosa di Galeria Valeria, perché nell'insieme queste emissioni celebrano i numi tutelari degli Augusti (i Geni) e dell'Augusta (Venere), cari al popolo romano. Il Genio dell'imperatore segna la differenza tra sovrani legittimi, riconosciuti dalla conferenza di Carnuntum del novembre 308 (gli Augusti Galerio, Licinio e i due Cesari, Costantino e Massimino Daia, filii Augustorum) e Massenzio, Cesare illegale a Roma, che infatti non batté monete con il tipo del Genio. (5) . SMTS (Sacra Moneta TheSsalonicae) è l'indicativo della zecca di Tessalonica, città collocata nel nord-est della Grecia; la lettera"A" a destra nel campo designa la prima delle 6 officine di quella zecca.
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