|
||||
Il tipo della prua | ||||
21.1.2002
Salve, ho
recentemente scoperto in casa di mia nonna una moneta
antica, almeno sembra dalla conformazione e
dell'usura, anche se molto ben conservata.. sono
riconoscibili una testa stile romano su una faccia, il
bordo è irregolare, colore rossiccio, nell'altra
faccia è presente un'effige poco chiara, sembra una
prua di nave, ma non saprei, con scritte una leggibile
"ROMA" in caratteri palesemente antichi e l'altra
"TREBAN" o qualcosa di simile, perché il primo
carattere è un po' rovinato. La lega mi sembra
bronzea, il bordo è irregolare e va da 0,8 mm a 1,4 mm
misurati al calibro lungo la circonferenza, il peso è
di 5,57 g misurati sulla bilancia elettronica di
precisione del mio farmacista, il diametro è
esattamente di 2,55 cm, per il resto allego la
fotografia che acclude le 2 immagini piuttosto chiare
del fronte e del rovescio della medaglia e anche 2
visuali dei bordi che pero' il mio scanner non è
riuscito a rendere più eloquenti.. rev. Può avere un qualche valore? Ringrazio sentitamente. A. P. |
||||
|
||||
Roma, 29.1.2002
Egregio
Signore, eccoci di nuovo con il "tipo della prua" che di recente mi è capitato di trattare su richiesta di un altro lettore di questa rubrica (v. Mercurio e ..) e che trae il proprio nome dalla presenza di una prua sul rovescio, associata alla leggenda "ROMA" nell'esergo. Di solito una serie monetale completa comprendeva sette nominali: l'asse, il più alto, il semisse, il triente, il quadrante, il sestante, l'oncia e, il minore, la semuncia, ciascuno di valore e peso, rispettivamente, 1/2, 1/3, 1/4, 1/6, 1/12, 1/24 di asse. I vari nominali si riconoscevano perché, oltre a portare impresso il segno del valore, una "I" l'asse, una "S" il semisse, 4 globetti il triente, 3 il quadrante, 2 il sestante, 1 l'oncia, nessuno la semuncia, avevano un diverso tipo del dritto: la testa di Giano, quella di Saturno, di Minerva, di Ercole, di Mercurio, di Bellona e infine quella di Mercurio, privo, come si è detto, del segno del valore. Il tipo della prua, presente nella monetazione romana di bronzo dal 222 a.C. sino all'82 a.C. (1), salvo un breve intervallo, dal 133 al 108 in cui non fu coniato, rimase tipologicamente inalterato nel corso degli anni, pur con qualche differenza a cui vale la pena di accennare. La più significativa è il peso: all'inizio l'asse era fuso e pesava una libbra (cioè 327,45 g.), poi progressivamente divenne più leggero, fu coniato, anziché fuso, per arrivare a pesare, nel periodo 155-133 a.C., attorno ai 27,25 g., cioè quanto l'oncia dell'inizio, perciò si parla di "asse unciale". Proporzionalmente persero peso anche i nominali più bassi della serie. Allo stesso arco temporale si ascrive una seconda significativa innovazione, l'aggiunta nel campo del rovescio della sigla del magistrato o triumviro monetale, in carica annuale quale responsabile della zecca, su mandato del Senato di Roma. E veniamo
ora alla Sua moneta: Da quanto accennato in premessa scaturisce inequivocabilmente che si tratta di un semisse, firmato, come indica la leggenda del rovescio, dal magistrato monetale L. Trebanius, di oscura origine, che operò tra il 133 e il 126 a.C.. La serie monetale a cui questa moneta appartiene è priva del nominale più alto (l'asse) e dei due più bassi (l'oncia e la semuncia). La moneta è classificata dal Sydenham al n° 457 a (2) e dal Crawford al n° 241/2 (3),. Tutto risolto dunque? Non direi:
La saluto
cordialmente. Attenzione
v. seguito corrispondenza alla successiva pagina
di "Il tipo della
prua". Note:
|
||||
|