Roma, 31.12.2013
Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi significativi raccolti
sulla moneta di figura:
Æ3,1
zecca di Heraclea, 6.11.355-3.11.361 d. C.2,
RIC VIII 100 (pag. 437)
Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili):
D. D N CL IVLIANV-S NOB CAES3.
Giuliano Cesare, testa nuda, busto paludato e
corazzato a destra.
R. SPE S RE-I PVBLICE.4 SMHΔ
in esergo.5
L'imperatore, elmato e in abito militare, stante a
sinistra, sorregge con la mano destra un globo e con
la sinistra una lancia con la punta rivolta in
basso.
La ricerca nel web di monete simili a quella di
figura ha prodotto i seguenti risultati:
- http://www.wildwinds.com/coins/ric/julian_II/_heraclea_RIC_100.jpg
Julian II AE3. Obv: DN IVLIANV-S NOB CAES,
bare-headed, draped, cuirassed bust right Rev:
SPES REI-PVBLICE, emperor helmeted and in military
dress, standing left, holding globe and
spear. Mintmark: SMHD. RIC VIII Heraclea 100,
rated scarce.
- http://www.wildwinds.com/coins/ric/constantius_II/_heraclea_RIC_viii_098.jpg
Constantius II 337-361 AD. AE 4. Spes Republice,
uncommon reverse type Constantius II 337-361
AD Bronze (17 mm ; 2.55 gm) Heraclea Mint Obv: D N
CONSTANTIVS P F AVG; Pearl diademed draped and
cuirassed bustright. Rev: SPES REIPVBLICE ;
Emperor helmeted in military dressstanding left
holding globe and spear. SMHA in exergue Sear
(1988), 4011 Price US$ 19.00
Used with permission of vaughncoins / Chip Vaughn
Rare Coins Gallery June 2009.
Concludo osservando che le caratteristiche generali e
di stile della moneta appaiono non difformi da quelle
dei conî d'epoca ufficiali. In considerazione del
cattivo stato di conservazione, il valore venale della
moneta è di una decina di euro.
Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
-------------------------------
Note:
(1) Follis
(bronzo). La moneta fu battuta ad un tempo, sia
nel nome di Giuliano Cesare che in quello di
Costanzo II Augusto (v. link2 di
cui sopra).
RIC VIII fornisce le seguenti caratteristiche
fisiche di massima per i follis della tipologia di
figura: diametro 14-16mm, peso 1,90g. Da quanto
sopra si evince che la moneta in esame presenta
caratteristiche fisiche (1,76g, 15-17mm, 12h) non
difformi da quelle delle monete autentiche di pari
tipologia.
(2) La datazione sopra
riportata si riferisce all'arco temporale che va
dall'elevazione di Giuliano al rango di Cesare (6
novembre 355) alla morte di Costanzo Augusto (3
novembre 361 d. C.).
(3) Dominvs Noster CLaudius
IVLIANVS NOBilis CAESar. La storia di Giuliano
parte da lontano. Suo nonno, l'imperatore Costanzo
Cloro, aveva avuto sei figli dalla moglie Teodora,
tra questi Giulio Costanzo, padre di Giuliano e
Delmazio senior. Diversi anni prima del
matrimonio, però, Costanzo Cloro aveva avuto un
figlio di nome Costantino da Elena, donna di umili
origini con la quale aveva convissuto in regime di
concubinato, come allora era d'uso quando le
differenze di ceto sociale non consentivano
l'unione legale. Alla morte di Costanzo Cloro, era
stato Costantino, allora trentenne, a prendere
sulle spalle, per ragioni di età e di esperienza
(i figli di Teodora erano piccoli), l'eredità
paterna; la famiglia di Teodora era così vissuta
all'ombra di Costantino. Divenuto imperatore,
Costantino aveva condiviso con i propri figli le
responsabilità di governo, in particolare
Costantino jr. ebbe il governo della Spagna, della
Gallia e della Britannia, Costante quello
dell'Italia, dell'Illiria e dell'Africa e Costanzo
quello delle province asiatiche e dell'Egitto,
mentre Costantino mantenne per sé il governo della
penisola balcanica. Prima di morire, nel 337,
Costantino si ricordò nel testamento dei nipoti,
Delmazio jr e Annibaliano, figli di Delmazio
senior, fratellastro di Costantino e ad essi
lasciò rispettivamente la penisola balcanica e il
governo dell'Armenia e della costa del Ponto. Ciò
fu causa della loro disgrazia: alla notizia della
morte del padre, Costanzo si precipitò a
Costantinopoli dove organizzò una rivolta contro
gli zii e cugini discendenti di Teodora. Due
fratellastri di Costantino, tra cui Delmazio
senior e Giulio Costanzo, padre di Giuliano e
sette nipoti, tra cui Delmazio jr. e Annibaliano,
furono trucidati. Per caso si salvarono dal
massacro Giuliano, che all'epoca aveva sei anni, e
il fratello Gallo che ne aveva 12. Il crudele e
sospettoso Costanzo risparmiò le loro vite ma li
relegò in due diverse città dell'Asia Minore. I
ragazzi furono posti sotto la guida di maestri
cristiani, che spiavano i loro minimi movimenti e
sotto la supervisione di Eusebio, vescovo ariano
di Nicomedia. Così Giuliano ricevette le prime
lezioni di cristianesimo da coloro che considerava
nemici mortali e la dottrina cristiana gli fu
presentata sotto l'aspetto più infelice di
un'interminabile disputa tra ortodossi e ariani. A
Giuliano il cristianesimo fu inculcato a forza ed
egli, per un senso di istintiva difesa, fu
costretto a mostrarsi convinto e fervente.
Tuttavia, tra gli insegnanti che ebbe modo di
frequentare, ne conobbe uno che lo introdusse di
nascosto alla poesia e alla filosofia greca, poi,
più tardi, seguì in gran segreto, all'insaputa
dell'imperatore zio, le lezioni di un famoso
retore pagano, Libanio. Avvenne quindi in quegli
anni la conversione al paganesimo (di qui
l'appellativo di Apostata che si applica a colui
che rinnega la fede nella quale è stato cresciuto)
e l'odio verso i cristiani: erano stati costoro
che gli avevano ucciso il padre, loro che
l'avevano tenuto per anni in esilio, loro che gli
avevano negato la conoscenza del mondo classico.
Giuliano abbracciò così il neoplatonismo che,
rispetto al cristianesimo, presentava il vantaggio
di rimanere nel campo dell'antica cultura e del
vecchio politeismo. Poi venne anche per lui il
momento di comandare. La svolta si ebbe poco dopo
la morte del fratello Gallo; l'imperatore
Costanzo, che pure l'odiava, non aveva eredi e
quindi, dopo avergli conferito il titolo di
Cesare, lo inviò in Gallia a difendere il confine
renano. Sul campo il filosofo si rivelò buon
generale riuscendo a sopraffare gli Alemanni e più
tardi i Franchi. I primi dissapori con Costanzo
ebbero inizio nel 359, quando il re persiano
Sapore II passò il Tigri e attaccò i territori
romani. Costanzo, impegnato sul Danubio a
contrastare i Quadi e i Dalmati, ordinò a Giuliano
di inviare dei reparti ausiliari ma questi oppose
un rifiuto perché, in forza di un trattato
concluso con i barbari che servivano nel suo
esercito, si era impegnato a non utilizzarli fuori
dalla Gallia. Nel febbraio del 360, a Lutetia
(Parigi), Giuliano fu acclamato dalle truppe che
lo riconobbero come Augusto ma l'imperatore
Costanzo, titolare del potere formale, non volle
confermargli il titolo. Lo stato di tensione che
si creò tra i due sovrani non impedì che ancora
nell'estate del 361 monete della stessa tipologia
venissero battute contemporaneamente a Sirmium,
zona di confine tra l'Occidente e l'Oriente (v. ad
es. il link
Ric 80), sia nel nome di Costanzo che in
quello di Giuliano che continuava a titolarsi
Cesare sulle monete nella speranza e nell'attesa
del riconoscimento del grado superiore da parte di
Costanzo. Di lì il passo fu breve, l'occidente fu
dalla sua parte, Costanzo continuò nel non volerlo
riconoscere, anzi mosse contro di lui ma la morte
lo colse all'improvviso il 3 novembre del 361 e
Giuliano fu finalmente Augusto, riconosciuto da
tutto l'impero. Nel 363, Giuliano si imbarcò in
un'ambiziosa campagna militare contro l'Impero
Sassanide; all'inizio le operazioni militari
volsero a suo favore ma successivamente Giuliano
trovò la morte in battaglia, trafitto da una
lancia, paradossalmente compiendosi così, in modo
opposto a quello illustrato dalle monete della FEL
TEMP REPARATIO, il suo destino.
(4) SPES REIPVBLICE (la
speranza della Repubblica). Riporto di seguito un
breve commento su questo rovescio, tratto dal sito
http://www.academia.edu/4818756/SPES_REIPVBLICE:
"Il tipo della <<Speranza della
Repubblica>> fu battuto simultaneamente da
tutte le zecche sia nel nome di Costanzo II che in
quello di Giuliano Cesare e poi ancora, solo in
alcune zecche, in quello di Giuliano Augusto. La
tipologia monetale in questione spesso allude ad
un erede e, nonostante i dubbi di Kent,
sembrerebbe logico che si riferisca proprio a
Giuliano, proclamato Cesare a Milano il 6.11.355."
(5) La leggenda di esergo,
SMHΔ, è illeggibile ma è indirettamente desumibile
dalla lettura della leggenda del dritto, inclusa
l'interruzione delle lettere. SMHΔ, il segno di
zecca, si compone di due parti:
- di tre lettere iniziali, SMH (=Sacra Moneta
Heracleae); essendo Heraclea, città della
Tracia, sulla sponda europea del Mar di Marmara
(v. mappa all'indirizzo: http://snible.org/greek/map2g.jpg),
sede di zecca;
- della lettera Δ, che identifica l'officina che
ha battuto la moneta: la quarta di cinque attive
nel periodo.
|