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Un tremisse lucchese nel nome di Carlo Magno
11.9.2014
Salve, approfitto della vostra gentilezza per proporvi questa moneta ... un sito on-line di stima monete dopo analisi delle foto in allegato, mi comunica che si tratta di un falso! io non ne sono convinto e sono sicuro della sua autenticità, anche se purtroppo la moneta è danneggiata.
Tremisse Carlo Magno zecca di Lucca
-peso circa 1 g
-diametro 17mm
-giallo pallido
-materiale oro
-nessuna presenza di materiale ferroso
-autorizzo l'uso delle immagini.
Nel caso fosse autentica che rarità e valore economico potrebbe avere?
Saluti

fig. 1
Cliccare sulle immagini per ingrandire
Roma, 7.10.2014
Egregio Lettore,
non sono un esperto di monetazione longobarda. Le considerazioni che svolgerò sono basate esclusivamente su informazioni reperite in rete:

Tremisse1, zecca di Lucca, 774-781 E. V., Messagli 1 (pag. 172 - Tav. III n° 11), W-LU16, C.N.I vol. XI 1 (pag. 58), indice di rarità "RRRR"

Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le parti della leggenda non più leggibili):
D. Entro cerchio in rilievo, a partire dall'alto, lungo il bordo D N CAR-VLVS REX. All'interno busto regale frontale di Carlo Magno.2
R. Entro cerchio in rilievo, a partire dall'alto, lungo il bordo +FL*AVI•A*LѶC•*A•. All'interno, entro cerchio perlinato, stella di sei foglie e sei raggi o motivo floreale.3

La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha prodotto i seguenti risultati:

  1. http://ww2.smb.museum/ikmk/object.php?id=18202710 Karolinger: Obverse D N CARLVS REX [Dominus Noster Carlus Rex]. Brustbild Karls des Großen von vorn. Reverse + FLAVIA LVCA [Flavia Luca]. Stern. AuthorityKarl der Große (768-814),  König der Franken, seit 800 Kaiser Date 774-781 Denomination Triens, Material Gold, Weight 1,01g, Diameter 17mm, Die-axis 7h, Mint Lucca, Region Toskana, Country Italien, Reference B. Kluge, Numismatik des Mittelalters (2007) Nr. 199 (dieses Stück); L. Travaini, Il tremisse di Lucca con busto di Carlo Magno, QT 28, 1999, 305-310; G. Depeyrot, Le numeraire carolingien (1998) Nr. 515 B (dieses Stück); E. Gariel, Les monnaies royales sous la race carolingienne II (1885) 148 Nr. 172 Taf. 12,172 (dieses Stück); Corpus Nummorum Italicorum XI (1929) 58 Nr. 1 Taf. 4,14 (dieses Stück, Zeichnung).
  2. link 1x Tav. I fig. 2 a-b. D/ +FL*AVIA*LVC*A (globetto al centro della V di FLAVIA, della V e della C di LVCA). Astro a sei punte accantonato da sei fogliette in ogni angolo entro cerchio di 23 perline. R/ D•NCARV LVSRεX Busto frontale (capelli formati da 9 globetti). g. 0,83; mm. 16; pos. conȋ sconosciuta. Collezione privata. TRAVAINI 1999, Tav. I, 2; BELLESIA 2007, n. 1/B.
  3. link 2x Tav. II fig. 3, a-b. D/ +FL*AVIA*LVC*A (globetto al centro della V di FLAVIA, della V e della C di LVCA). Astro a sei punte accantonato da sei fogliette in ogni angolo entro cerchio di 20 perline (a differenza degli esemplari precedenti, le cesure della legenda mostrano delle stelle a cinque punte invece di astri a sei punte). R/ D•N•CA•R VLVSRεX Busto frontale (capelli formati da 7 globetti).  g. 0,98; piccola frattura sul bordo a h. 5; pos. ȋ sconosciuta. Collezione Dr. L. Adams USA (fot. CNG).
  4. link 3x Tav. II fig. 4, a-b.  D/ +FL*AVIA*LVC*A (globetto al centro della V di FLAVIA, della V e della C di LVCA). Astro a sei punte accantonato da sei fogliette in ogni angolo entro cerchio di 23 perline. R/ D•NCARV LVSRεX Busto frontale (frammento con parte del volto mancante).  g. 1,10; mm. 17,8; mancante di un frammento centrale; pos. conıˆ sconosciuta. Collezione privata.
  5. http://www.zeccadilucca.it/shop/scheda_prodotto.php?ID=128&pag=vetrina Shop on-line - Scheda prodotto 1 - Monete 1 - Monete Longobarde Tremisse di Carlo Magno Primo tipo. La mancanza di una legislazione fu la prima causa per cui i Longobardi non coniarono subito moneta propria. È con l'Editto di Rotari, il più importante documento giuridico dell'epoca longobarda che inizia un vero e proprio ordinamento legale. -"Se qualcuno contrassegna l'oro o fabbrica moneta senza ordine del Re, gli si tagli la mano"-, così recitava la legge n° 242 di quell'Editto da qui si evince che la fabbricazione di moneta era monopolio del Re, la coniazione era affidata ad un ristretto numero di regie zecche tra cui Lucca. Il Tremisse, era l'unico tipo di circolante conosciuto e il Re non si curò di utilizzarlo per agevolare gli scambi, ma solo per trarne forti profitti personali -"piuttosto un patrimonio da godere, che un popolo da governare con imposte e servizi regolari"-. Molte e di varia foggia pur mantenendo lo stesso modulo, furono le emissioni del Tremisse della zecca Lucchese. Molte le testimonianze dell'influenza longobarda nel territorio, l'architettura, l'artigianato e nell'uso quotidiano delle parole di quel popolo, che sceso dal nord come invasore, s'insediò in questa terra per rimanervi definitivamente. Misure: diametro mm. 16 Peso: 0,00 Kg Periodo: Secolo VIII Materiale: Ottone.
Veniamo alle conclusioni, partendo da una premessa: il tremisse di Lucca con il busto di Carlo Magno è una moneta assai rara, tanto che fino a qualche anno fa l'unico esemplare noto era quello conservato nello Staatliche Museen zu Berlin. Successivamente sono stati trovati alcuni altri esemplari, illustrati dal Rossini e da me raccolti per un confronto nella pagina allegata. Per comodità di confronto, queste monete sono state numerate da 1 a 5. Ciascuna di esse appare originata da un conio diverso; singolarmente è possibile riconoscere dei tratti comuni tra la moneta di esame ed una almeno delle cinque (per esempio la X di REX, dai tratti lineari e, nel rovescio, il particolare orientamento della stella rispetto alla crocetta posta in alto, sono comuni tanto alla moneta in esame quanto alla n°3 ma a nessuna delle altre). L'unico tratto distintivo tra la moneta di figura e tutte le altre sembra dato dalla testa del dritto, altrove realizzata con una successione di globetti che racchiudono un viso tondeggiante, qui invece realizzata utilizzando un tratto continuo che delimita un mento appuntito. E' sufficiente questo solo elemento distintivo per negare l'autenticità della moneta nonostante lo stile nel complesso confrontabile con quello di un'autentica moneta longobarda? Si confronti in proposito la moneta in esame con la copia palesemente moderna realizzata, a testimonianza di un illustre passato numismatico, dalla cosiddetta "zeccadilucca". Si riconoscerà, a mio avviso, immediatamente il tentativo moderno di riproduzione. Penso perciò che la moneta in esame andrebbe osservata da vicino, per esempio sarebbe opportuno porre attenzione all'aspetto del metallo posto in luce dalla frattura. Sarebbe anche opportuno disporre di una misura più accurata del peso per poter valutare se, all'origine, la moneta in esame avrebbe potuto confrontarsi con le monete reperite nel web. Inoltre sarebbe necessario raffrontare il colore della moneta con quello degli esemplari esistenti. In conclusione, allo stato delle cose, mi sembra molto difficile esprimere un parere definitivo sulla base degli elementi raccolti nel web o inviati dal lettore. Per quanto concerne il valore venale, l'unico elemento di confronto disponibile è dato dal tremisse di Milano, comunque di tipologia diversa, venduto nel 2002 per 7.500$. Considerato che la moneta in esame manca di una parte, se accettata come autentica, potrebbe valere intorno ai 200,00€.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio

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Note:

(1) Tremisse (AV). Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei tremissi della tipologia di figura presenti nei link di cui sopra:

Riferimenti Peso (g.)  Diametro (mm) Asse di conio (h)
Link1 1,01 17 7
Link1x 0,83 16 -
Link2x 0,98 - 5
Link3x 1,10 17,8 -
Mentre il diametro della moneta indicato dal lettore rientra nei canoni d'epoca, poco affidamento si può fare sul peso, troppo approssimativa risultando la misura comunicata dal lettore. Inoltre qualche problema suscita il colore della moneta, "giallo pallido", secondo le indicazioni presenti in letteratura (v. link), nel concreto difficilmente utilizzabili dal momento che l'unico termine di paragone disponibile in rete è dato dalla moneta dello Staatliche Museen zu Berlin (v. link) ed eventualmente dallo stellato (tipologicamente diverso) di cui alla pagina allegata.
(2) Dominus Noster CARVLVS REX. Desiderio, ultimo re longobardo della Lombardia (757-774), aveva creato per la prima volta una monetazone lombarda unificata e aperto zecche a Lucca, Milano, Pavia, Piacenza, Castel Seprio, Treviso, Vicenza e in altri luoghi. Per i primi cinque anni di regno egli aveva perseguito una politica di amicizia verso i Franchi, culminata nel 770 con il matrimonio della figlia con Carlo Magno, ma i rapporti tra i due regnanti presto si deteriorarono sicché Carlo Magno l'anno successivo annullò il matrimonio e rimandò in Italia  la principessa lombarda. Dopo la morte del fratello Carlomanno nel 771, Carlo Magno si impossessò delle terre del fratello e si proclamò unico re dei Franchi. La vedova e i figli di Carlomanno cercarono rifugio presso Desiderio proprio nell'anno in cui questi avviò un'offensiva contro il nuovo papa Adriano I, il quale, verso la fine del 772, si rivolse a Carlo Magno per ottenere aiuto. Nel 773 il re franco attraversò le Alpi, assediò e conquistò la capitale lombarda di Pavia e prese prigionieri e trasferì in Francia il re Desiderio e sua moglie. Poi andò a Roma dove riconobbe la sovranità pontificia sul Patrimonio di San Pietro (nome con cui allora si indicavano genericamente i beni fondiari della Chiesa) e ne ricevette in cambio il titolo di "patrizio dei Romani" (notizie tratte da CNG). Dopo la conquista di Pavia, capitale del regno longobardo, Carlo Magno assunse il titolo di re dei Franchi e dei Longobardi: "Gratia Dei rex Francorum et Langobardorum", con il dichiarato proposito di presentarsi agli occhi dei Longobardi come naturale successore di Desiderio. La monetazione dei Franchi in quel periodo era basata sull'argento e quella di Carlo era fondamentalmente composta da denier. L'unica eccezione è rappresentata da una monetazione aurea battuta dal 774 al 781 in Italia, dove furono coniate monete auree (tremissi) di stile longobardo con basso titolo di oro sulle quali al dritto era riportato il nome di Carlo al posto di quello di Desiderio, con la croce potenziata e la legenda +D'N CAR'OL'O R o simile e al rovescio la stella con intorno la leggenda indicante la zecca: +FLA MEDIOLANO per Milano (v. link), FLAVIA TICINO per Pavia, FLA BERGAMO per Bargamo, FLAVIA CVRIA per Coira, FLAVIA LUCA per Lucca e FLAVIA SEPRO per Castelseprio. A Lucca fu battuto anche un tremisse, unico nel suo genere, recante al centro del dritto, al posto della croce potenziata, un busto frontale, variamente identificato con Carlo Magno ovvero con l'Arcangelo Michele (si veda in proposito l'articolo di Fabrizio Rossini di cui al link). Di questo tremisse si conoscono pochissimi esemplari tanto che il Grierson (GRIERSON 1986, p.200, nota 11) ha messo in dubbio l’autenticità dell'esemplare più noto, quello di Berlino. Nella pagina allegata ho raccolto le immagini dei tremissi di Lucca con busto documentati dal Rossini, traendone purtroppo insufficienti elementi di raffronto con la moneta di figura dal momento che le foto disponibili sono in bianco e nero, mentre non sono riuscito ad ottenere da Berlino la conferma che la moneta dello Staatliche Museen sia effettivamente a colori.
(3) FLAVIA LVCA. Riprendo dal citato articolo di Rossini le note che seguono a proposito dell'appellativo Flavia applicato alle città: "L’appellativo Flavia, riferito a città, si incontra per la prima volta sotto il regno di Liutprando (712-744) nella cosiddetta monetazione autonoma. Nella tradizione longobarda solo i re a partire da Autari (584-591) possono godere del titolo di Flavius, titolo mutuato probabilmente dal gentilizio della seconda dinastia imperiale romana Flavia, quella dell’imperatore Costantino. L’appellativo Flavia riferito a città ne determinerebbe la qualifica di regia, non a caso nelle città Flavie è sempre presente un centro amministrativo, giudiziario e fiscale, facente capo alla figura del sovrano. La titolatura riferita alle città emittenti verrebbe quindi a sottolineare e rinforzare l’appartenenza allo stato longobardo, e non sarebbe da interpretare come atto di rivendicazione di autonomia territoriale bensì, al contrario, come manifesta dichiarazione di adesione al regno longobardo, costituendo di fatto una rivendicazione di legittimità rivolta soprattutto ai due attori emergenti del contesto politico dell’epoca: il ducato romano e il regno franco. In tale ambito non deve pertanto sorprendere la continuità tipologica, epigrafica e simbologica che Carlo Magno abbia inteso realizzare mediante la prosecuzione del tipo delle Flavie imitando, in particolare, la monetazione di Desiderio."
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