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Giulia Domna, madre degli
Augusti, del Senato, della Patria |
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18.1.2017
Ciao Giulio,
è una moneta molto ossidata ma il disegno è rimasto
ben evidente. Ma è un asse?Peso: 7,8g diametro: 22-24mm non ferromagnetica ore 5 Colore rame con aree di diverso colore dovuto a diversi ossidi. La foto esalta questi colori, nella realtà il contrasto è minore. Al rovescio dovrebbe essere MATAVGGMATSENMATPATR confrontando altre monete e le poche lettere leggibili sembrano al posto giusto. Solo che ho trovato solo sesterzi con questo rovescio classificati come RIC 588. |
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Roma, 25.1.2017
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Dupondio/Asse1,
zecca di Roma, 212-217 d. C., RIC IV/1
601 (pag. 312), Cohen
IV 113 (pag. 114), grado di rarità
"R" La ricerca nel web di monete di tipologia simile a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Concludo osservando che la moneta è stata pesantemente ricostruita, al punto che è molto difficile poter dire quanta parte del materiale originale sia ancora presente nel tondello. Un saluto cordiale. Note: (1) I dupondi di Giulia Domna non possiedono alcun carattere distintivo da poter utilizzare con certezza per differenziarli dagli assi. Il peso medio dei dupondi è significativamente maggiore di quello degli assi, comunque i margini di oscillazione dei pesi dei due nominali sono così ampi da non consentire la separazione. Generalmente i dupondi e gli assi si possono distinguere sulla base del colore del metallo non patinato, comunque la differenza non è pronunciata. La presenza di una patina può oscurare la differenza e di conseguenza i dupondi e gli assi di Giulia Domna sono spesso raggruppati come dupondi/assi, sotto un'unica voce, nei riferimenti bibliografici (v. J. Sellars " The monetary system of the Romans"). Detto questo, si potrebbe essere tentati di affermare che, in vista del peso molto scarso, la moneta in esame sia certamente un asse; in realtà non è così, visto che molto poco si è conservato del tondello originale. (2) IVLIA PIA FELIX AVGvsta. E' questo il titolo che Giulia Domna assunse alla morte del marito Settimio Severo. Nella sua veste di regina madre svolse anche un ruolo politico: nel 214, quando il figlio Caracalla si spostò in Gallia, fu lei ad assumere il comando a Roma. (3) MATer AVGustorum MATer SENatus Mater PATRiae (Madre degli Augusti, madre del Senato, madre della Patria). Le lettere della leggenda del rovescio sono scomparse, quelle che si leggono lungo il bordo sono ricostruite su una base non originale. (4) Interessante la storia di Giulia Domna nel segno degli astri. L'oroscopo le fece credere che un giorno sarebbe diventata regina. Suo padre, Giulio Bassiano (nome che Giulia avrebbe poi trasmesso al figlio Caracalla), era sacerdote e custode di un tempio di Emesa in Siria dove si venerava il frammento di una stella caduta dal cielo. Settimio Severo, generale romano, da poco vedovo e credente negli astri a lui si era rivolto per un presagio sul proprio futuro. Fu così che i destini di colei che prevedeva di diventare regina e di colui che aveva tutta l'ambizione di diventare re si incrociarono e l'unione fatale fu inevitabile. La grande occasione per Settimio Severo si presentò nel 193 d. C. quando, alla morte di Pertinace, i pretoriani misero all'asta al migliore offerente il seggio imperiale. Concorsero l'effimero Didio Giuliano, che durò come imperatore appena 66 giorni prima di essere ucciso dagli stessi pretoriani, poi Pescennio Nigro, Clodio Albino e Settimio Severo che prevalse sui suoi avversari e avviò a Roma una monarchia ereditaria di stampo militare. Egli governò sino al 211, anno della morte. Giulia si fece conoscere nei salotti romani per le doti di intelligenza e cultura, sino a diventare punto di riferimento per la vita religiosa e filosofica del tempo. L'influenza che esercitò anche nella vita politica trova riscontro sul rovescio di quelle monete che parlano di lei come di "Mater Senatus" e "Mater Patriae". Altre monete narrano la sua influenza nell'ambito militare ("Mater Castrorum"). Giulia dette al sovrano due figli maschi, Caracalla e Geta (e alcune femmine non passate alla storia), purtroppo inetti e incapaci a cui il padre volle tuttavia concedere il titolo di Augusti, rispettivamente nel 198 e nel 209. I due fratelli non andavano molto d'accordo ma Giulia cercò di stemperarne il carattere. Alla morte di Settimio Severo fu lei che dietro le quinte seguì gli affari di stato senza tuttavia riuscire ad impedire il peggio. Si narra che Caracalla, stanco di condividere il potere con il fratello, lo uccidesse nel 212 alla presenza della madre e ne decretasse la "damnatio memoriae". Nonostante il dolore per la perdita del figlio, Giulia appoggiò quello superstite il cui governo fu caratterizzato dalla crudeltà verso gli avversari o sospetti tali e dalla stravaganza nei comportamenti. Nel 217, mentre era in viaggio in Mesopotamia da Edessa a Carrhae dove intendeva visitare un celebre tempio dedicato al siriano dio Lunus, Caracalla fu ucciso da un soldato della guardia del corpo su istigazione di Macrino, capo dei pretoriani, e Giulia finì esiliata ad Antiochia. Il dolore per la perdita dell'ultimo maschio e del potere di cui disponeva la portarono nello stesso anno al suicidio attraverso il rifiuto del cibo. Chi sa cosa le stelle le avevano predetto! |
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