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Sesterzio, Treboniano Gallo e la Felicitas | ||||||||||||||||||||||||||||||||
1.12.2017
diametro
3,1x2,5cmSpessore 0,4cm Peso 13g |
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Roma, 3.1.2018
Egregio
Lettore,riporto di seguito gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Sesterzio1, zecca di Roma, 251-253 d. C., RIC IV/III 108a (pag. 171), Cohen V 43 (pag. 241), indice di rarità "S" Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. Giulio De Florio -------------------------------
(2) IMPerator CAESar Caius VIBIVS TREBONIANVS GALLVS AVGustus. Traggo dal manuale di "Storia di Roma" del Kovaliov le informazioni storiche che seguono: "Nel 251 d.C., i Goti, sotto la guida del loro capo Cniva, avevano di nuovo passato il Danubio inferiore e invaso la Mesia. Il primo ad opporre loro resistenza, sotto le mura della città di Novi sulle sponde danubiane, era stato il legato della provincia, Caio Treboniano Gallo. L'enorme massa dei Goti, forte di circa 70,000 uomini, era avanzata come una valanga e si era fermata sotto le mura di Nicopoli, fra il Danubio e i monti balcanici. Attraverso i passaggi montani i barbari erano riusciti a penetrare nella fertile Tracia. Il governatore della provincia, Lucio Prisco, aveva riunito grandi forze nella fortezza di Filippopoli. Era necessario resistere fino all'arrivo dell'imperatore Decio che a marce forzate veniva dall'Occidente. Intanto in tutte le località circostanti si elevavano sinistre le fiamme degli incendi... Infine Decio arrivò. I Goti attaccarono di sorpresa l'esercito romano stanco e lo dispersero. Prisco, con il pretesto di una presunta morte di Decio, condusse trattative segrete coi Goti promettendo loro di consegnare la città se essi lo avessero riconosciuto imperatore. L'accordo fu concluso, Filippopoli fu spietatamente saccheggiata (si dice che in quel frangente perissero 100.000 abitanti), ma Prisco non riuscì a diventare imperatore. Decio era vivo e stava raccogliendo sul Danubio un nuovo esercito. Egli intendeva attaccare i Goti quando questi, carichi di bottino, si fossero messi sulla via del ritorno. La battaglia decisiva ebbe luogo a nord di Nicopoli (Abrittus, giugno del 251). In uno dei primi scontri cadde Erennio Etrusco, il figlio di Decio. I Goti si schierarono su tre linee, disponendo la terza dietro uno stagno. Le truppe romane riuscirono a rompere le prime due linee, ma nel tentativo di forzare la terza Decio morì e non si riuscì neppure a trovarne il cadavere (251). Nell'esercito si sparse la voce che colpevole della morte di Decio fosse stato Treboniano Gallo, il quale si sarebbe preventivamente accordato coi Goti e avrebbe attirato l'imperatore verso lo stagno indicandogli una via falsa. Quale sia la verità noi non sappiamo; comunque, in quel frangente, fra i comandanti romani Gallo era il più meritevole e il più vicino all'imperatore. Nessuna meraviglia quindi se l'esercito lo nominò subito imperatore. Gallo elesse conregnanti il proprio figlio Volusiano e il figlio di Decio, Ostiliano (quest'ultimo d'altra parte morì presto, colpito dalla pestilenza). Con i Goti concluse una pace non troppo onorevole, permettendo loro di andarsene con il bottino e impegnandosi a pagare ogni anno una specie di stipendio. Due anni dopo i Goti passarono di nuovo il Danubio. Il governatore della Mesia inferiore, Marco Emilio Emiliano, inferse loro una dura sconfitta e per questa ragione fu acclamato imperatore dai suoi soldati! Gallo non seppe organizzare la difesa dell'Italia. Le truppe di Emiliano giunsero quasi fino a Roma senza incontrare resistenza. Solo vicino alla capitale erano ad attenderle Gallo e Volusiano, che furono sconfitti e morirono entrambi (253)". (3) FELICITAS PVBLICA. La Felicitas viene rappresentata nella classica iconografia di questa virtù: in posizione rilassata, circondata dai suoi attributi, il caduceo, simbolo della pace e lo scettro trasversale, simbolo dell'ordine universale. La Felicitas, in quanto pubblica, attiene al bene comune e al popolo romano. In un'epoca nella quale la vita delle persone era continuamente messa in pericolo dalle invasioni la moneta voleva lanciare un messaggio rassicurante per i cittadini e per le loro proprietà. (4) Insieme ai tipi della Libertas e della Pietas, la Felicitas è il terzo dei rovesci battuti nel nome di Gallo. Tre officine furono impegnate nella coniazione delle monete di Gallo e altrettante in quelle di Volusiano. Tuttavia, tipi del rovescio normalmente riservati a Gallo si ritrovano in monete di Volusiano e viceversa. |
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