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26.1.2018
..da
Identificazione Monete (numismatica).Chiedo gentilmente un aiuto. |
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Roma, 6.2.2018
Egregio,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Frazione di radiato1, zecca di Roma, 297-8 d. C., RIC VI 77a (pag. 359), indice di rarità "c" Descrizione sommaria:D. IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG2. Diocleziano, testa radiata, busto paludato e corazzato a destra, visto da dietro. R. VOT/XX/Δ5, entro corona d'alloro. La ricerca nel web di monete della tipologia di
figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------- (1) Il Ric VI
assume, come data della riforma monetaria di
Diocleziano, il 294 d.C., anno a partire dal quale
cessò la produzione dell'antoniniano dal tondello
bagnato d'argento mentre fecero la loro
apparizione nuove monete d'argento e nuovi
nominali di bronzo, tra cui il follis, di circa
10g e la frazione di radiato, di circa 3g.
Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche
delle frazioni di radiato della tipologia di
figura tratte dai link di cui
sopra:
(2) IMPerator Caesar Caius VALerius DIOCLETIANVS Pius Felix AVGustus. Diocleziano era stato acclamato imperatore il 17 novembre del 284 d.C. dalle truppe di stanza a Nicomedia, dopo l'assassinio, su istigazione del prefetto del pretorio Apro, dell'imperatore Caro, seguito, ad appena un mese di distanza, da quello del figlio Numeriano. Nell'occasione Diocleziano aveva prima smascherato il mandante dei due delitti, poi lo aveva ucciso con le proprie mani. Inevitabile lo scontro con Carino, figlio di Caro, imperatore legittimo per successione e nomina paterna. Nella battaglia, avvenuta nella Mesia (area danubiana), Carino rimase ucciso per mano di un ufficiale della propria guardia personale e Diocleziano, rimase unico sovrano dell'impero. Memore delle esperienze trascorse, egli si propose di dare un nuovo assetto allo stato romano che garantisse maggiore sicurezza e tempestività di intervento nella difesa dei traballanti confini, desse maggiore stabilità all'economia, evitasse le lotte di successione. Perciò pensò bene di dividere il potere con un generale fidato, Marco Valerio Massimiano, che elevò al rango di Cesare nel 285 e a quello di Augusto nel 286, conferendogli il governo dell'Occidente e riservando invece a sé il controllo della parte più ricca e progredita del mondo romano, l'Oriente. La neonata diarchia (governo di due) fu innanzi tutto funzionale a contrastare la minaccia delle invasioni dal nord e dalle regioni orientali. La capitale dell'Occidente fu spostata a Milano, città più prossima alle zone di frontiera e quella d'Oriente a Nicomedia (l'odierna Izmit, sul Mar di Marmara, nella Turchia asiatica). Ogni diarca disponeva di un proprio esercito, riorganizzato come forza di intervento rapido in grado di spostarsi velocemente in tutte le zone di crisi, se necessario anche in quelle di non diretta pertinenza. Allo scopo di fornire una base ideologica a questa nuova struttura dello stato, Diocleziano stabilì una gerarchia di comando che traeva spunto dalla gerarchia celeste: Massimiano diventava pari grado di Diocleziano e suo "frater" (fratello e quindi membro della gens Valeriana cui Diocleziano apparteneva) ma la sua anzianità era inferiore a quella di Diocleziano perché, mentre Diocleziano assumeva il titolo di "Iovius", cioè figlio di Giove, Massimiano quello di "Herculius", figlio di Ercole, quindi più lontano da Giove per discendenza. Il primo marzo del 293, sotto la pressione degli eventi alle frontiere, Diocleziano decise di estendere ulteriormente il progetto di decentramento dell'impero, affiancando, ai due Augusti, due Cesari, con l'incarico di presidiare rispettivamente i confini settentrionali (Britannia e Gallia) e quelli danubiani. L'impero fu diviso in quattro parti (in grassetto i nomi con cui i tetrarchi vengono di solito richiamati nei manuali storici e le aree di rispettiva competenza): Caio Aurelio Valerio DIOCLEZIANO, Augusto senior, ebbe il governo diretto della Tracia, Asia ed Egitto; Caio GALERIO Valerio Massimiano fu nominato Cesare dei Balcani, Tracia esclusa e quindi subordinato a Diocleziano; Marco Aurelio Valerio MASSIMIANO (noto anche come Massimiano ERCULIO), in qualità di Augusto junior, ebbe il governo dell'Italia, Spagna e Africa; Flavio Valerio Costanzo (noto anche come COSTANZO CLORO), fu nominato Cesare della Gallia e della Britannia e quindi subordinato a Massimiano. Allo scopo di garantire una linea naturale di successione, Diocleziano decise che ogni Augusto, dopo 20 anni di governo, si sarebbe ritirato dalla vita politica cedendo il potere al proprio Cesare, il quale, divenuto Augusto, avrebbe a sua volta nominato un Cesare di fiducia. Questa dunque sinteticamente era, negli intenti di colui che l'aveva concepita, la tetrarchia (governo di quattro), un'organizzazione fortemente decentrata dello stato, ma non priva di unità di comando, in cui l'Augusto senior dettava la linea politica e gli altri, Augusto junior e Cesari, provvedevano all'esecuzione, in autonomia di gestione. Con il passaggio dalla diarchia alla tetrarchia, l'ideologia del sistema si adeguò: come Diocleziano e Massimiano Erculio erano rispettivamente figli di Giove e di Ercole, così Galerio, attraverso l'istituto dell'affiliazione, lo divenne di Diocleziano con l'appellativo di "Giovio" e Costanzo di Massimiano, con l'appellativo di "Erculio". All'uno e all'altro fu conferito il titolo di "nobilissimus Caesar", entrambi entrarono a far parte della "gens Valeriana", tutti furono vicendevolmente vincolati dalla "pietas", l'etica della gratitudine agli dei e dell'affetto per i consanguinei. Per rafforzare il legame all'interno della tetrarchia Galerio fu unito in matrimonio con Galeria Valeria, figlia di Diocleziano e Costanzo con Teodora, figlia o figlia adottiva di Massimiano. Il matrimonio di Costanzo fu reso possibile dal divorzio a cui egli fu obbligato da Elena, madre di Costantino il Grande. (5) VOT/XX. VOTis Vicennalibus. La celebrazione dei voti era occasione per donativi alle truppe. I voti per il ventesimo anniversario di regno di Diocleziano sarebbero caduti nel 303, si deve perciò ritenere che, per ragioni politiche, essi furono anticipati di cinque anni e celebrati nel 297-8, nel nome di tutti i tetrarchi, ad opera delle zecche sotto il controllo di Massimiano Erculio (Roma, Ticinum, Cartagine). Particolarmente utile ai fini della catalogazione della moneta è la presenza della lettera "Δ" in esergo (Δ=4 della numerazione greca indica che la moneta fu battuta dalla quarta di nove officine al tempo attive a Roma). |
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