|
||||
Nicopoli sull'Istro, Elagabalo e Zeus | ||||
2.8.2018
..da
S.P.Q.R Coins - Monete Antiche.Potete aiutarmi????? |
||||
|
||||
Roma, 7.8.2018
Egregio,la moneta di figura, certamente attribuibile ad Elagabalo per via della leggenda del dritto, si presenta di incerta classificazione. Ciò in parte si deve al fatto che il tondello non è giunto integro ai nostri giorni ma frantumato in pezzi ricomposti e manipolati dopo il ritrovamento. Se da una parte il restauro ha restituito alla perfezione l'immagine originale del dritto, non altrettanto è accaduto per il rovescio. Infatti una linea di frattura radiale si diparte dal bordo ad ore 8 del rovescio e va ad intersecare l'altra linea di frattura che partendo da ore 4 del rovescio prosegue sino al gomito sinistro del dio. Ciò che sta in mezzo tra le due linee di frattura ed il bordo è frutto del bulino, di conseguenza non si sa, ad esempio, se in basso a sinistra, in prossimità del piede destro di Zeus, ci fosse all'origine un'aquila stante che orienterebbe la classificazione verso una precisa direzione. Si aggiunge la mancata comunicazione da parte del proprietario delle caratteristiche fisiche del campione in suo possesso. Allo stato delle cose dunque la classificazione della moneta è incerta, poiché in nessuno dei testi consultati ho trovato una descrizione che si applichi esattamente al campione in esame: sia BMC che Moushmov descrivono una moneta che reca al dritto l'immagine di Elagabalo laureato e al rovescio Zeus stante con patera e scettro, mentre AMNG descrive una moneta con Elagabalo radiato e al rovescio Zeus con patera, scettro e aquila ai piedi. Si direbbe che la descrizione di AMNG sia quanto di più vicino possibile al campione in esame, se non fosse che la leggenda del dritto è indicata come spezzata dopo AVP e quella del rovescio spezzata dopo POVΦOV mentre ICTPΩ è posto in esergo e non in continuità con il resto della leggenda. Ciò detto, riterrei più vicina alla descrizione della moneta in esame quella fornita da AMNG di cui assumerò il categorico anche se in termini di variante, vista la discontinuità nella successione dei caratteri delle leggende. Alla luce di quanto sopra di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: AE26, zecca di Nicopoli sull'Istro1,
218-222 d. C., BMC
Greek III 60 var. (pag. 50), Moushmov
1404 var., AMNG
I/1, 1898 var. (pag. 477) Descrizione (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque illeggibili): La ricerca nel web di monete di tipologia almeno prossima a quella in esame ha dato luogo a due risultati (il secondo link si riferisce ad una moneta solo descritta di cui non è disponibile l'immagine; il terzo link si riferisce ad un AE26 con il dritto della moneta in esame ma con diverso rovescio):
Un saluto cordiale. Note: (1) Nicopoli sull'Istro (Istro era il nome con cui i Romani chiamavano il Danubio, v. mappa) sorgeva nei pressi dell'odierno villaggio di Nikyup, nel distretto di Veliko Turnovo in Bulgaria. Traiano che l'aveva fondata aveva dato quel nome (Nicopoli, città della vittoria) per ricordare la vittoria sui Daci. La città era abitata da gente di lingua greca e batteva moneta a circolazione locale (provinciale). Se l'identificazione AMNG I/1, 1898 è corretta, la moneta in esame dovrebbe avere un diametro di 26-27mm ed un peso di 12-14g. (2) AΥTokράτωρ Kαĩσαρ Mάρκος AΥΡήλιος ANTΩNEINOC, equivalente al latino "Imperator Caesar Marcus Aurelius Antoninus", quindi l'imperatore Elagabalo. Interessante storia quella di Vario Avito Bassiano, detto Elagabalo (o Eliogabalo) dal nome del dio Elagabal (o El_Gabal) di cui era sacerdote. Dovette l'ascesa alla nonna materna, Giulia Mesa, sorella dell'imperatrice Giulia Domna, moglie dell'imperatore Settimio Severo, della cui vita si è accennato in altra pagina di questo sito (cliccare qui). Si ricorderà che Giulia Domna, dopo l'assassinio del figlio Caracalla ad opera del prefetto pretorio Marco Opellio Macrino, era stata esiliata con tutta la famiglia ad Emesa, sua città natale e, non sopportando la nuova condizione, si era lasciata morire di fame. Dopo la morte di Caracalla, Macrino era stato immediatamente elevato al soglio imperiale ma non aveva saputo soddisfare le aspettative di chi l'aveva appoggiato nell'ascesa, in primo luogo l'esercito. Una sfortunata campagna militare contro i Parti, seguita da una pace comprata a peso d'oro, creò presto un clima di sedizione di cui approfittò Giulia Mesa la quale, vantando dalla sua parte la tradizione di prodigalità dei Severi e di Caracalla e valendosi delle sue immense ricchezze, complottò con gli ambienti militari convincendoli ad appoggiare l'elevazione del nipote Vario Avito Bassiano. Bassiano divenne imperatore assumendo il nome di Marco Aurelio Antonino che era stato anche quello di Caracalla e quello di Commodo prima di lui. Macrino fu sconfitto sotto Antiochia, poi catturato e ucciso mentre fuggiva in occidente. Lasciata Emesa, Elagabalo non abbandonò i doveri sacerdotali. Il senato fu costretto ad accogliere nel pantheon romano «l'invitto dio sole Elagabalo», di cui sommo sacerdote era lo stesso imperatore. Al nuovo dio fu elevato un tempio vicino al palazzo imperiale sul Palatino, dove fu trasferito l'altare della dea Vesta insieme ad altre reliquie sacre dello Stato romano. Questo fatto dimostra non solo la stravaganza dell'imperatore, ma anche la servilità del senato; esso svela pure che in Italia e nelle regioni orientali dell'Impero si erano diffuse in quell'epoca varie credenze e culti orientali che avevano creato una variegata mescolanza religiosa. Il sincretismo creò la base sulla quale proprio a quel tempo cominciò rapidamente a diffondersi il cristianesimo. Tuttavia la svolta decisiva di apertura verso l'Oriente non poté non determinare la protesta di vasti circoli sociali. L'opposizione alla politica orientale di Elagabalo fu rafforzata dal malcontento determinato dalla condotta del giovane imperatore e della cricca di corte. È vero che, al riguardo, a Roma non rimaneva molto di che meravigliarsi, ma ciò che succedeva alla corte di Elagabalo superava qualsiasi misura di impudenza. Nonostante la giovane età, l'imperatore era estremamente corrotto. Egli era un pervertito sessuale; le scene di dissolutezza che si svolgevano sul Palatino superavano di gran lunga le orge di Caligola, Nerone e Commodo. Le persone più vicine all'imperatore, la madre Semia, il favorito Ierocle, il prefetto di Roma Fulvio, il ministro delle finanze Eubulo e altri dissipavano apertamente il denaro dello Stato e si permettevano inauditi abusi. La nonna di Elagabalo, Giulia Mesa, che all'inizio dirigeva tutti gli affari di Stato, comprese presto che la sua « creatura » era assolutamente incorreggibile e che non solo sarebbe stata incapace di consolidare la dinastia, ma al contrario l'avrebbe inevitabilmente rovinata. Perciò ella convinse Elagabalo ad adottare il cugino Alessandro, figlio di Mamea (la più giovane delle figlie di Giulia Mesa), e a proclamarlo Cesare. Subito dopo Elagabalo, allora diciottenne, insieme a sua madre Giulia Semia e a tutta la loro cricca (inizio del 222) furono uccisi dai pretoriani. Gli elementi biografici sul regno di Elagabalo sono stati tratti dal Kovaliov. (3)ΥΠάτου NOBIOΥ ΡOΥΦOΥ NIKOΠOΛITΩN ΠΡOC ICTΡON; ove le prime tre parole sono un genitivo etnico e vanno interpretate così: [.. moneta battuta nel nome del] l'ĺpato Novio Rufo di Nicopoli sull'Istro (il latino "consul" veniva tradotto "ύπατος" dai greci). Il titolo per esteso dell'ĺpato era "Novius Rufus legatus Augusti pro praetore provinciae Moesiae". |
||||
|