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Ticinum, Costantino I e il Sole Invitto | ||||
4.8.2018
..da
S.P.Q.R Coins - Monete Antiche.Salve a tutti ho comprato questa moneta da classificare e sapere lo stato MB BB essendo neofita nn saprei dove incominciare vi chiedo aiuto GRAZIE a tutti. |
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Duisburg, 26.8.2018
Egregio,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: AE Follis1, zecca di Ticinum, 313 d. C., Ric VII 3 (pag. 360)2, indice di rarità "s". Descrizione sommaria (sono
indicate in rosso le parti della leggenda usurate o
comunque non più leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo al seguente risultato:
Un saluto cordiale. ---------------------------------------------- (2) Come noto, il catalogo Ric classifica in base al segno di zecca, ossia in base alle lettere inscritte nell'esergo e nel campo del rovescio le monete imperiali del 4° secolo. Nel caso in esame, queste lettere sono illeggibili perché fuori centro conio. In teoria quindi la moneta di figura non sarebbe classificabile se non fosse che la leggenda del rovescio è discontinua subito prima e subito dopo la "C". Questo accade per alcune monete molto rare battute dalla zecca di Trier e per alcune monete, anch'esse piuttosto rare, battute dalla zecca di Ticinum. Tra queste ultime però ce n'è una che ha un indice di rarità non troppo spinto, "s" ("scarse" in inglese) e segno di zecca ST in esergo. Alla luce di ciò, sulla base di un criterio puramente probabilistico ho attribuito alla moneta in esame il categorico Ric VII 3 (pag. 360), ritenendo questa classificazione la più probabile. (3) CONSTANTINVS Pius Felix AVGustus (Costantino I o il Grande, Pio Felice Augusto). In altra pagina del sito (cliccare qui) si è dato conto delle ragioni fondanti della tetrarchia, il sistema di governo voluto nel 293 d.C., da Caio Aurelio Valerio Diocleziano. Ora accennerò all'evoluzione della tetrarchia, allorché il fondatore, giunto al ventesimo anno di regno, si ritirò dalla vita pubblica, altrettanto pretendendo da Marco Aurelio Valerio Massimiano (detto Erculio), suo collega di governo e Augusto junior. Il modello di successione escogitato da Diocleziano prevedeva che, dopo venti anni di regno, gli Augusti lasciassero, ai due Cesari che li affiancavano, il posto di comando, sicché, secondo quanto in precedenza convenuto, il 1 maggio del 305, avvenne il seguente passaggio: Caio Galerio Valerio Massimiano, fu promosso dal rango di Cesare a quello di Augusto d'Oriente e Caio Flavio Valerio Costanzo Cloro, già Cesare, divenne Augusto d'Occidente, e, almeno formalmente, senior in comando, con la ripartizione territoriale descritta dalla mappa. Già alla partenza si palesò l'incongruenza e la debolezza del sistema tetrarchico: laddove ciascun Augusto avrebbe dovuto scegliere il proprio Cesare e futuro successore, fu invece Galerio, il più giovane degli Augusti e sovrano d'Oriente, a determinare ogni scelta, nominando due persone a lui vicine, Valerio Massimino Daia, suo nipote, che divenne Cesare d'Oriente (con responsabilità sull'Asia Minore e l'Egitto) e Flavio Valerio Severo che divenne Cesare d'Occidente. Le nomine destarono i rancori, sia di Costanzo Cloro che lamentò l'esclusione dalla successione del proprio figlio Costantino, sia di Massimiano Erculio che non solo dovette accettare le proprie dimissioni forzate ma vide escluso dalla successione suo figlio Massenzio. Si aggiunga che dietro alle nomine si celavano non solo le ambizioni personali dei pretendenti ma anche gli interessi delle legioni che ad essi facevano capo e, in qualche misura, delle popolazioni presso le quali gli eserciti erano acquartierati e che gli stessi eserciti erano chiamati a difendere. La crisi scoppiò alla morte di Costanzo Cloro, avvenuta nell'estate del 306 in Britannia, dove l'esercito ivi stanziato si affrettò ad acclamare Augusto il figlio di prime nozze di Costanzo, Flavio Valerio Costantino, presto riconosciuto da Galerio, prima come Cesare e poi come Augusto. Quasi contemporaneamente, Massimiano Erculio, sfruttando il malcontento dell'Urbe per lo spostamento della capitale a Milano nel 286, intervenne nella lotta di successione in favore del proprio figlio, Marco Aurelio Massenzio, che godeva di ampio seguito popolare e militare locale. Gli eventi che seguirono videro in rapida successione l'acclamazione di Massenzio come Cesare da parte della popolazione di Roma e l'autoriproposizione dello stesso Massimiano in qualità di Augusto. Galerio non rimase inerte, elevò il Cesare Severo al rango di Augusto e lo spedì contro Massenzio. Severo risultò però soccombente e finì ucciso proditoriamente dopo essere stato fatto prigioniero a Ravenna. Galerio elevò allora alla dignità di Augusto un generale di origine dacica che si era distinto nella guerra contro i Persiani, Valerio Liciniano Licinio e lo incaricò del governo dell'Illiria, la regione di confine e di passaggio tra Oriente e Occidente. In questa situazione di caos anche il Cesare d'Oriente, Massimino Daia, si ribellò e pretese ed ottenne di essere elevato anch'egli al rango di Augusto. In tal modo nel 308 l'impero romano vedeva la presenza di quattro Augusti legali, Galerio, Costantino, Licinio e Massimino Daia, di un Cesare illegale a Roma, Massenzio, di un Augusto "restituito", Massimiano e di un usurpatore in Africa, Lucio Domizio Alessandro. Nel 310 Massimiano Erculio fu arrestato a Marsiglia per ordine di Costantino e morì in carcere in circostanze non chiare. Nel 311, poco prima di morire, Galerio soppresse, d'intesa con Costantino e Licinio, l'editto contro i cristiani, a suo tempo promulgato da Diocleziano. Nel 312 Massenzio eliminò l'usurpatore africano. La situazione politica si avviava ormai ad una rapida semplificazione, da un lato l'alleanza tra Costantino e Licinio, subentrato a Galerio, dall'altra quella tra Massenzio in Occidente e Massimino Daia che in Oriente contendeva il potere a Licinio. Massenzio perse la partita e la vita nella guerra contro Costantino che lo sconfisse in battaglia a Ponte Milvio (Roma) il 28 ottobre del 312. Pochi mesi dopo, nel gennaio-febbraio del 313, l'editto di Milano sanciva la parità di culto tra la religione cristiana e quella pagana, e sopra tutto, dal punto di vista politico, sanciva l'alleanza tra Costantino, Augusto d'Occidente e Licinio, Augusto d'Oriente, alleanza resa necessaria dall'interesse di Costantino di impegnare le proprie forze nella lotta contro i barbari e di Licinio di contrastare l'avanzata di Massimino Daia che, partendo da Antiochia, muoveva verso nord. Nel corso dello stesso anno Costantino risolse i problemi della guerra di frontiera mentre Licinio sconfisse Massimino Daia a Campo Ergeno, nei pressi di Adrianopoli (30 aprile 313). Con la morte di Diocleziano nel 313 tutti i membri anziani delle famiglie imperiali originarie erano scomparsi e l'impero romano era diviso in due parti sotto il comando di Costantino in Occidente e di Licinio in Oriente. La pace tra i due Augusti durò appena un anno ma questa è un'altra storia, almeno per quanto concerne la moneta di figura. Altri elementi su questo periodo storico possono essere attinti dal sito (in italiano): http://www.storiamedievale.net/pre-testi/bellum.htm. Stante lo stato dei rapporti tra i due sovrani nel 313 la tipologia in esame fu battuta sia nel nome di Costantino che in quello di Licinio. (4) SOLI INVICTO COMITI (al compagno "Sole Invitto"). Invitto era l'epiteto di tre diverse divinità, El Gabal (divinità siriaca), Mitra (divinità di origine persiana), il Sole (il dio protettore dell'imperatore Aureliano) che venivano festeggiate insieme il 25 dicembre, "dies natalis solis invicti" (compleanno del sole invitto). La festa, secondo http://en.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus, era stata introdotta da Elagabalo (218-222) e aveva raggiunto l'apice della popolarità sotto Aureliano che l'aveva promossa in tutto l'impero. Quando Giulio Cesare aveva introdotto il calendario giuliano, il 25 dicembre corrispondeva approssimativamente alla data del solstizio d'inverno. Dunque, proprio nel giorno più corto dell'anno, il Sole dimostrava la sua natura invitta perché avviava un nuovo ciclo di crescita. La moneta richiama il culto del dio Sole invitto, presente in tutta la monetazione di Costantino e, con la stessa leggenda (SOLI INVICTO COMITI), anche in quella dei due secoli precedenti a partire da Adriano. Secondo P.M. Bruun, l'adozione dell'immagine del Sole sulle monete di Costantino, piuttosto che come una professione di fede, va interpretata come una sfida all'ideologia tetrarchica di Diocleziano che voleva l'imperatore "gioviano", figlio di Giove. Poiché la moneta di figura fu coniata pochi anni dopo la battaglia di Ponte Milvio del 28.10.312, si pone il problema dell'apparente contraddizione tra la famosa visione di Costantino ("in hoc signo vinces", con riferimento al cristogramma, nella vulgata popolare segno premonitore della vittoria su Massenzio) e l'omaggio al dio Sole, simbolo palese di paganesimo. In realtà la contraddizione é solo apparente, Costantino era il capo di un impero pagano e pagano egli fu durante il corso della sua vita, pare infatti che si facesse battezzare solo poco prima della morte. Come sovrano, egli pretese onori divini, nel suo caso facendosi riconoscere quale incarnazione del dio Sole; tuttavia nel 313, con l'editto di Milano, egli aveva legalizzato e protetto la religione cristiana, concesso benefici al clero e personalità giuridica alle comunità cristiane, i suoi stessi figli erano stati educati nello spirito della religione cristiana. Insomma è probabile che, pur rimanendo legato al paganesimo, fonte del suo potere, promuovesse la convivenza, nella reciproca tolleranza, tra il paganesimo e il cristianesimo intuito come la religione del futuro. Quanto al cristogramma e alla sua interpretazione cristiana, esso appartiene ad una tradizione successiva agli eventi a cui viene comunemente riferito (la battaglia di ponte Milvio). (5) Il segno di zecca ST si compone di due lettere, la prima designa l'officina monetale (S=Secunda, la seconda di tre al tempo attive nella zecca), la seconda lettera, T, è l'indicativo di zecca (T, breve per Ticinum, l'odierna Pavia). |
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