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26.9.2019
Buonasera
dott. Giulio De Florio,scrivo ancora per chiedere un’altra consulenza e aiuto nella catalogazione di una moneta. Peso: 1.82g Diametro: 19mm Colore: argento Asse di conio: ore 1 Metallo: argento Assenza di materiale ferroso nel tondello. Che possa trattarsi di una moneta di Giulia Mamea? Denario o quinario? Prendo atto che la consulenza viene data esclusivamente per via telematica, in carenza quindi dell'esame diretto della moneta, e che le conclusioni dello studio non possono essere assimilate ad una perizia. Autorizzo l’uso incondizionato delle immagini. Nel ringraziare porgo cordiali saluti. |
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Roma, 29.9.2019
Egregio
Lettore,in altra pagina del sito1 mi sono occupato di un denario di Giulia Mamaea con rovescio Felicitas Publica. Qui tratterò la questione dei quinari della stessa tipologia, del tutto simili ai denari, tranne che per il peso, le dimensioni inferiori e la maggiore rarità: Denario/Quinario2, zecca di Roma, 222 ÷ 235 d. C., RIC IV/II 338-339 (pag. 98), indice di rarità "C/S" Descrizione sommaria: La ricerca nel web di quinari della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------------------------
(3) IVLIA MAMAEA AVGusta. Dopo l'assassinio di Caracalla ad opera di Macrino e l'esilio e la morte di sua mamma Giulia Domna, moglie del defunto imperatore Settimio Severo, Macrino era divenuto imperatore ma il suo regno era destinato a durare appena 14 mesi perché una ribellione dell'esercito, fomentata da Giulia Mesa, sorella di Giulia Domna, portò alla fine del suo governo e poco dopo alla sua esecuzione l'8.6.218. Giulia Mesa, madre di Giulia Semia e di Giulia Mamea (v. dinastia dei Severi), disponendo di immense ricchezze e influenza politica, aveva architettato la congiura per mettere al posto di Macrino il quindicenne nipote Elagabalo, figlio di Giulia Semia, riconosciuto Augusto il 16.5.218. Grazie agli intrighi della madre e della nonna, Elagabalo fu fatto passare per figlio naturale di Caracalla (di qui il suo nome Marco Aurelio Antonino), quindi proclamato imperatore nel 218 dalla legione romana di Emesa. A Roma Elagabalo ebbe vita dissoluta e lasciò il governo dello stato nelle mani della nonna. Quando costei comprese che la sua «creatura» era assolutamente incorreggibile e che non solo sarebbe stato incapace di consolidare la dinastia, ma al contrario l'avrebbe inevitabilmente rovinata, convinse Elagabalo ad adottare il cugino Alessandro, figlio di Mamea (la più giovane delle figlie) e a proclamarlo Cesare. Poco dopo (inizio del 222) Elagabalo, allora diciottenne, fu eliminato dai pretoriani insieme alla madre Giulia Semia e a tutta la loro cricca e il 13 marzo 222 il quattordicenne Alessandro divenne imperatore sotto la tutela della nonna prima (sino alla sua morte nel 226) e poi della madre. Mamea (qui riprendo da wikipedia) "è raffigurata sulle monete in associazione alle figure di Giunone conservatrice, Venere felice, Vesta, Pudicizia, "Felicitas publica", con l'intento di conferire ufficialità al ruolo che aveva assunto di nume tutelare del "ritorno all'ordine" dopo gli eccessi di Elagabalo. La donna aveva una buona reputazione di modestia, prudenza e fedeltà alla dinastia. Il figlio, una volta giunto alla maggiore età, la volle nominare, "consors imperii" (consorte dell'impero), qualifica che la rendeva "associata nel comando". La situazione probabilmente lo richiedeva, ma era un'innovazione azzardata, nessuna donna aveva mai ricoperto una posizione simile. La novità causò malumori nell'esercito e nei gruppi più tradizionalisti che accusarono di debolezza il giovane imperatore, visto come succube della madre. Come Giulia Domna prima di lei, Mamea ricevette nel 224 il titolo di "Mater Castrorum" (madre degli accampamenti) e nel 226 quello di "Mater Senatus" (madre del Senato). Nella sua veste di co-reggente, accompagnò il figlio nelle campagne militari, secondo un costume iniziato da Giulia Domna. Ma adesso i ruoli si erano invertiti e Mamea di fatto controllava le decisioni del giovane imperatore. Mamea si recò quindi in oriente per la campagna contro i Parti e poi nelle province della Germania: fu proprio in questa occasione che Alessandro e Mamea si trovarono a Mogontiacum (moderna Magonza) quando alcune truppe si ribellarono e li uccisero nella tenda imperiale il 22 marzo 235 d.C.". (4) FELICITAS PVBLICA. Sostiene lo Stevenson che nelle monete imperiali romane la Felicitas venisse rappresentata coperta da una stola e ritratta talora stante, talora seduta come nella moneta di figura, mentre sorregge con la mano destra un caduceo, simbolo della pace, e con l'altra una cornucopia, simbolo dell'abbondanza dei beni materiali concessi dalla provvidenza. Il Senato Romano professava il desiderio che i prìncipi ponessero la felicità pubblica a fondamento dell'azione di governo mentre i sovrani si sforzavano di sottolineare come la felicità pubblica fosse una benedizione intrinseca del loro regno. |
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