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Messina, Follaro. Ruggero II d'Altavilla e San Nicola | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
28.11.2019
..da Identificazione
Monete (numismatica).Buongiorno, ci riprovo... Gentilmente mi potete aiutare a catalogare queste? Quella raffigurante San Nicola è tecnicamente di Ruggero II zecca Messina anno 1139... Se qualcuno mi può aiutare ne sarei molto felice. |
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Roma, 4.12.2019
Egregio,di seguito riporto alcuni elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Follaro1, Ruggero II d'Altavilla2, zecca di Messina, 11393, W-RII 72266-72267, MEC 14 196, Spahr 1976 764. Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque
illeggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Veniamo alle conclusioni. In assenza delle caratteristiche fisiche della moneta non sarà possibile decidere sul tipo di nominale (follaro o invece mezzo follaro) dal momento che i due divisionali sono tipologicamente simili. Nella pagina allegata ho portato avanti un raffronto tra la moneta in esame e le nove reperite nel web, arrivando a verificare la similitudine dei tipi e delle leggende tra la moneta di figura e quelle reperite in rete. In linea di massima, pur nei limiti di una valutazione a distanza, ritengo che le caratteristiche generali e di stile della moneta in esame riflettano quelle degli esemplari autentici del periodo. Un saluto cordiale. ------------------------------- (1) Follaro. Riferisce Nino Lavermicocca (v. link) che la monetazione dei Conti di Sicilia e Calabria e dei Duchi di Puglia era costituita da quattro principali serie di monete di rame, il mezzo follaro (20 nummi), del peso di 1÷1,5g; il follaro (40 nummi), del peso di 2÷5g; il doppio follaro (80 nummi), del peso di 5÷7g; il trifollaro (120 nummi), del peso di 9÷12g. Nei mercati pugliesi però non circolavano tutti questi tipi ma quasi esclusivamente una moneta che i documenti dell'epoca, a partire dal 1119, chiamano «ramesina». Questa non era altro che il vecchio «follaro» bizantino del tipo anonimo religioso che fu coniato dal 971 al 1118, caratterizzata dalla mancanza del nome e dell'effigie dell'imperatore, riportando al diritto solo il busto del Redentore e, più raramente, nell'ultimo periodo, la croce o la Vergine; al rovescio la leggenda IESUS CRISTOS BASILEUS BASILEI(ON), variamente disposta. I ramesini erano follari del peso medio di circa 1Og. Modulo e peso giustificano perché nei contratti pugliesi si specificasse sempre «follaris boni» quelli bizantini, per differenziarli da quelli normanni «follares parvi» o «mali». I duchi di Puglia cercarono sempre di obbligare l'uso della loro moneta e in specie dei loro follari, ma inutilmente, tanto che lo stesso «trifollaro» di Guglielmo (1111 ÷1127), pari al valore del follaro anonimo, non venne ben accetto nel mercato pugliese. Nell'anno 534 dell'era Egira, corrispondente al periodo dell'era cristiana 28 agosto 1139 ÷ l0 agosto 1140, Ruggero dette l'avvio, dopo la presa di Bari, alla coniazione di follari commemorativi che impiegavano l'immagine di San Nicola come tipo del dritto. La leggenda del rovescio, secondo l'uso normanno, serviva ad indicare il luogo della zeccs, Bari se in caratteri cufici e Messina se in caratteri greci. Non una monetazione ossidionale o di emergen, ma una moneta commemorativa che, prendendolo spunto dalla presa di Bari, intendeva esaltare la riunificazione, sotto Ruggero, del Regno (Regnum Sicilie, ducatus Apulie et principatus Capue), riappacificato e riconosciuto anche dal papa legittimo, senza province o città con usi e consuetudini particolari, con monete uguali e di uguale valore ovunque. La moneta messinese presentava le seguenti caratteristiche fisiche: AE, diametro 14÷15mm, peso 1.4g. Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei follari della tipologia di figura tratte dai link di cui sopra:
(2) Ruggero II d'Altavilla (1095 – 1154) (v. http://www.italiamedievale.org/portale/ruggero-ii-il-regno-del-leone/), fu il primo sovrano del Regno di Sicilia che non solo arrivò ad estendere il proprio territorio per circa un terzo della superficie della penisola italiana, ma che – pur fra mille avvicendamenti e trasformazioni – non venne formalmente meno se non nel 1861, con l’unità d’Italia. I Normanni di Altavilla (dalla località di Hauteville, in Normandia), nella seconda metà dell’XI secolo, espressero personalità di assoluto rilievo, quali Roberto – detto il Guiscardo, cioé l’Astuto (1025 circa – 1085) – e suo fratello minore Ruggero (1031 circa – 1101). Furono appunto loro due che, forti della posizione raggiunta nel Mezzogiorno (il Guiscardo, in particolare, nel 1059 aveva costretto papa Niccolò II a riconoscerlo duca di Puglia e Calabria) nel 1061 avviarono la conquista di uno dei territori più floridi e ricchi del Mediterraneo: la Sicilia musulmana. Sebbene la spedizione siciliana avesse preso le mosse dalla richiesta di soccorso di un signore locale, Ibn ath-Thumna, già a partire dall’occupazione di Messina (1061) fu chiaro come Roberto e Ruggero guardassero alla Sicilia come a una preziosa opportunità di espandere congiuntamente i propri domini: nel 1071 veniva conquistata Palermo; venti anni più tardi anche le ultime sacche di resistenza musulmana, a Butera e a Noto, venivano tacitate. I risultati sul campo di battaglia assunsero però un significato imprevisto nel 1085, allorquando morì il Guiscardo: la sua precoce dipartita, in assenza di un erede adulto, da un lato segnò l’avvio di un lungo periodo di turbolenza nel Mezzogiorno, dall’altro lasciò Ruggero libero di governare in piena autonomia, in qualità di conte, la Sicilia e una cospicua porzione di Calabria. Alla morte del conte Ruggero nel 1101, la contea passò a suo fratello Ruggero. Fu sua madre Adelasia, moglie del defunto, a curare la reggenza in attesa della maggiore età del figlio, arginando le forze centrifughe che andarono subito manifestandosi. Nato a Mileto, Ruggero II trascorse l'infanzia e l'adolescenza nella cosmopolita Palermo, che Adelasia aveva reso capitale della contea. Raggiunta nel 1112 l’età adulta, Ruggero aveva sposato nel 1117 Elvira, figlia del re di Castiglia Alfonso VI. I fronti sui quali Ruggero dovette subito impegnarsi furono almeno due: i rapporti con il Papa, da una parte, e quelli con i normanni del Ducato di Puglia, dall’altra. Questi ultimi, con l’avallo di papa Pasquale II, avevano trovato, a partire dal 1114, una nuova guida in Guglielmo, nipote del Guiscardo: Ruggero II, che pure – in virtù dei vecchi rapporti tra Ruggero I e il Guiscardo – era formalmente vassallo del cugino, fin da subito adottò contro di questi una strategia di costante logoramento. I primi frutti del suo atteggiamento l’Altavilla li poté raccogliere già intorno al 1123, allorquando – stante la mediazione di papa Callisto II – riuscì a volgere a proprio vantaggio la rappacificazione con Guglielmo: in cambio di cento cavalieri per arginare la rivolta di Giordano d’Ariano, egli ottenne il dominio sull’intera Calabria, che divenne la testa di ponte per nuove pressioni militari sul Mezzogiorno. Due anni più tardi Ruggero comprò da Guglielmo la designazione a erede del Ducato di Puglia, che poté spendere nel 1127 una volta venuto a mancare il cugino. Si trattò di un frangente delicato, giacché Ruggero dovette fare i conti con l’ostilità di papa Onorio II – l’unico titolato ad attribuire il ducato – e con quella degli altri riottosi capi normanni. Scomunicato, nel 1128 l’Altavilla si predispose ad affrontare militarmente la coalizione avversaria, alla cui testa era stato posto il principe di Capua Roberto II. Grazie a un’intelligente strategia temporeggiatrice, l’efficace esercito di Ruggero II, costituito per lo più da soldati stipendiati, non dovette nemmeno ingaggiare battaglia contro quello nemico, che andò disperdendosi. Di contro alla garanzia che l’enclave pontificia di Benevento e il principato di Capua non sarebbero stati aggrediti, papa Onorio II dovette rassegnarsi a investire Ruggero del Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia. Il definitivo salto di qualità lo si compì nel 1030. Alla morte di Onorio II il conclave si spaccò, e si giunse pertanto a uno scisma fra due pontefici, Innocenzo II e Anacleto II, dei quali il primo – apparentemente più debole – raccoglieva consensi nel fronte avverso a Ruggero, mentre il secondo si mostrava fin da subito aperto alle sue ragioni. È in questo contesto di incertezza che venne concepito il Regno di Sicilia, benché sia arduo stabilire se esso rappresentasse il culmine dell’ambizione ruggeriana o, piuttosto, una prestigiosa strategia difensiva attuata da un pontefice in difficoltà. Ruggero II venne acclamato, unto e incoronato re di Sicilia a Palermo, durante il Natale del 1130. A partire dal 1135 Ruggero II arrivò a concepire nuove prospettive di espansione: dopo aver subinfeudato ai primi due figli il Ducato di Puglia e il Principato di Bari, investì il terzogenito del Principato di Capua, legando così alla famiglia reale la tradizionale tripartizione del Mezzogiorno normanno. Venuto meno nel 1138, con la morte di Anacleto II, il sostegno papale, il re di Sicilia dovette affrontare l’ostilità di Innocenzo II, contrario a un ampliamento verso nord dell’orbita ruggeriana: fatto prigioniero in seguito alla sconfitta di San Germano (l’attuale Cassino), nel 1139 Innocenzo non poté che riconoscere a Ruggero il dominio sull’intero Sud Italia, Principato di Capua compreso. L’anno seguente il confine settentrionale del regno si estese ulteriormente, finendo per inglobare l’Abruzzo. In assenza di altri eredi in vita, gli successe il quartogenito Guglielmo (1131 – 1166), che si direbbe non aver dimostrato lo stesso carisma e la stessa intraprendenza del padre. Pure in fibrillazione, il Regno di Sicilia non venne meno: decenni dopo, con Federico II, avrebbe persino incrociato i destini dell’Impero. (3) Tappe fondamentali dell'ascesa di Ruggero d'Altavilla furono: * Il 22 agosto 1128, quando Ruggero presso Benevento, fu investito del Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia dal papa, che si garantì però il controllo su Benevento e l’intangibilità del Principato di Capua. * Il 13 febbraio 1130, quando lo scisma susseguito alla morte di Onorio II fu l’occasione per ottenere la corona regia dall'antipapa Anacleto II, insediatosi a Roma dopo la fuga di Innocenzo II in Francia. Ruggero realizzò così un progetto maturato da tempo, che presupponeva la restaurazione di un antico Regno di Sicilia. Acclamato re dai vassalli a Salerno e ottenuta l’investitura il 27 settembre 1130, partì per Palermo dove si fece acclamare re da un’assemblea popolare nell’imminenza del giorno di Natale. Quando nel 1130 Ruggero II divenne re, non fu più II e non ebbe bisogno di altra indicazione che quella di "rex" (Rogerius Siciiae et Italiae Rex, sostituita poi da Rogerius divina favente clementia rex Sicilie, ducatus Apulie et principatus Capue). * Il 25 luglio 1139, a Mignano, nei pressi di Montecassino, anche Innocenzo II riconobbe a Ruggero il titolo di re di Sicilia, del Principato di Capua e del Ducato di Puglia, e le subinfeudazioni da lui concesse ai figli. (4) Non disponendo dei cataloghi, l'attribuzione dei categorici Spahr 1976, 30 e MEC 14, 196 è il risultato indiretto dello studio di monete simili reperite nel web. (5) . "α" in "O", poco visibile nella foto, è un simbolo regolarmente utilizzato nel mondo greco bizantino come abbreviativo di ἅγιος [santo], v. link alla pag. 116. (6) N/I/KO/ΛΛO. Già prima che le sue reliquie fossero trasferite da Myra in Asia Minore a Bari nel 1087, il suo culto si era diffuso in tutta la Puglia e venerato quale protettore dei naviganti e poi dei mercanti. Dalla fine dell'XI secolo il suo culto era attestato anche in Germania. Ma soprattutto San Nicola era divenuto anche uno dei principali santi del «santuario» ufficiale normanno, in particolare con Ruggero II. Su uno smalto conservato nel Tesoro della Basilica di San Nicola a Bari (v. link) il santo è raffiguralo nell'atto di incoronare Ruggero II ed è presente due volte tra le decorazioni della Cappella Palatina di Palermo. (7) ƐΓINƐTO/ ƐIC THN ПO/ ΛHN MƐCC/ HNHC () è la leggenda in caratteri greci del follaro di San Nicola della zecca di Messina, così traducibile: "prodotto nella città di Messina". |
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