|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Roma, sesterzio, Gordiano
III e l'Aequitas di Augusto |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
25.5.2021
..da
Monete Imperiali Romane di Michele Monti.Mi potete aiutare? Grazie. |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Roma, 9.6.2021
Egregio,riporto di seguito gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Sesterzio1, zecca
di Roma, 240 d. C.2,
RIC
IV/III 267a (pag. 45), Cohen
V 19 (pag. 24), indice di rarità
"c" Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di sesterzi della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
------------------------------- Note: (1) Sesterzio. Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei sesterzi della tipologia di figura tratte dai link di cui sopra:
(2) La datazione è ripresa dal Ric. (3) IMP CAES M ANT GORDIANVS AVG (IMPerator CAESar Marcus ANTonius GORDIANVS AVGustus). La tragica storia dei Gordiani si consumò nell'arco di soli sei anni, tra il 238 e il 244 d.C. Il futuro Gordiano I, personaggio di nobile e ricca famiglia, aveva ricevuto dall'imperatore Severo Alessandro l'incarico proconsolare in Africa e ivi si trovava quando, nel 238 d.C., regnante Massimino (Severo Alessandro era stato ucciso nel 235 proprio per mano di Massimino), scoppiò una ribellione dei locali proprietari terrieri, timorosi di vedere i beni confiscati dalla politica predatoria del sovrano. I ribelli, dopo aver ucciso il legato imperiale, imposero a Gordiano la scelta tra l'acclamazione ad imperatore o la morte. Gordiano accettò l'incarico condividendolo con il figlio (Gordiano II) e inviò a Roma una legazione con l'incarico palese di perorare presso il Senato la causa dei ribelli e quello segreto di eliminare Vitaliano, capo dei pretoriani e uomo forte del regime di Massimino. La missione riuscì, gli ambasciatori sparsero la voce della morte di Massimino, il popolo si sollevò, il Senato appoggiò gli ammutinati contro i fautori della conservazione e, senza attendere la conferma ufficiale della morte di Massimino, convalidò l'elevazione dei due Gordiani. Il loro regno doveva tuttavia durare meno di un mese. Capelliano, legato della Numidia, che in un primo tempo aveva appoggiato la causa dei Gordiani, si ribellò allorché ritenne che le sue aspettative non venissero tenute nella giusta considerazione e poiché era al comando di un esercito forte e bene addestrato, batté agevolmente a Cartagine l'esercito raccogliticcio dei suoi oppositori, sicché Gordiano I si suicidò e Gordiano II finì ucciso in battaglia. Le notizie provenienti dall'Africa della morte dei due Augusti crearono il panico nella città di Roma, dove si era sparsa la voce che Massimino, dato per morto, era invece ancora vivo e ben deciso a difendere le sue prerogative. Al Senato, ormai compromesso, non restò che scegliere al proprio interno, come successori, due suoi membri, Pupieno e Balbino, con il compito di preparare la guerra. Ma il popolo non gradì il risorgere del potere senatorio, ne seguirono tumulti e il Senato dovette accettare il compromesso di proclamare Cesare (cioè sovrano in pectore) il tredicenne Marco Antonio Gordiano, il cui nonno materno era stato Gordiano I e il cui zio materno Gordiano II. Poco dopo, una rivolta dei pretoriani pose fine alla vita dei due Augusti regnanti, sicché l'ultimo dei Gordiani, Cesare da pochi mesi, divenne Augusto nel luglio del 238, passando alla storia come Gordiano III. L'anno 238 fu fatale anche per Massimino: la resistenza opposta dall'esercito senatorio ostacolò il suo ritorno a Roma e una rivolta della 2^ Legione Partica ne determinò la morte. Gordiano III, data la giovane età, era docile strumento nelle mani dei pretoriani e del loro capo Timesiteo che lo aveva mantenuto al potere e gli aveva dato in moglie la propria figlia. Ma il suo regno durò quanto la vita di Timesiteo. Quando questi morì, pare avvelenato, durante una campagna militare in Oriente, il nuovo prefetto dei pretoriani, Marco Giulio Filippo, figlio di uno sceicco arabo, passato poi alla storia come Filippo I l'Arabo, lo fece assassinare dai suoi sicari nel 244 facendosi proclamare Augusto al suo posto. Il Senato e le provincie riconobbero subito il nuovo sovrano, favorito delle legioni orientali. (4) AEQVITAS AVG (AEQVITAS AVGusti). L'iconografia dell'Aequitas è quella classica della monetazione romana dai tempi di Vitellio con la bilancia che simboleggia la capacità di soppesare e la cornucopia che simboleggia il bene che deriva dall'entrare nel merito reale delle questioni. Secondo il Dictionary of Roman Coins, l'Equità nella monetazione romana rappresenta la virtù dell'amministratore pubblico che, specie in campo monetario, si adopera nel supremo interesse del popolo. (5) S C (Senatus Consulto, "per decreto del Senato") era la consueta sigla apposta sui nominali in bronzo romani (sesterzi, dupondi e assi) ad indicare la competenza esclusiva del Senato Romano nelle decisioni attinenti alle emissioni di quelle monete (la monetazione in oro e in argento, che non riporta quella sigla, rientrava invece nelle competenze dirette dell'imperatore). |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|