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8.11.2021
..da msnCiao ho delle monete antiche. Tu sapresti valutarmele? |
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Roma, 12.11.2021
Egregio,riporto di seguito gli elementi significativi pertinenti alla moneta di figura: Follis1, zecca di Tessalonica, 6.11.355 ÷ estate 361 d. C., RIC VIII 192 (pag. 419), indice di frequenza "S" Descrizione sommaria (sono indicate
in rosso le parti della leggenda usurate o comunque
non più leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ad un solo risultato:
Un saluto cordiale. ------------------------------- Note:
(2) D N CONSTAN - TIVS P F AVG (Dominvs Noster CONSTANTIVS Pivs Felix AVGvstvs). L'imperatore Costanzo Cloro aveva avuto sei figli legittimi dalla moglie Teodora, tra questi: Giulio Costanzo, padre di Costanzo Gallo e di Giuliano (passato poi alla storia come l'Apostata) e Delmazio senior. Diversi anni prima del matrimonio, però, aveva avuto un figlio di nome Costantino da Elena, donna di umili origini con la quale aveva convissuto in regime di concubinato, come allora si usava quando le differenze di ceto sociale non consentivano l'unione legale. Alla morte di Costanzo Cloro, fu Costantino, allora trentenne, ad assumere, per ragione di età ed esperienza (i figli di Teodora erano piccoli), l'eredità paterna; la famiglia di Teodora visse così all'ombra di Costantino. Divenuto imperatore, Costantino condivise con i figli la responsabilità di governo, sicché Costantino jr. ebbe il governo della Spagna, della Gallia e della Britannia, Costante dell'Italia, dell'Illiria e dell'Africa e Costanzo delle province asiatiche e dell'Egitto, mentre Costantino mantenne per sé la penisola balcanica. Prima di morire, nel 337, Costantino si ricordò nel testamento dei nipoti, Delmazio jr e Annibaliano, figli di Delmazio senior, fratellastro di Costantino e ad essi lasciò rispettivamente la penisola balcanica e il governo dell'Armenia e della costa del Ponto. Ciò fu causa della loro disgrazia perché, alla notizia della morte del padre (22 maggio 337), Costanzo si precipitò a Costantinopoli dove organizzò una rivolta contro gli zii e cugini discendenti di Teodora. Due fratellastri di Costantino, tra cui Delmazio senior e Giulio Costanzo e sette suoi nipoti, tra cui Delmazio jr. e Annibaliano, furono trucidati. Per caso si salvarono dal massacro Giuliano che all'epoca aveva sei anni e il fratello Gallo che ne aveva 12. Il crudele e sospettoso Costanzo risparmiò loro la vita ma li relegò in due diverse città dell'Asia Minore. Anni dopo, in un momento di turbolenze nell'impero occidentale, Costanzo, sentendo il bisogno di avere in Oriente una figura simbolica a rappresentare la famiglia imperiale, convocò a corte Gallo, che era il più anziano dei cugini sopravvissuti alla strage seguita alla morte di Costantino I, gli diede in isposa la sorella Costantina e lo fece Cesare a Sirmium, il 15 marzo del 351. Gallo e il nuovo prefetto pretorio dell'Est, Talassio, senza por tempo in mezzo, si trasferirono in Oriente e si insediarono ad Antiochia a metà maggio, nel momento in cui si vociferava del fenomeno meteorologico o astronomico della croce celeste, almeno creduto tale. Poiché la situazione al confine persiano si manteneva piuttosto tranquilla, Gallo ebbe vita relativamente facile. Le agitazioni degli Isauri e degli Giudei, specie di questi ultimi, furono represse con grande brutalità. Certo è che il suo governo fu caratterizzato da grande irresponsabilità e violenze che culminarono con l'istigazione al linciaggio del prefetto Domiziano e del questore Monzio. A seguito di questo accadimento Gallo fu richiamato, ufficialmente per essere trasferito in Gallia, ma in realtà per essere privato delle prerogative di comando ed essere processato e poi decapitato a Flanona presso Pola nel dicembre del 354 (v. link). Dopo la morte di Gallo, Giuliano, nominato Cesare, fu inviato in Gallia. Da solitario e filosofo che era, egli si trasformò presto in abile condottiero e pragmatico uomo di stato. Nel 357 sbaragliò gli Alemanni in una grande battaglia presso Argentorate (l'odierna Strasburgo). In seguito passò tre volte il Reno ottenendo successi militari, combatté vittoriosamente contro i Franchi, sebbene dovette permettere ad una parte di essi di trasferirsi in territorio romano, sulla sponda sinistra del Reno. Nel frattempo Costanzo combatteva sul Danubio contro i Quadi e i Sarmati. Nel 359, il re persiano Sapore II passò il Tigri con grandi forze, attaccando i territori romani. Costanzo fu costretto a recarsi in Oriente e richiese a Giuliano l'invio di reparti ausiliari. La richiesta dell'imperatore trovò però resistenza da parte delle truppe galliche, poiché Giuliano, in forza di un trattato concluso con i barbari che servivano nel suo esercito, si era impegnato a non impiegarli fuori dalla Gallia. Scoppiò così una rivolta che terminò nell'inverno del 360, a Parigi, con l'acclamazione di Giuliano ad Augusto, acclamazione dovuta alla grande popolarità di cui Giuliano godeva fra i Galli per le sue capacità militari e amministrative. Giuliano dapprima chiese a Costanzo di riconoscerlo come Augusto e di evacuare le truppe dall'Occidente; ma non avendo ricevuto risposta dall'imperatore che continuava la guerra contro i Persiani, avanzò alla fine verso la penisola balcanica. Costanzo si apprestava a contrastarlo, ma il 5 ottobre 361 morì per cause naturali in Asia Minore. Giuliano fu subito riconosciuto da tutto l'Impero. (3) FEL TEMP-REPARATIO. Mentre trasparente è il significato della leggenda allusiva al "ritorno dei tempi felici" (forse quelli in cui Roma riusciva ancora a mantenere l'ordine interno e a proteggere la popolazione dalle invasioni), non del tutto certa è l'espansione della leggenda, potendo essere FELix TEMPorvm REPARATIO oppure FELicium TEMPorum REPARATIO oppure FELicis TEMPoris REPARATIO. Sulle FEL TEMP REPARATIO (in breve, FTR) ha scritto un interessante articolo Dough Smith (v. http://www.forumancientcoins.com/dougsmith/ftr.html) da cui attingerò per la breve sintesi che segue. La riforma monetaria del 348 di Costante e Costanzo II portò in circolazione tre nominali in bronzo argentato, nei seguenti tipi, tutti caratterizzati dalla leggenda del rovescio FTR:
Il "Cavaliere trafitto" fu coniato grosso modo in quattro varianti. Tutte avevano in comune la presenza di un cavaliere ferito a morte da una lancia. La prima mostra il cavaliere in ginocchio a terra dinanzi al cavallo. La seconda lo mostra seduto a terra davanti al cavallo. La terza, che è quella pertinente alla moneta di figura, lo vede ancora in arcioni ma con il braccio e la testa protesi all’indietro verso l'aggressore. L'ultima lo vede schiantarsi a terra abbracciato al collo del cavallo. Come giustamente osserva Dough Smith il "Cavaliere trafitto" è una tipica moneta da collezione perché soddisfa tre criteri:
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