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19.05.2022
Salve,Vorrei sapere se questa moneta è autentica. Pesa 4g 22mm. Non so se è oro. Allego foto fronte e retro. Aspetto suo riscontro. Saluti. |
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Roma, 18.5.2022
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Scudo1, zecca di Genova, 1827, W-CFE/7-9, rarità "C". Descrizione
sommaria:
---------------------------------------------- Note: (1) Scudo (Ag). Lo scudo (5 Lire) di Carlo Felice è una moneta d'argento (diametro: 37mm, peso 25g, 6h) della quale nella descrizione sommaria ho riportato la leggenda. La moneta idi figura ha lo stesso valore facciale (5 Lire) e la leggenda dello scudo d'argento ma da esso si differenzia perché ha il taglio liscio e caratteristiche fisiche differenti (tondello d'oro o di ottone, diametro: 22mm, peso 4g). (2) CAR • FELIX D • G • REX SAR • CYP • ET HIER• (CARolus Felix Dei Gratia REX SARdiniae CYPri et HIERosolymorum - Carlo Felice, per grazia di Dio, re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme]. Ai duchi di Savoia era stato riconosciuto il rango regale nel 1689. Il titolo era diventato effettivo più tardi, nel 1713, quando i Savoia ottennero il Regno di Sicilia e successivamente, nel 1718, il Regno di Sardegna, in seguito allo scambio con l’Austria delle due isole. Durante l’occupazione napoleonica del Piemonte, il regno si limitava alla sola Sardegna, dal 1802 e sino al 1821 retta da Vittorio Emanuele I. Nel 1814 la restaurazione aveva restituito ai Savoia i vecchi domini (Savoia, Piemonte e Valle d’Aosta, contea di Nizza e Sardegna), ingranditi della Liguria. Nel 1821, Vittorio Emanuele I, in seguito ai moti rivoluzionari in Piemonte, aveva abdicato in favore del fratello Carlo Felice. Carlo Felice era nato a Torino il 6 Aprile del 1765, nel 1804 era stato nominato viceré di Sardegna; ivi reggente fino al 1816, si era allontanato dalla vita politica attiva e si era stabilito nel continente in una propria villa di Govone e alla piccola corte di Modena. Nel 1821, al momento dell'abdigazione di Vittorio Emanuele I, Carlo Felice era lontano da Torino e, in sua assenza, la reggenza era stata assunta da Carlo Alberto del ramo cadetto dei Savoia Carignano. Carlo Alberto, da tempo in contatto con le società segrete, aveva di buon grado concesso ai rivoltosi una Costituzione, simile a quella spagnola. Ma da Modena, dove si trovava, lo aveva raggiunto l'ordine di Carlo Felice di consegnarsi al generale V. Sallier de la Tour, fedele alla monarchia. I moti furono repressi nel sangue e Carlo Alberto, dovette, partecipando alla campagna del 1823 contro i liberali spagnoli, fare valida ammenda delle velleità liberali prima di potersi riscattare agli occhi del sovrano e riacquistare la posizione di principe ereditario. Secondo il DEI, nulla di brillante segnò la vita di Carlo Felice, salvo la spedizione contro Tripoli del capitano F. Sivori nel 1825 e un corpo organico di leggi date alla Sardegna nel 1827. Alla morte, nel 1831, gli successe al trono Carlo Alberto. Una valutazione più benevola di questo sovrano viene dal sito http://www.italiareale.it/191-anni-fa-moriva-carlo-felice-re-di-sardegna, il quale ricorda che "i suoi detrattori sorvolarono sulla sua attività di governo che fu per molti versi provvida ed oculata. Potenziò i porti di Nizza e di Genova, costruì opere pubbliche, fra le quali il Teatro di Genova che porta il suo nome, favorì a Torino e nelle altre città del Regno la costruzione di imponenti complessi edilizi. Protesse le arti, le scienze e le industrie; a lui si deve, per esempio, la fondazione del Museo Egizio di Torino. Dotò di un nuovo, organico e moderno complesso di leggi la Sardegna, che anni prima, come Viceré, aveva liberato dalla piaga del banditismo; riformò la Giustizia e il Fisco. Restituì compattezza all'Esercito, allontanando gli elementi sovversivi. Trovò ed onorò uno degli ultimi discendenti di Pietro Micca. Difese con fermezza l'indipendenza e la dignità dello Stato dall'invadenza del potere ecclesiastico e dalle mene diplomatiche delle potenze europee. Nel 1825, in risposta alle azioni piratesche dei corsari armati dal Bey di Tripoli, inviò una piccola flotta, comandata dal Capitano Sivori, che penetrò audacemente nel porto di Tripoli, incendiò le navi che vi si trovavano e costrinse il Bey a scendere a patti." (3) A • L •, sigla di Amedeo Lavy, incisore capo della zecca di Torino (v. http://it.wikipedia.org/wiki/Amedeo_Lavy). (4) 1827 è l'anno di emissione. Quella del 1827 è un'emissione considerata comune (C); e la tiratura della zecca di Genova per quell'anno fu di 2.137.241 di pezzi (v. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CFE/7). (5) DVX SAB • GENVAE ET MONTISF • PRINC • PED • & • (DVX SABaudiae, GENVAE ET MONTISFerrati PRINCeps PEDemontani ecc. - Duca di Savoia, di Genova e Monferrato, Principe di Piemonte, ecc.]. (6) Per una trattazione degli stemmi di Casa Savoia rimando al sito, http://www.rbvex.it/sardegnaltre.html#br. (7) In losanga, P incusa, sigla del direttore di zecca, Andrea Podestà, dal 1816 al 1830 (v. http://www.quattrobaj.com/segnizecca.asp?id_catalogo=9). (8) L•5, valore facciale della moneta, 5 lire. (9) , l'ancora, identifica la zecca di Genova, come l'anfora quella di Milano. (10) FERT FERT FERT FERT, è il motto di Casa Savoia, adottato da Vittorio Amedeo II (1666 – 1732), incuso nel taglio. Sul significato del motto, vedere http://it.wikipedia.org/wiki/FERT. |
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