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24.11.2011
3,55g22,50mm 12h |
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Roma, 13.10.2012
Egregio
Lettore, riporto di seguito i dati significativi pertinenti alla sua moneta con l'intesa che ho contrassegnato con un trattino le interruzioni di continuità, ove presenti, nella leggenda: Antoniniano1, zecca indeterminata2, 270÷275 d. C.3, RIC V/I 408 (pag. 311), indice di rarità "r3" D. IMP
AVRE-L-IANVS AVG4. Aureliano, busto radiato e corazzato
a destra.
Giulio De Florio ------------------------------- (1) La moneta in esame viene indicata convenzionalmente come antoniniano (le fonti storiche non ci illuminano sul nome antico di questo nominale). Traggo dai link di cui sopra le caratteristiche fisiche degli antoniniani della tipologia di figura che raccolgo nella tabella sottostante:
(2) Si parla in questo caso di zecca indeterminata (v. RIC, pag. 309). Jérôme Mairat sostiene in proposito, sulla base di considerazioni di stile (v. link), che la zecca in questione operasse tra la fine del 271 e il 273 nella zona balcanica tra Siscia e Serdica (v. mappa delle zecche operanti sotto Aureliano) e fosse articolata su cinque officine distinte dalle lettere, Α, Β, Γ, Δ, ε. (3) La datazione 270÷275 si riferisce all'arco temporale tra l'ascesa e la morte di Aureliano. (4) IMPerator AVRELIANVS AVGustus. Per una sintesi storica sulla vita di Aureliano si rimanda all'articolo di Jérôme Mairat pubblicato nel sito http://www.inumis.com/ressources/rome/articles/aurelien/3preface-fr.html. (5) VIRTVS MILITVM (il coraggio dei soldati). Alaric Watson nel suo "Aurelian and the Third Century" sostiene (v. link) che il coraggio dei soldati dell'Illyricum, terra nativa di Aureliano e in generale lo spirito dell'esercito ebbero un significativo riconoscimento nella monetazione. Certe monete ritraggono l'imperatore nell'atto di ricevere una vittoriola da un personaggio corazzato, forse Marte oppure la Virtus, che in ogni caso simboleggia la forza e il coraggio dell'esercito nella sua interezza. Alcune di queste monete possedevano una leggenda intercambiabile VIRTVS (o VIRT) MILITVM, oppure VIRTVS AVG, a sottolineare in forma grafica il rapporto stretto tra l'imperatore e i suoi soldati. Si ricorderà che appena 11 anni prima dell'ascesa di Aureliano, un altro imperatore, Valeriano, aveva subito l'onta della cattura da parte dei Persiani e la morte in prigionia. Il popolo dunque aveva bisogno di essere rassicurato e, come riferisce Kovaliov "Aureliano gettò tutte le forze nella lotta contro i barbari che continuavano a minacciare i confini dell'Impero. La tribù degli Jutungi, che viveva nella Germania meridionale, irruppe in Italia attraverso le Alpi, devastando selvaggiamente la zona prima che Aureliano riuscisse a raggiungerli e a sconfiggerli definitivamente (270). Subito dopo questo episodio l'imperatore dovette accorrere in Pannonia contro i Sarmati e i Vandali. Anche queste tribù furono sconfitte e i Vandali furono obbligati a conferire all'esercito romano 2.000 cavalieri in servizio permanente. In generale, Aureliano associò all'esercito romano contingenti barbari in misura maggiore che i suoi predecessori. Nel 271, mentre l'imperatore si trovava in Pannonia, Alemanni, Jutungi, Marcomanni e altre tribù nordiche in massa compatta irruppero nuovamente in Italia. Questi popoli esigevano il pagamento dei consuetudinari sussidi in denaro ai quali erano stati abituati dai predecessori di Aureliano. L'imperatore, lasciata sul Danubio una parte dell'esercito, accorse col rimanente in Italia. La valle del Po era già stata saccheggiata, le fortezze di Piacenza, Pollenza ed altre erano state prese d'assalto. Una delle armate di Aureliano fu sconfitta; i barbari passarono gli Appennini. Con grandi sforzi Aureliano riuscì a ricompletare i suoi eserciti e sul fiume Metauro arrestò l'avanzata dei barbari. A poco a poco questi ultimi furono ricacciati nella valle del Po e infine, sul Ticino, i Romani conseguirono una vittoria decisiva. Istruito dall'esperienza degli ultimi decenni, in cui la stessa capitale più di una volta si era trovata esposta a gravi pericoli, Aureliano diede inizio ai lavori per cingere Roma di un grandioso sistema di mura fortificate. L'opera fu poi completata dai suoi successori." (6) La moneta in esame fu battuta dalla terza (Γ=3) di cinque officine al tempo operanti nella zecca di cui alla nota 2 precedente. |
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