|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Asse di Hatria - Replica |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
25.7.2014
Egr. Sig.
De Florio,Il peso è di 321 gr (l'ho pesata su una bilancina da cibo). Diametro di circa 85 mm. Non è magnetica: ho provato con una calamita. Mi sembra una lega di bronzo. |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Roma, 30.7.2014
Gentile
Lettrice,mi sono già occupato nel passato di un asse di Hatria (v. link) e ho preso visione del parere negativo, in ordine all'autenticità della moneta, espresso dal forum di numismatica lamoneta.it al quale lei si era rivolta quattro anni fa. Avendone resa pubblica, attraverso la consultazione del forum, l'immagine, la sua moneta è stata segnalata al forum delle repliche numismatiche del Dr. Ilya Prokopov (v. link - iscrizione obbligatoria per la consultazione) che l'ha pubblicata con indicazioni errate sulle caratteristiche fisiche che andrebbero pertanto aggiornate utilizzando i dati da lei comunicatimi. Completato l'esame da lei richiesto, di seguito le rimetto gli elementi raccolti e le conclusioni a cui sono pervenuto: Asse librale1,
zecca di Hatria2,
post 280 a. C., Weber
I 216 (pag. 44), MacDonald
Picenum Hatria 1 (pag. 7), BMC I
Picenum Hadria, var. 2 (pag. 42), HN
Hatria pag. 20. Descrizione sommaria: La ricerca nel web di monete di tipologia simile a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Alla luce di quanto sopra ritengo che la moneta di
figura sia una replica di fantasia realizzata in
tempi moderni, forse per fungere da fermacarte su
una scrivania. Un saluto cordiale. ------------------------------- Note: (1) L'asse
librale di Hatria pesava talvolta anche più dei
404g (6240grs - grani) indicati dal Weber nel suo
catalogo. Sostiene Chiara
Marveggio [RIN 112 (2011) pp. 135-172, v.
link] che "la produzione monetale atriana
utilizza un sistema ponderale in comune con tutto
il versante costiero medio-adriatico (Ariminum,
Luceria, Venusia e la popolazione dei Vestini), a
base decimale (1 asse = 10 unce = 20 semiunce = 5
biunce = 2 quincunce). L’adozione di tale
divisione decimale è avvalorata, secondo gli
studiosi, dalla presenza del contrassegno di
valore sulla quincuncia, reso con cinque globetti
nella maggior parte degli esemplari e con invece
una ‘‘S’’ su due soltanto. Tale duplicità attesta
l’equivalenza tra cinque unce e metà asse, sebbene
l’autenticità dei due pezzi in questione sia
spesso posta in discussione. Tale sistema
ponderale viene fatto risalire al V sec. a. C.,
come confermano i ritrovamenti dei pesi di
Marzabotto — che richiamano l’ambito etrusco —,
derivando probabilmente a loro volta da un
substrato della fase villanoviana."
(2) Traggo dal manuale Historia Numorum di Barclay Head, disponibile in rete all'indirizzo http://www.snible.org/coins/hn/picenum.html, le seguenti notizie concernenti Hatria (più tardi Hadria): la città fu occupata dai Romani nel 289; è incerto che abbia mai battuto moneta prima di quella data (per altre informazioni storiche v. Treccani o Enc.Brit.). Riferisce ancora Chiara Marveggio che "la collocazione cronologica della monetazione atriana è stata molto dibattuta tra Ottocento e Novecento. Da una parte, alcuni studiosi si sono schierati a favore della sua generica anteriorità rispetto alle altre serie italiche di aes grave, sulla base del peso superiore dell’asse atriano in rapporto alla generale tendenza alla svalutazione ponderale dell’analogo nominale di altre zecche, senza tuttavia tener conto dei differenti sistemi ponderali in uso, e dell’assenza sui nominali di Hatria di simbologie relative all’egemonia romana, inspiegabile a loro parere dopo la deduzione della colonia latina, nel 289 a. C.. Altri, invece, propendono per una cronologia posteriore a tale evento e di questa stessa opinione rimangono a tutt’oggi anche Campana e Catalli. A sostegno di tale teoria, viene indicata la presenza dell’etnico in lettere latine, che costituisce una prima spia della non totale autonomia della città durante il periodo dell’emissione: uno dei caratteri della monetazione in quanto tale è infatti la sua ufficialità ed il suo valore collettivo e sociale, rispetto all’individualità delle forme di scambio premonetali come il baratto, e la scelta della rappresentazione iconografica ed epigrafica tende naturalmente a rispecchiare una realtà acquisita, nota e rilevante all’interno di un determinato contesto, in questo caso evidentemente la dipendenza da Roma. Questa teoria sembra rimanere tutt’oggi la più plausibile. Una terza ipotesi colloca invece la serie atriana post 268 a.C., sulla base delle analogie tipologiche e ponderali tra tale emissione e quelle dei Vestini e di Ariminum, proprio in corrispondenza con la deduzione a colonia latina di quest’ultima. (3) Testa di Sileno. Sostiene Chiara Marveggio (v. link) che: "La testa senile in veduta frontale sull’asse costituisce il problema interpretativo maggiore, per il quale sono state proposte molteplici soluzioni: il fondatore della città di Hatria, ossia il dio Hadranus, Pico, Nettuno, Dioniso e Sileno. Quest’ultimo riconoscimento appare oggi il più accreditato sulla base dei confronti iconografici, tra i quali i più significativi sono quelli con un bronzo della Macedonia del 166-165 a. C., una litra di Tuder del 280-240 a. C. e soprattutto una dracma di Catania del 405-403 a. C.. Anche sul tipo del rovescio persistono alcune perplessità, in particolare se l’animale rappresentato sia da identificare con un cane o con un lupo. Purtroppo il particolare iconograficamente ricorrente che potrebbe costituire la discriminante tra la rappresentazione tipica dell’uno o dell’altro canide, ossia la coda (arricciata e corta nel primo caso, lunga e stesa nel secondo) non è visibile e anche i confronti con altre rappresentazioni monetali, ... mantengono la medesima ambiguità. Dal punto di vista invece di una sua possibile associazione con il tipo sul dritto, una coerenza interpretativa si riscontra ..., Sileno era spesso assimilato ad una divinità lare, protettrice della casa come il cane: la posizione accovacciata sembra appunto suggerire un atteggiamento di tranquilla vigilanza, quale potrebbe essere quella di un cane sulla porta della propria casa." (4) Le lettere HAT(ria) (oggi Atri nel Teramano) fanno riferimento alla città nel nome della quale la moneta è stata battuta. Gli assi di Hatria, come tutti i fusi preromani, sono estremamente rari e ricercati dagli studiosi sin dai tempi antichi (collezione Melchiorre Delfico, Sorricchio ecc.); ragione per cui sono stati oggetto di riproduzione in epoca rinascimentale, settecentesca e anche ottocentesca; in molte raccolte pubbliche e private è facile imbattersi in "falsi d'epoca", stimati per autentici. Riprendo dal sito www.lamoneta.it (v. link) il parere di un valente esperto di monetazione fusa italica, il prof. Ing. Enzo Ponte di Torino, il quale sostiene che “l’asse di Hatria, mediamente il più pesante in assoluto tra tutti gli assi fusi, è di stile rozzo e primitivo che trova riscontro, in una certa misura, unicamente nelle monete fuse della vicina Vestini. Le monete dei Vestini, come pure quelle della vicina Carsoli, non hanno divisionali superiori noti. Questa considerazione ha fatto sorgere i primi sospetti sull’effettiva esistenza di divisionali superiori al quatrunx, anche per la monetazione atriana. Sono state attentamente controllate le fotografie riportate dall’Haeberlin: i dettagli dei tipi degli assi di Hatria sono diversi per ogni esemplare. Anche l’esame degli esemplari comparsi in aste o visionati in collezioni private conferma la grande varietà delle matrici di fusione, elemento alquanto strano se si considera l’esiguità del numero delle monete note a tutt’oggi. Non sono riuscito a trovare due esemplari attribuibili all’opera dello stesso incisore, come invece accade per altre serie o per altri tipi. Inoltre i pezzi che ho potuto visionare presentano patine non convincenti. Alcuni esperti hanno avanzato l’ipotesi di falsi ottocenteschi, prodotti in esemplari di volta in volta unici. Seri dubbi sono stati avanzati anche per il quincunx: la conchiglia, dalla quale esce la testa di Medusa, sarebbe frutto di una fantasia recente.” Il Campana nel suo Corpus Nummorum Antiquae Italiae (del 1994) riporta tutti gli assi a lui noti (78 esemplari): sono 7 varianti di assi per il dritto e 7 per il rovescio per un totale di 14 tipologie di assi differenti (HAT al dritto o al rovescio, con la singola lettera H dritta o coricata, con HH, con L (arcaica), con I sopra o sotto il cane, senza il segno di valore, ecc.). In più, la lettera H si presenta a volte con i tratti verticali curvi, a volte con i tratti perfettamente dritti - v. link. In proposito Chiara Marveggio riporta che "le ragioni principali del sospetto di falsificazioni sorgono in rapporto a tre osservazioni, relative alla patina — poco convincente su numerose monete, alle numerose varianti della collocazione della legenda e del segno di valore, della loro presenza al dritto o al rovescio e della stessa scrittura in senso destrorso o retrogrado e anche all’esistenza stessa del nominale maggiore della serie, in quanto sono comunque presenti alcune serie di aes grave nel contesto italico prive dei divisionali superiori, come ad esempio presso i Vestini o le emissioni di Carsoli." (5) Il segno del valore della moneta, è dato dalla lettera I o dal segno più antico (=1 libbra di Hatria). |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|