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Tetradrammo alessandrino, Carino ed Elpis | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
20.7.2015
Da Facebook
Mico Meco:"Riuscite a darmi qualche delucidazione ??? è piccola come dimensione ma pesante non so di che metallo è. Siccome sono un ..testone. Ho cercato in rete e di sicuro L B è la zecca di Alessandria d'Egitto ed è una Tetradramma. ... gli imperatori che più si avvicinano alla figura e il retro sono Carino 283-284 è oricalco e la misur...Altro..." |
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Roma, 20.8.2015
Intervento su Facebook Mico
Meco:Mi sono già occupato nel passato di questa tipologia monetale (v. link). Non mi resta quindi che riprendere il discorso già svolto adattandolo al caso specifico: Tetradrammo1, zecca di Alessandria, SNGuk_1202_4832, Milne 47012 Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili):
Un saluto cordiale. ----------------------------------- Note: (1) Tetradrammo in oricalco. Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei tetradrammi della tipologia di figura presenti nei link di cui sopra:
(2) La classificazione Milne 4701 è dedotta dai link di cui sopra ma non verificata sul testo di cui non è disponibile una visione on line. (3) Αυτοkρατωρ Καισαρ Μαρκοc Άυρηλιοc KAPINOC CEBαστοc (equivalente alla titolatura romana IMPerator Caesar Marcus Aurelius CARINVS AVGustus). Il padre di Carino, Marco Aurelio Caro, fu acclamato imperatore dall'esercito alla morte di Probo il settembre del 282 d. C. Poco dopo l'ascesa al trono egli conferì il titolo di Cesare ai due figli, Marco Aurelio Carino, nel cui nome fu battuta la moneta provinciale di figura, e Marco Aurelio Numeriano, rispettivamente di 33 e 28 anni. Nel dicembre del 282 o agli inizi dell'anno successivo le esigenze della guerra persiana costrinsero Caro e Numeriano a partire per l'Oriente, mentre Carino rimase a Roma a curare gli affari di stato e a difendere i confini gallici. Lungo la strada padre e figlio intervennero con successo sui Sarmati e i Quadi in Pannonia prima di raggiungere il teatro delle operazioni in Persia. Al momento di attraversare il confine persiano, verosimilmente agli inizi del 283, Caro decise di elevare i figli al rango di Augusti ed ebbe cura di riconoscere al figlio maggiore Carino l'anzianità di comando che, in virtù dell'età, gli era dovuta rispetto al fratello Numeriano. Il Tigri fu attraversato e l'esercito avanzò fino a Ctesifonte facendo un ricco bottino, quando avvenne la singolare disgrazia, un fulmine uccise Caro tra l'agosto e il settembre del 283 o più probabilmente nel mese di novembre. Numeriano procedette lentamente sulla strada del ritorno in Europa quando anche lui perì improvvisamente, forse assassinato, nei pressi di Heraclea nel settembre÷novembre del 284. Questa versione dei fatti, presentata dal RIC, si discosta in parte dall'altra adombrata in altra pagina di questo sito e avanzata dallo storico Kovaliov, secondo il quale alla base delle due morti improvvise di Caro e di Numeriano ci sarebbe stata la congiura ordita dal prefetto del pretorio Flavio Apro che aspirava al potere. Diocleziano, l'ufficiale di grado maggiore al seguito di Numeriano colse l'occasione offertagli dalla morte del proprio sovrano per uccidere l'infido Flavio Apro e farsi proclamare imperatore dalle truppe. Carino, appresa la notizia della morte del fratello e dell'acclamazione di Diocleziano, mosse contro di lui. Sulla strada dovette però reprimere la rivolta di Marco Aurelio Giuliano di Pannonia poi sconfitto e ucciso in battaglia a Verona verso l'inizio del 285. Lo scontro con Diocleziano si svolse nella primavera successiva a Margus in Moesia, al confine danubiano. Diocleziano fu battuto in battaglia ma, incredibilmente, vinse la guerra perché Carino fu assassinato da un ufficiale del suo seguito la cui moglie egli aveva sedotto. Le donne del resto avevano rappresentato, sembra, un grosso problema per Carino: secondo il RIC ne avrebbe sposate nove, dell'ultima delle quali soltanto ci è pervenuto il nome, Magnia Urbica, donna di singolare bellezza che ha lasciato di sé un'immagine sulle monete a lei dedicate (v. link). (4) Elpis, la Spes latina, personificazione della Speranza (iconografia basata sul profilo - di solito a sinistra - della Kore arcaica o delle statue di "Persefone", come suggerisce il sito: http://etext.lib.virginia.edu/kinney/small/n3.htm), viene di solito rappresentata nella monetazione romana come leggiadra fanciulla che si muove a passo di danza recando un fiore e sollevando un lembo della veste. Riferisce BMC che la Spes fece il suo primo ingresso nella monetazione romana con l'imperatore Claudio. Di lei scrisse versi Ovidio (Ex Ponto, I 6,29-54), "Haec dea, cum fugerent sceleratas numina terras, in dis invisa sola remansit humo" [n.d.r.; quando dagli altri numi deserto fu lo scellerato mondo, sola costei rimase nella, agli dei invisa, terra]. (5) L B, ove L, che sta per ETOYC (nell'anno..), introduce il periodo di regno identificato dal numerale successivo, B (=2), individuandosi così nel secondo anno di regno di Carino (283-284 d. C., v. link), la data di emissione della moneta. |
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