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Giulia Augusta, Stobi e la Vittoria | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
10.11.2016
..ultima per
finirepeso 10,89 gr - 26mm - 6h Grazie per la disponibilità. |
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Roma, 19.11.2016
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: AE261, zecca di Stobi2, 193-217 d. C., Varbanov 3922 var. Descrizione (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque illeggibili): La ricerca nel web di monete di tipologia simile ha prodotto i seguenti risultati:
Concludo osservando che, per quanto consentito da una valutazione a distanza, la moneta appare autentica. Un saluto cordiale. ---------------------------------- (1) AE26
(moneta in bronzo del diametro di c. 26mm).
Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche
delle monete della tipologia di figura tratte dai
link di cui sopra:
(2) Stobi (v. wikipedia) era una città della regione storica della Peonia (Macedonia), oggi Gradsko (v. link). Le monete di Stobi presentano numerose varianti nello sviluppo della leggenda del rovescio. (3) IVLIA AVGVSTA. Come si evince dall'acconciatura dei capelli, il personaggio di figura è Giulia Domna, moglie dell'imperatore Settimio Severo. Interessante la sua storia nel segno degli astri. L'oroscopo le faceva credere che un giorno sarebbe diventata regina. Suo padre, Giulio Bassiano (nome che Giulia avrebbe poi trasmesso al figlio Caracalla), era sacerdote e custode di un tempio di Emesa in Siria dove si venerava il frammento di un meteorite. Settimio Severo, generale romano, da poco vedovo e credente negli astri, a Bassiano si era rivolto per un presagio sul proprio futuro. Fu così che i destini di colei che secondo gli astri sarebbe diventata regina e di colui che aveva tutta l'ambizione di diventare imperatore si incrociarono e l'unione fu inevitabile. La grande occasione per Settimio Severo si presentò nel 193 d. C. quando, alla morte di Pertinace, i pretoriani misero all'asta al migliore offerente il seggio imperiale. Concorsero alla tenzone l'effimero Didio Giuliano, che durò in carica appena 66 giorni prima di essere ucciso dagli stessi pretoriani, poi Pescennio Nigro, Clodio Albino e Settimio Severo che prevalse sugli avversari e avviò a Roma una monarchia ereditaria di stampo militare. Egli governò sino al 211, anno della morte. Giulia si fece conoscere nei salotti romani per le doti di intelligenza e cultura, sino a diventare punto di riferimento per la vita religiosa e filosofica del tempo. L'influenza che esercitò anche nella vita politica trova riscontro sul rovescio di quelle monete che parlano di lei come di "Mater Senatus" e "Mater Patriae". Altre monete narrano la sua influenza nell'ambito militare ("Mater Castrorum"). Giulia dette al sovrano due figli maschi, Caracalla e Geta (e alcune femmine non passate alla storia), personaggi inetti e incapaci a cui il padre volle tuttavia conferire il titolo di Augusti, rispettivamente nel 198 e nel 209. I due fratelli non andavano molto d'accordo ma Giulia cercò di stemperarne il carattere. Alla morte di Settimio Severo fu lei che dietro le quinte seguì gli affari di stato senza tuttavia riuscire ad impedire il peggio. Si narra che Caracalla, stanco di condividere il potere con il fratello lo uccidesse nel 212 alla presenza della madre e ne decretasse la "damnatio memoriae". Nonostante il dolore per la perdita del figlio, Giulia appoggiò quello superstite il cui governo fu caratterizzato dalla crudeltà verso gli avversari o sospetti tali e dalla stravaganza nei comportamenti. Nel 217, mentre era in viaggio da Edessa a Carrhae per una visita al celebre tempio dedicato al siriano dio Lunus, Caracalla fu ucciso da un soldato della guardia del corpo su istigazione di Macrino, capo dei pretoriani, e Giulia finì esiliata ad Antiochia. Il dolore per la perdita dell'ultimo maschio e del potere la portarono nello stesso anno alla disperazione e al suicidio per inedia. Chi sa se le stelle glielo avevano predetto! (4) MVNICIPium STOBENSium (Municipio degli Stobensi). Il simbolo della Vittoria sul rovescio della moneta ben si addice ad una moneta di Stobi, importante oppidum (fortezza) della Macedonia romana. Traggo da ''Stobi, Results of the Joint American-Yugoslav Archeological Investigations, 1970-1981'' le note storiche che seguono: "Tra i centri urbani dell'Impero Romano una particolare attenzione è stata a lungo dedicata a Stobi dagli studiosi per alcuni aspetti insoliti se non unici della sua evoluzione storica. Nelle provincie grecofone è l'unica città ad avere ottenuto il riconoscimento, durante le Guerre Civili nel periodo tardo repubblicano, di "oppidum civium Romanorum" (città di cittadini romani). Più tardi Stobi fu elevata al rango di "municipium", onore condiviso nell'Oriente greco solo con Coela nel Chersonneso Tracico, come si apprende, non dalla letteratura, ma dalle iscrizioni e dalle monete battute sotto Vespasiano e sino a Elagabalo. Per giunta, tra i municipi posti al di fuori dell'Italia, Stobi è l'unico cui fu riconosciuto lo "ius italicum", privilegio che comportava l'esenzione da alcuni tributi come il "tributum soli" e la "tassa sulla proprietà terriera". Pochi riferimenti in letteratura toccano Stobi nel periodo della tarda Repubblica e del primo Impero, tuttavia la località è in vario modo menzionata da diversi autori. Livio ne parla ripetutamente come di città della Peonia e riferisce che Filippo V vi condusse operazioni militari nel 197 a. C. Inoltre Livio, in un passaggio sulla fondazione della città di Perseis in Macedonia nel 183 a. C., ricorda Stobi come "vetus urbs", città antica. Nel 167 a. C., Emilio Paullo divise la Macedonia in quattro "merides" (distretti) e dispose che le città del terzo distretto inviassero il sale a Stobi che doveva diventare l'unico mercato della regione da cui i Dardani potevano acquistare il prodotto. I vescovi cristiani di Stobi sono citati in varie lettere e documenti, a partire da Budio il quale partecipò al concilio di Nicea nel 325 d. C. e di seguito altri sino alla fine del settimo secolo. Teodosio I emise da Stobi due editti nel 388. Inoltre Stobi, nell'ultima parte del quarto secolo, divenne parte della provincia di breve vita nota come Macedonia Salutaris cui servì probabilmente da capitale; lo stesso accadde nei secoli quinto e sesto nella provincia Macedonia Secunda. Si sa anche di un disastro militare nel 482 quando gli Ostrogoti catturarono la città massacrandone la guarnigione. Quanto alla storia successiva sappiamo della distruzione della guarnigione di Stobi nel 1014 da parte dell'imperatore bizantino Basilio II". |
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