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Vitellio e la Fedeltà
degli Eserciti |
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8.3.2017
Buona sera,
sig. Giulio,Vorrei chiedere se è possibile avere qualche informazione su questa moneta: valore e grado di rarità. La moneta non ha reazione alla calamita, il suo peso è di 8,84g e il diametro è di 29mm. L'imperatore dovrebbe essere Vitellio. Grazie e buona serata. |
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Roma, 11.3.2017
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Asse1,
zecca di Tarraco (?), gennaio-giugno 69 d. C.2, Ric I
42 (pag. 270), BMC I
103 (pag. 389), Cohen
I 34 (pag. 358), indice di rarità
"C" Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque illeggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di
figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ----------------------------------
(2) gennaio-giugno 69 d. C. La Spagna e con essa Tarragona, dove la moneta verosimilmente fu battuta (perché la zecca di Lugdunum era stata per lungo tempo inattiva), si unì a Vitellio subito dopo che questi rifiutò la fedeltà a Galba. La monetazione in bronzo di Tarragona appartiene quasi per intero al periodo che precede il 18 luglio. Solo rare monete attribuiscono a Vitellio il titolo di Augusto che egli accettò solo dopo quella data. (3) Vitellio. Nel 68, contemporaneamente alla rivolta di Vindice in Gallia, Servio Sulpicio Galba, governatore della Spagna Tarraconense, si ribellò a Nerone. La sua azione ebbe successo; l'8 giugno 68 il senato dichiarò Nerone nemico pubblico e proclamò imperatore Galba; seguì il suicidio di Nerone per mano del liberto Epafrodito. Marco Salvio Otóne (lat. M. Salvius Otho), amico di Nerone che ne aveva sposato la moglie Poppea dopo il divorzio, mentre era in Lusitania con funzioni di legato, appresa la notizia della morte di Nerone, aderì subito a Galba nella speranza di essere da lui adottato, ma, non essendovi riuscito, attrasse a sé gli elementi fedeli alla dinastia giulio-claudia atteggiandosi a vendicatore di Nerone; conquistatosi il favore dei pretoriani, fece uccidere Galba e si fece acclamare imperatore (15 gennaio 69). Poco prima, il 1.1.69, le legioni della Germania Superiore avevano rifiutato la fedeltà a Galba. Il 2 gennaio del 69, Aulo Vitellio, comandante della Germania inferiore, ribellatosi a Galba, era stato salutato imperatore dalla I legione, presto seguita dalle altre e da quelle della Germania Superiore. L'annuncio della sostituzione di Galba con Otone colse Vitellio in marcia verso l'Italia. A lui avevano aderito la Gallia Belgica, la Lugdunense, la Rezia, l'Aquitania, la Gallia Narbonense, la Britannia e la Spagna. Con abile manovra militare, avendo diviso in due le sue forze, Vitellio entrò in Italia, superando la debole resistenza di Otone che, battuto (attorno al 17 aprile del 69) presso Bedriaco, si suicidò. Il 19.4.69 Vitellio fu riconosciuto a Roma come imperatore. La sua prima emissione lo mostra a testa nuda, come Otone, il dritto è A VITELLIVS GERMANICVS IMP. La seconda emissione, successiva alla prima, è forse dell'inizio di maggio, la testa è ora laureata, la leggenda è A VITELLIVS GERMAN IMP TR P. Il tipo durerà sino al 18.7.69 quando Vitellio, facendo il suo ingresso a Roma, accettò il titolo di Augusto. Vitellio non seppe sfruttare concretamente il successo, non avendo vere doti militari e non essendo in grado di rendersi conto della vicenda in cui era stato trascinato. Riconosciuto rapidamente dall'Oriente, dette inizio ad una politica di vendetta sugli ex oppositori e atteggiandosi, anche nei costumi, a successore di Nerone, scontentò tutti. Contro di lui le legioni del Danubio e dell'Oriente si accordarono sul nome di Vespasiano, salutato imperatore in Egitto (1º luglio 69). Privo dei legati migliori, o tradito da essi, Vitellio non fu in grado di opporre resistenza alle truppe del nuovo imperatore, guidate da M. Antonio Primo e il suo esercito venne sconfitto davanti a Cremona. A Roma, Vitellio era pronto a cedere il potere al fratello di Vespasiano, Flavio Sabino ma, costretto dal popolo a restare, organizzò una spedizione contro di lui asserragliato nel Campidoglio, nel corso della quale il tempio di Giove Capitolino fu dato alle fiamme. La sera stessa (20 dicembre 69), vinte le ultime resistenze, Antonio Primo entrò a Roma e Vitellio, dopo aver tentato di fuggire, venne catturato e precipitato dalle gemonie, la scalinata lungo le pendici del Campidoglio dove si esponevano i corpi dei giustiziati prima di buttarli nel Tevere. (4) A VITELLIVS IMP GERMAN. "IMP GERMAN" ha il significato di Imperator Germaniarum (Imperatore per volontà delle Germanie), ossia degli eserciti romani acquartierati in quelle province (v. BMC pag. ccxxiii). La forma GERM IMP adottata dalla zecca di Roma rappresenta il tentativo dei funzionari romani di convertire il primo titolo arrogante e di sfida in una forma più costituzionale. Anche nella nuova forma il titolo è insolito, laddove stabilisce una connessione diretta tra Germanicus e Imperator. Claudio e Nerone pongono entrambi GERM subito dopo AVG e più tardi IMP dopo TR P. Il titolo di Cesare fu rifiutato da Vitellio e fu da lui accettato per timore superstizioso solo poco prima della caduta. (5) FIDES EXERCITVVM (la fedeltà degli eserciti). Gli eserciti sono in primo luogo le armate della Germania Superiore e Inferiore, sebbene il messaggio fosse rivolto alla platea più larga possibile. (6) Mani congiunte. Il tipo, simboleggiante la concordia, è di origine gallica perché appare per la prima volta sulle monete dopo il rientro di Cesare a Roma nel 49 a. C. (7) S. C. (Senatus Consulto, "per decreto del Senato") era la consueta sigla apposta sui nominali in bronzo romani (sesterzi, dupondi e assi) ad indicare la competenza esclusiva del Senato Romano nelle decisioni attinenti alle emissioni di quelle monete (la monetazione in oro e in argento, che non riporta quella sigla, rientrava invece nelle competenze dirette dell'imperatore). Tuttavia, come si evince dal colore rosso con il quale la sigla è riportata nella descrizione sommaria, la sigla senatoria sulla moneta in esame è erosa o mancante all'origine. Non ravvisandone tracce nella foto esaminata, sono propenso a ritenere che la sigla fosse assente già all'origine. Se è così, non è il primo caso. Altri sono emersi nel corso di una discussione (vedere in proposito le immagini di cui ai link13 e link14 sovrastanti) nel forum di numismatica http://www.numismatikforum.de/viewtopic.php?t=11947 nel quale lo studioso Curtis Clay ha spiegato che l'assenza della sigla è verosimilmente dovuta ad una disattenzione dell'incisore provinciale che ha curato l'emissione. |
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