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Massimo Cesare, Principe della gioventù | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
28.11.2017
diametro
2,9mmSpessore 0,4mm Peso 17g |
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Roma, 30.11.2017
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Sesterzio1,
zecca di Roma, inizi del 236÷marzo-aprile del 238 d.
C.2,
RIC
IV/II 13 (pag. 156), BMC VI
213 (pag. 240), Cohen
IV 14 (pag. 526), indice di rarità
"C" Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. (1) Il sesterzio di Massimo/Massimino pesava mediamente 21g (media calcolata da BMC su 82 esemplari). Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei sesterzi della tipologia di figura tratte dai link di cui sopra:
(2) La data di emissione della moneta è associabile all'arco temporale compreso tra il riconoscimento da parte del senato del titolo GERM (inizio 236) e la morte di Massimino (aprile 238). (3) MAXIMVS CAESar GERManicus. Gaio Giulio Vero Massimo, figlio di Massimino Trace e di Cecilia Paolina, secondo la Historia Augusta (v. link), era un giovane di una tale bellezza che ovunque le donne si innamoravano di lui, ed alcune aspiravano ad avere un figlio da lui. Pareva poter raggiungere un tale sviluppo fisico da eguagliare il padre, ma morì a vent'anni, nel pieno della gioventù, o come sostengono altri a diciassette anni. Ebbe un'adeguata istruzione sia nelle lettere latine che in quelle greche, oltreché in oratoria, grammatica e retorica. Sembra che Severo Alessandro avesse pensato di dargli in sposa la sorella, Teoclia, considerando la bellezza, cultura ed educazione alle raffinatezze greche del giovane, ma le origini barbare del genitore, Massimino il Trace, lo sconsigliarono di concretizzare l'unione. Alessandro nutriva per lui una sincera simpatia, tanto da prestargli l'abito per partecipare ad una cena alla quale si era presentato senza l'indumento per l'occasione. Secondo la Historia Augusta era di una superbia insolente, al punto che, mentre il padre, pur nella sua brutalità, si alzava in segno di deferenza di fronte a molti personaggi di un certo rango, lui al contrario se ne stava seduto. Amava la vita spensierata; era sobrio nel bere vino, avido di cibo e soprattutto di cacciagione, tanto da non mangiare altro che cinghiale, anatre, gru e ogni specie di selvaggina. Un anno dopo l'ascesa, il padre lo nominò principe della Gioventù e Cesare dell'Impero romano. Suo padre, disse di averlo fatto Cesare, perché Roma potesse ammirare la sua prestanza con la porpora indosso, così che il popolo romano e il Senato potessero giurare di non aver mai avuto un principe tanto bello. Gaio Giulio Vero Massimino, suo padre, era un Trace di famiglia contadina (per questo passato alla storia come Massimino il Trace), altissimo e di grande prestanza fisica che, entrato nei ranghi dell'esercito ai tempi dell'imperatore Settimio Severo, vi aveva fatto carriera sino a diventare governatore della Mesopotamia. Il 22 marzo del 235, nel corso di un ammutinamento, furono trucidati, nel loro campo vicino Magonza, l'imperatore Severo Alessandro e sua madre, Giulia Mamea; le truppe acclamarono immediatamente, come imperatore, Massimino. Egli combatté con successo contro i Germani ma a Roma era inviso alla nobiltà e solo malvolentieri il Senato gli riconobbe il titolo di Augusto. Verso la fine del 235 o agli inizi del 236, come conseguenza delle vittoriose campagne contro i Germani, i Sarmati e i Daci, gli furono riconosciuti i titoli di "Germanicus", "Sarmaticus", "Dacicus". Massimino riuscì a scampare a due congiure (il complotto di Magnus ordito dal Senato poco dopo la sua elevazione e quello di Tito Quartino, capo degli arcieri Osroeniani, devoti al predecessore, Severo Alessandro, che volevano vendicare. Nel 238, prima la ribellione dei Gordiani contro le imposizioni fiscali in Africa, poi quella del Senato che portò all'ascesa di Pupieno e Balbino, indussero Massimino a muovere contro Roma. Ma, dopo un assedio non coronato da successo della città di Aquileia, attorno al 15 aprile 238, i soldati della II legione Partica (solitamente di stanza nei castra Albana), sofferenti per la fame e le malattie, presi dal panico, verso mezzogiorno, durante una pausa del combattimento, strapparono le immagini del sovrano dalle insegne militari, per segnalarne la deposizione, poi lo assassinarono assieme al figlio. Infilate quindi le loro teste in cima a delle picche, ne fecero mostra agli Aquileiensi e inviarono nell'Urbe le loro spoglie mortali. A Roma le statue e i busti dei due defunti vennero abbattute mentre il prefetto del pretorio di Massimino e altri suoi amici furono assassinati. Come "poena post mortem", le salme furono smembrate e date in pasto ai cani. Il Senato elesse imperatore il tredicenne Gordiano III e ordinò la damnatio memoriae per Massimino. (4) PRINCIPI IVVENTVTIS (Al Principe della Gioventù). Il titolo puramente onorifico di Principe della Gioventù conferito al figlio Massimo, anticipa il futuro di un erede al trono e rende manifesta la volontà di Massimino di fondare una dinastia. Il Principe della Gioventù è ritratto nell'atto di impugnare la lancia, simbolo del potere militare e sorreggere lo scettro, simbolo del potere sull'orbe terrestre. |
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