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Treboniano Gallo e Marte con lancia e scudo | ||||||||||||||||
23.5.2018
Gent.mo Sig.
Giulio De Florio,Le trasmetto 2 foto della moneta in oggetto chiedendo un Suo autorevole esame. La mia personale ricerca mi ha fatto pervenire ad una diversa identificazione. Infatti ritengo che la moneta in questione sia un asse di Treboniano Gallo 251-253 dC.; comunque i dati fisici di questa moneta sono: Metallo : AE (privo di materiale ferroso) con patina marrone; Peso: 6,9g: Diametro: 23,5mm; Asse di conio: h6; Descrizione: D/ IMP CAE C VIB TREB GALLUS AVG - Busto a destra laureato, drappeggiato e corazzato; R/ VIRTVS AVGG - Marte, stante a sinistra, si appoggia ad uno scudo e sorregge una lancia con la mono sinistra; come si può notare le descrizioni si riferiscono ad un sesterzio di Treboniano (RIC 126a) ma il peso e il diametro sono quelli di un "asse" di cui non sono riuscito a risalire al RIC di riferimento. Mi può aiutare al riguardo? Grazie anticipatamente: Cordialmente La saluto. |
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Roma, 24.5.2018
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Asse1, zecca di Roma, 251-3 d. C., RIC IV/III 126b (pag. 173), Cohen V 135 (pag. 253), indice di rarità "R" Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. -------------------------------
Che la moneta sia un asse e non un sesterzio ce lo dice non solo il peso ma anche la leggenda del dritto rappresentata nella descrizione sommaria. I sesterzi della tipologia di figura, classificabili Ric 126a, hanno una leggenda del dritto IMP CAE C VIBIVS TREBONIANVS GALLVS AVG (v. ad es. il link), palesemente diversa da quella degli assi. (2) IMPerator Caesar Caius VIBius TREBonianus GALLVS AVGustus. Traggo dal manuale di "Storia di Roma" del Kovaliov le informazioni storiche che seguono: "Nel 251 d.C., i Goti, sotto la guida del loro capo Cniva, avevano di nuovo passato il Danubio inferiore e invaso la Mesia. Il primo ad opporre loro resistenza era stato il legato della provincia Caio Treboniano Gallo, sotto le mura della città di Novi sulle sponde danubiane. Però l'enorme massa di Goti, forte di circa 70,000 uomini, era avanzata come una valanga e si era fermata sotto le mura di Nicopoli, posta fra il Danubio e i monti balcanici. Attraverso i passaggi montani i barbari erano riusciti a penetrare nella fertile Tracia. Il governatore della provincia, Lucio Prisco, aveva riunito grandi forze nella fortezza di Filippopoli. Era necessario resistere fino all'arrivo dell'imperatore Decio che a marce forzate proveniva dall'Occidente. Intanto in tutte le località circostanti si elevavano sinistre le fiamme degli incendi... Infine Decio arrivò. I Goti attaccarono di sorpresa l'esercito romano stanco e lo dispersero. Prisco, con il pretesto di una presunta morte di Decio, condusse trattative segrete coi Goti promettendo di consegnare loro la città se essi lo avessero riconosciuto imperatore. L'accordo fu concluso, Filippopoli fu spietatamente saccheggiata (si dice che in quel frangente perissero 100.000 abitanti), ma Prisco non riuscì a diventare imperatore. Decio era vivo e stava raccogliendo sul Danubio un nuovo esercito. Egli intendeva attaccare i Goti quando questi, carichi di bottino, si fossero rimessi sulla via del ritorno. La battaglia decisiva ebbe luogo a nord di Nicopoli (Abrittus, giugno del 251). In uno dei primi scontri cadde Erennio Etrusco, il figlio di Decio. I Goti si schierarono su tre linee, disponendo la terza dietro uno stagno. Le truppe romane riuscirono a rompere le prime due linee, ma nel tentativo di forzare la terza Decio morì e non si riuscì neppure a trovarne il cadavere (251). Nell'esercito si sparse la voce che colpevole della morte di Decio fosse Treboniano Gallo il quale, accordatosi coi Goti, avrebbe attirato l'imperatore verso lo stagno indicandogli una via falsa. Quale sia la verità noi non sappiamo; comunque, in quel frangente, fra i comandanti romani Gallo era il più meritevole e più vicino all'imperatore. Nessuna meraviglia quindi se l'esercito lo nominò subito imperatore. Gallo elesse conregnanti il proprio figlio Volusiano e il figlio di Decio, Ostiliano (quest'ultimo d'altra parte morì presto, colpito dalla pestilenza). Con i Goti Gallo concluse una pace non troppo onorevole, permettendo loro di andarsene con il bottino e impegnandosi a pagare ogni anno una specie di stipendio. Due anni dopo i Goti passarono di nuovo il Danubio. Il governatore della Mesia inferiore, Marco Emilio Emiliano, inferse loro una dura sconfitta e per questa ragione fu acclamato imperatore dai suoi soldati! Gallo non seppe organizzare la difesa dell'Italia. Le truppe di Emiliano giunsero quasi fino a Roma senza incontrare alcuna resistenza. Solo vicino alla capitale le attendevano Gallo e Volusiano che furono sconfitti e morirono entrambi (253)." (3) VIRTVS AVGG (il coraggio degli Augusti). Il personaggio rappresentato nel rovescio, forse Marte oppure la Virtus, in ogni caso simboleggia il coraggio e la determinazione dei due Augusti nel contrastare la minaccia originata dai nemici interni ed esterni. |
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