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5.1.2023
Buongiorno,
come da oggetto, vorrei avanzare richiesta di consulenza numismatica, gratuita, a scopo di studio per la moneta in immagini allegate. I dati relativi da me rilevati, sono: Peso: 23,2g Diametro: 30,1mm Colore: Bronzo Asse di conio: ore 12 Lega stimata: Bronzo Materiale ferroso non rilevato. In attesa di cortese riscontro, la ringrazio per la disponibilità. Autorizzo l’uso incondizionato di immagini allegate. Cordiali saluti. |
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Roma, 6.1.2023
Egregio
Lettore, di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Sesterzio1, zecca di Roma, 222 ÷ 235 d. C., RIC IV/II 679 (pag. 125), BMC VI 664 (pag. 179), Cohen IV 26 (pag. 493), indice di rarità "C" Descrizione sommaria (sono indicate
in rosso le parti della leggenda usurate o comunque
non più leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. --------------------------
(2) IVLIA MAMA - EA AVGVSTA (Iulia Mamaea Augusta, Giulia Mamea Augusta). Dopo l'assassinio di Caracalla e l'esilio e la morte di Giulia Domna, moglie dell'imperatore Settimio Severo, Macrino aveva assunto la porpora ma il suo regno era destinato a durare appena 14 mesi perché una ribellione dell'esercito, fomentata da Giulia Mesa, sorella di Giulia Domna, portò alla fine dell'usurpatore e alla sua esecuzione l'8.6.218. Giulia Mesa, madre di Giulia Semia e di Giulia Mamea (v. dinastia Severi), disponendo di immense ricchezze e influenza politica, aveva architettato la congiura per mettere al posto di Macrino il quindicenne Elagabalo, figlio di Giulia Semia. Grazie agli intrighi della madre e della nonna, Elagabalo fu fatto passare per figlio naturale di Caracalla (di qui il nome Marco Aurelio Antonino), quindi proclamato imperatore dalla legione romana di Emesa e riconosciuto Augusto il 16.5.218. A Roma Elagabalo condusse vita dissoluta e lasciò il governo dello stato nelle mani della nonna. Quando costei comprese che il nipote era assolutamente incorreggibile e che non solo sarebbe stato incapace di consolidare la dinastia, ma al contrario l'avrebbe inevitabilmente portata alla rovina, convinse Elagabalo ad adottare il cugino Alessandro, figlio di Mamea (la più giovane delle figlie) e a proclamarlo Cesare. Poco dopo (inizio del 222) Elagabalo, allora diciottenne, fu eliminato dai pretoriani insieme alla madre Giulia Semia e a tutta la loro cricca e il 13 marzo 222 il quattordicenne Alessandro divenne imperatore sotto la tutela della nonna prima (sino alla sua morte nel 226) e poi della madre. Mamea (v. wikipedia) è raffigurata sulle monete in associazione alle figure di Giunone conservatrice, Venere felice, Vesta, Pudicizia e "Felicitas publica", ciò nell'intento di conferire ufficialità al suo ruolo di promotrice del "ritorno all'ordine" dopo gli eccessi di Elagabalo. La donna aveva una buona reputazione di modestia, prudenza e fedeltà alla dinastia. Alessandro, una volta giunto alla maggiore età, la volle nominare, "consors imperii" (consorte dell'impero), qualifica che la rendeva "associata nel comando". La situazione probabilmente lo richiedeva, ma era un'innovazione azzardata, nessuna donna aveva mai ricoperto una posizione simile. La novità causò malumori nell'esercito e nei gruppi più tradizionalisti che accusarono di debolezza il giovane imperatore, considerato succube della madre. Come Giulia Domna prima di lei, Mamea ricevette nel 224 il titolo di "Mater Castrorum" (madre degli accampamenti) e nel 226 quello di "Mater Senatus" (madre del Senato). Nella veste di co-reggente, accompagnò il figlio nelle campagne militari, secondo una prassi iniziata da Giulia Domna. Ma adesso i ruoli si erano invertiti e Mamea di fatto controllava le decisioni del giovane imperatore. Mamea si recò quindi in oriente per la campagna contro i Parti e poi passò nelle province della Germania e lì, a Mogontiacum (moderna Magonza), trovò la morte insieme al figlio quando soldati infedeli irruppero nella tenda imperiale uccidendoli il 22 marzo 235 d.C.". (3) FELICITAS PVBLICA. Felicitas era per i Romani la personificazione della fortuna favorevole. Sostiene lo Stevenson che nelle monete imperiali romane la Felicitas fosse coperta da una stola e ritratta in diverse posture e atteggiamenti, talora in piedi, talora seduta come nella moneta di figura, mentre sorregge con la mano destra un caduceo, simbolo della pace, e con l'altra una cornucopia, simbolo dell'abbondanza dei beni materiali concessi dalla provvidenza. Il Senato Romano sosteneva che i prìncipi dovessero porre la felicità pubblica a fondamento dell'azione di governo mentre i governanti si sforzavano di sottolineare come la felicità pubblica fosse una benedizione intrinseca del loro regno. (4) S C (Senatus Consulto, "per decreto del Senato") era la consueta sigla apposta sui nominali in bronzo romani (sesterzi, dupondi e assi) ad indicare la competenza esclusiva del Senato Romano nelle decisioni riguardanti l'emissione di quelle monete (la monetazione in oro e in argento, che non riporta la sigla, rientrava invece nelle competenze dirette dell'imperatore). |
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