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Roma, denario, Caracalla Cesare e la Pietas | ||||||||||||||||||||||||
9.5.2024
..da
Ancient & Medieval Coins.Please can I have a RIC for this one if possible thank you. |
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Roma, 16.5.2024
Egregio Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Denario1, 196-198 d. C., RIC IV/I 12 (pag. 213), BMC V 204 (pag. 53), Cohen IV 180 (pag. 163), indice di rarità "S" Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di
figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. Giulio De Florio
(2) M AVR ANTON - CAES PONTIF (Marcus AVRelius ANTONinus CAESar PONTIFex). Traggo dal Kovaliov alcune note su questo imperatore. "Fin dal 196, Settimio Severo aveva proclamato Cesare, sotto il nome di Marco Aurelio Antonino, il figlio di 8 anni Bassiano, passato alla storia come Caracalla per via di un mantello con cappuccio all'uso gallico che soleva indossare e che era diventato di moda a Roma. Due anni dopo (198 d.C.) lo aveva fatto suo conregnante con il titolo di Augusto. Alla fine del regno si era comportato allo stesso modo con il secondo figlio, Geta. Nel 211 Settimio morì in Britannia durante la guerra con le tribù indigene, sicché Roma finì governata da due imperatori legali che si odiavano a morte, ognuno di loro sostenuto da una parte dei cortigiani e della popolazione. Nel 212 Caracalla, durante una lite, uccise il fratello fra le braccia della madre Giulia Domna. Caracalla aveva ereditato dal padre il carattere duro, ma in lui questa severità si trasformò in estrema crudeltà. Dopo la morte di Geta, Caracalla si vendicò dei suoi partigiani attivi o simpatizzanti, e anche Papiniano, famoso giureconsulto e consigliere paterno, venne condannato perché si era rifiutato di giustificare il fratricidio in ambito senatorio. Caracalla si occupò poco degli affari dello Stato, avendone lasciato la direzione a Giulia Domna. Le linee fondamentali di politica interna, tracciate da Settimio, continuarono ad essere sviluppate; i soldati furono colmati di ricompense e di ogni sorta di generosità; il soldo fu di nuovo aumentato con grave danno per le finanze. Può darsi che a ciò sia dovuto il famoso editto del 212 che concedeva il diritto di cittadinanza a qualsiasi libero abitante dell'Impero, purché fosse iscritto in una qualunque comunità (constitutio Antoniniana). Si suppone che in tal modo il governo romano sperasse di unificare il sistema delle tasse ed aumentare le entrate. Comunque, quali che fossero le cause dirette che determinarono l'editto del 212, sta il fatto che, storicamente, esso rappresenta il punto di arrivo della politica tradizionale dell'Impero romano, da Cesare a Claudio, Vespasiano, Adriano e Settimio Severo, diretta ad ampliare la base sociale dello Stato romano. La politica estera di Caracalla in parte si prefisse di consolidare i confini e in questo senso non venne meno alle antiche tradizioni, in parte cercò di dare di che vivere ai soldati. Due volte Caracalla combatté sul Danubio, ma senza notevoli risultati; in seguito mosse contro i Parti, sognando le imprese di Alessandro il Macedone. Durante la permanenza in Oriente approfittò dell'occasione per vendicarsi degli Alessandrini che già erano stati partigiani di Geta. Nel 215 Alessandria venne abbandonata al saccheggio dei soldati. Nell'aprile del 217 un complotto del prefetto pretorio Marco Opellio Macrino, mauritano di origine, portò all'uccisione di Caracalla e all'ascesa dello stesso Macrino. L'esercito e il Senato lo riconobbero e Giulia Domna si lasciò morire di fame. (3) PIE-TAS. La Pietas, simbolo del doveroso rispetto verso gli dei e le autorità superiori, ben si addice alla figura di Caracalla nel suo ruolo di Pontefice e di Cesare, subordinato alle direttive del padre Settimio Severo. |
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