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Costantinopoli e la Vittoria sulla prua | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
22.3.2008
Mi illumini
sulla moneta. Brancolo nel buio.
La moneta ha il diametro di cm 1,55; lo spessore di 0,2 e pesa 2 grammi. L'asse di conio mi sembra pari a zero. Le voleva comunicare ad integrazione di quanto trasmesso con la precedente e-mail che la moneta non subisce nessuna attrazione dalla calamita. Dall'alto della mia ignoranza le chiedo se potrebbe essere una moneta costantiniana della serie Constantinopolis che lei pubblica sul suo sito. Distinti saluti |
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Roma, 25.3.2008
Egregio
Lettore, l'identificazione della moneta si deve all'occhio attento di un paio di colleghi del forum di numismatica, Lamoneta.it (v. link), a cui mi sono rivolto per un aiuto. E dire che mi ero già occupato del caso circa un anno fa (v. link) e che lei me ne aveva addirittura fatto cenno nel secondo messaggio che mi ha inviato! Follis1, 331 - 349 d. C. Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le lettere della
leggenda usurate e non più riconoscibili):
La ricerca nel web di monete di tipologia simile a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati (tutti riferiti alla zecca di Cizico unicamente perché ripresi dallo studio effettuato in precedenza):5
Un saluto
cordiale. -------------------------------
(1) Traggo dai link di cui sopra e dal sito dell'ANS (American Numismatic Society) le caratteristiche fisiche dei folles della tipologia di figura.
(2) "CONSTANTINOPOLI". Il termine, di primo acchito, farebbe pensare ad un dativo, nel qual caso la leggenda sarebbe da interpretare come una dedica "a Costantinopoli". Ma, se così fosse, secondo il RIC, ci si dovrebbe aspettare anche una "Vrbi Romae" sulle monete coeve che onorano la vecchia capitale. Non è così e dunque verosimilmente "CONSTANTINOPOLI" è la conseguenza dell'errore di uno scriba, che ha coinvolto tutte e sole le zecche dell'area gravitante sul Mar di Marmara: Cizico appunto, Costantinopoli sul Bosforo, Eraclea, sulla sponda settentrionale dello stesso mare e Nicomedia sulla sponda meridionale, a est di Cizico; anche perché altre emissioni dello stesso periodo recano la leggenda del dritto corretta "COSTANTINOPOLIS". L'errore fa emergere che verosimilmente le zecche menzionate facevano parte di un unico distretto amministrativo. (3) "CONSTANTINOPOLI" é la leggenda singolare del dritto di questa moneta da confrontare con la parallela leggenda "VRBS ROMA". Le considerazioni che seguono sono riprese da uno studio di Salvatore Calderone, dal titolo Costantinopoli: "la seconda Roma", costituente un capitolo del trattato "Storia di Roma", ed. Giulio Einaudi 1993. Il 25 luglio del 326, al termine di un viaggio in Italia, Costantino I aveva sostato a Roma per la chiusura dei festeggiamenti relativi al suo ventesimo anno di regno (si ricorderà che Costanzo I, suo padre, sul letto di morte, nello stesso giorno di venti anni prima, alla presenza dei notabili del regno, gli aveva conferito l'imperium). E lì nella capitale, con grave scandalo dei circoli pagani conservatori e grande risentimento del popolo, aveva rifiutato di compiere, insieme con l'esercito, il tradizionale sacrificio nel tempio di Giove Capitolino. Poi aveva voltato le spalle alla città eterna per non farvi più ritorno. L'oltraggio non era stato casuale. Il disegno costantiniano aveva come obiettivo la rinascita religiosa e politica dell'intero mondo romano, la creazione di un ponte tra l'Occidente e un Oriente di recente politicamente unificato dopo la sconfitta di Licinio. Ed il luogo simbolico della rinascita non poteva essere l'Urbe dei senatori ormai decrepita, ma doveva essere una città nuova e grande da costruire ad hoc in posizione baricentrica rispetto ad un impero che si estendeva dall'Oceano Atlantico all'Eufrate, dal Danubio all'Egitto. Ad indicargli il luogo della città ideale era stato, pochi mesi prima, Dio in persona che gli era apparso in sogno e gli aveva indicato Bisanzio, l'antica città greca sul Bosforo. Sicché Costantino, in aderenza al diritto sacrale romano, nelle vesti di magistrato dotato di "imperium", accompagnato dal Pontifex e dall'Augure (i pagani Praetextatus e Sopratus rispettivamente), con la lancia in pugno, aveva tracciato il perimetro della nuova città, otto volte più grande della vecchia Bisanzio. Le forme del diritto romano non erano per Costantino inconciliabili con quelle della religione cristiana se il segno augurale atteso all'atto della fondazione era rappresentato dalla volontà divina che aveva preceduto e accompagnato l'evento! L'11 maggio del 330 era stato giorno di grandi festeggiamenti per l'inaugurazione ("consecratio") della città che era stata munita di una poderosa cinta di mura e che, già qualche tempo prima, aveva assunto il nome di Costantinopoli, se è vero che da lì, non da Bisanzio, sono datate alcune delle costituzioni che ci sono pervenute. Un paio di anni più tardi, in una data imprecisata tra il 332 e il 333, era stata varata una legge che conferiva alla città lo stato giuridico di "seconda Roma", seconda beninteso solo in senso temporale, ma nuova, rigenerata rispetto alla prima, in grado di dare avvio ad un ciclo storico di rinnovamento, alla rinascita del mondo romano, secondo l'ideologia cristiana assunta al rango di ideologia politica. Il nuovo status della città comportava anche delle conseguenze pratiche, come la distribuzione gratuita del pane ai cittadini (attestata per la prima volta il 18.5.332, come riferisce il Chronicon Paschale), a somiglianza di quanto per secoli era accaduto nell'Urbe, oppure la concessione di privilegi fiscali e civili ai marinai d'Oriente in cambio del trasporto del frumento destinato alla città. (4) Come la costantiniana leggenda, "VRBS ROMA", del rovescio era associata al tipo della lupa che allatta i gemelli, così l'altra, parimenti costantiniana, "CONSTANTINOPOLIS" ovvero "CONSTANTINOPOLI", lo era al tipo della Vittoria e al dominio sui mari; tipi comunque già presenti nella tradizione numismatica romana. (5) In assenza del marchio di zecca non è possibile identificare la moneta attraverso il categorico del manuale RIC. |
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