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Filippo I l'Arabo e la
Vittoria |
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Peso 5,56±0,01g - Diametro 22,4±0,8 mm - Asse 12h |
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Duisburg, 20.8.2010
Di seguito
riporto gli elementi che mi è stato possibile
raccogliere sulla moneta di figura:
Antoniniano (argento)1, zecca di Roma, 244÷247 d. C.2, RIC IV/III 49b (pag. 74), Cohen V 227 (pag. 117), indice di rarità "c". Descrizione sommaria: La ricerca nel web di monete della stessa tipologia ha prodotto i seguenti risultati:
Giulio De Florio -------------------------------------------
(2) La moneta è priva di riferimenti cronologici diretti e pertanto, secondo il RIC, può essere ascritta genericamente al lasso temporale compreso tra l'ascesa di Filippo I e quella del figlio Filippo II. Devo aggiungere però che, secondo studi più recenti (v. Tableau des émissions monétaires de l’atelier de Rome di Jérôme Mairat della Compagnie Generale de Bourse), la moneta sarebbe stata battuta nel 244 dalla sesta delle sei officine della zecca di Roma, come seconda emissione del regno di Filippo. (3) IMPerator Marcus IVLius PHILIPPVS AVGustus (agosto/settembre 244 - fine settembre 249). Marco Giunio Filippo, noto come l'Arabo perché nato nella colonia araba di Bostra (città dell'attuale alta Giordania, nei pressi del confine con la Siria e Israele), aveva intrapreso la carriera militare e svolgeva il suo servizio in Oriente al tempo in cui, a causa della minaccia persiana, il giovane sovrano regnante Gordiano III (diciannovenne all'epoca dei fatti) accorreva in Oriente insieme al proprio suocero-tutore e prefetto del pretorio, Timesiteo, per la difesa del confine orientale. Durante il viaggio verso il teatro delle operazioni Timesiteo era morto misteriosamente e Marco Giunio Filippo ne aveva preso il posto nell'incarico di prefetto del pretorio. Ma l'ambizioso Filippo, non contento di governare attraverso e per conto di Gordiano, creò difficoltà tra il sovrano e le truppe, gradualmente ne discreditò l'autorità sino a farlo assassinare per farsi poi acclamare imperatore. A dispetto del modo violento con cui era salito al potere, egli mostrò successivamente saggezza e moderazione nell'azione di governo. Conclusa in fretta (alcuni sostengono troppo in fretta) la pace con i Persiani, si spostò immediatamente a Roma. Conscio del pericolo che su di lui incombeva se privo di un successore, egli si mosse immediatamente per creare una dinastia, conferendo alla propria moglie Otacilia Severa il titolo di Augusta ed elevando il figlio Filippo, prima al rango di Cesare e poi a quello di Augusto (Filippo II, anno 247). Inoltre attribuì incarichi importanti ai propri familiari nella speranza di creare intorno a sé una fascia di protezione contro possibili congiure. Tuttavia non seppe prevedere che l'incapacità delle persone che lo circondavano avrebbe suscitato rancori invece che promuovere concordia. Nel 248 Filippo riuscì a bloccare la minaccia dell'invasione dei Quadi e dei Carpi che avevano invaso la Dacia, ma subito scoppiò la rivolta di Pacatiano nella Mesia Superiore (al confine danubiano). Decio, un abile generale, comandante delle truppe in Pannonia, inviato a reprimere la rivolta, riuscì nell'intento ma, a sua volta, si ribellò e mosse alla volta dell'Italia contro il suo sovrano. I due eserciti si scontrarono a Verona nel 249 in una battaglia nella quale Filippo fu sconfitto e ucciso insieme al figlio. Per altre notizie sulla vita di Filippo I è possibile consultare l'Enciclopedia Treccani nella versione on line (v. link). (4) VICTORIA AVGusti (la Vittoria dell'Augusto). Accettando la cronologia di Jérôme Mairat della Compagnie Generale de Bourse, la moneta sarebbe stata battuta all'inizio del regno di Filippo per celebrare l'avvento del nuovo sovrano. |
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