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Settimio Severo e Giulia
Domna |
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11.9.2011
Gentile Sig.
De Florio, La ringrazio per l'aiuto che mi può dare per classificare la moneta romana di cui riporto i dati richiesti per permetterle di realizzare la consulenza numismatica e di sapermi dire un suo probabile valore di mercato. peso della moneta : 3,39 g diametro : 17 mm colore : Argento asse di conio : ore 6 tipologia della lega metallica : Argento presenza di materiale ferroso nel tondello : NO Autorizzo l'uso incondizionato delle foto o delle immagini inviate. Cordiali Saluti |
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Roma, 18.9.2011
Gentile
Lettrice, di seguito riporto gli elementi significativi pertinenti alla sua moneta che mi è stato possibile raccogliere: AR Denario1, zecca di Roma, 200-201 d. C.2, RIC IV/I 161a (pag. 112), BMC V 193 (pag. 192), Cohen IV 2 (pag. 99), indice di rarità "R3". Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque illeggibili):
La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Le monete autentiche della tipologia di figura (link 1-4) sono piuttosto rare (indice di rarità "R3"), mentre si aggirano sul mercato numismatico numerose riproduzioni, spesso originate nell'est europeo (Bulgaria). La moneta in esame, della quale la lettrice mi ha inviato una foto piuttosto scadente (forse presa con il flash), presenta, al posto del tradizionale bordo perlinato, delle striature radiali di incerta origine che si sviluppano su tutto il contorno. Il dritto della moneta è privo di rilievo e appare lisciato mentre le lettere della leggenda, specie l'ultima parte (PART MAX), sono appena accennate, le ultime due lettere (AX) addirittura assenti. Più definito appare invece il tipo del rovescio, ma sfumato nella parte superiore della nuca. Raffrontando il dritto della moneta in esame con i dritti delle monete autentiche si nota come la testa di Severo si spinga nelle seconde piuttosto in alto rispetto alla linea della leggenda, certamente più di quanto non si osservi nella moneta in esame. Il profilo di Severo nella moneta in esame è molto simile a quello della moneta di cui al linka; anche il particolare della lettera G, spostata verso il basso, apparenta la moneta in esame con le equivalenti del linka e successive. Per le ragioni esposte e nei limiti di una valutazione a distanza, mi pare di poter concludere che quella in esame non sia una moneta autentica ma una riproduzione moderna. Un saluto cordiale. --------- (1) Denario (argento). Di seguito riporto le caratteristiche fisiche dei denari della tipologia di figura tratti dai link di cui sopra:
(2) La datazione 200-201 d. C., è determinata dall'uso della particolare leggenda del dritto (SEVERVS AVG PART MAX), riscontrabile solo nel periodo menzionato (v. BMC V, pag. cxli). (3) SEVERVS AVGustus PARthicus MAXimus. Traduco liberamente dal sito http://biography.jrank.org/pages/5336/Lucius-Septimius-Severus-emperor.html le note di Anthony R. Birley sulla vita di Settimio Severo: "I Settimi erano d'origine punica mentre la famiglia materna era di discendenza italica. Il nonno di Severo, di classe equestre, era stato un personaggio di primo piano a Leptis Magna sotto Traiano; il padre non aveva rivestito alcuna carica ma due Settimi erano già senatori al tempo della nascita di Settimio nel 145. Uno dei due ottenne per lui da Marco Aurelio l'elevazione al rango senatorio. Sia Settimio che il fratello condussero una normale carriera sotto Marco Aurelio e Commodo. Console nel 190, a quel tempo unito in seconde nozze con Giulia Domna e padre di due figli, Settimio nel 191 divenne governatore della Pannonia Superiore (più o meno corrispondente all'attuale Slovenia). Dodici giorni dopo l'assassinio, ad opera della guardia pretoriana, di Pertinace (marzo del 193), Settimio fu acclamato imperatore dalle truppe a Carnuntum con lo scopo dichiarato di vendicare Pertinace. Con l'avvallo di tutte e sedici le legioni di stanza sul Reno e sul Danubio,assicuratosi l'appoggio di Clodio Settimio Albino, governatore della Britannia, a cui promise l'elevazione al rango di Cesare, Settimio marciò verso Roma. Il primo giugno del 193 un sicario inviato dal Senato uccise Didio Giuliano, l'Augusto in carica, ed elevò al rango di Augusto Settimio Severo che era ormai giunto a 60 miglia a nord di Roma. La guardia pretoriana fu sciolta, ne fu formata una nuova, due volte più numerosa, con elementi prelevati dalle legioni danubiane. Furono costituite tre nuove legioni, la I e la III Partica, e la II Partica di stanza ad Alba Longa. Tenuto conto dell'incremento nel numero dei vigili e delle coorti urbane, la guarnigione a presidio della città subì un radicale ampliamento. Le paghe dell'esercito furono aumentate (per la prima volta dall'84) e il personale militare ottenne nuovi privilegi, come il diritto a contrarre matrimonio e ad avere la moglie al seguito (contubernium). Poi Severo mosse contro Pescennio Nigro che nel mese di aprile era stato acclamato imperatore dalle truppe di stanza in Siria. Nigro fu battuto, catturato (nella battaglia di Issus, oggi Dörtyol, nella Turchia marittima, in prossimità del confine con la Siria) e ucciso. A questo punto Severo condusse con successo una prima spedizione punitiva contro i vassalli partici che avevano appoggiato Nigro. Nel 195 Severo si autoproclamò figlio adottivo del deificato Marco Aurelio e fratello di Commodo, il figlio di Marco anch'egli deificato; poi mutò il nome al proprio figlio primogenito (Caracalla), chiamandolo Marco Aurelio Antonino ed elevandolo al rango di Cesare, mentre attribuì alla propria moglie il titolo di “mater castrorum”. Le scelte menzionate, di stampo chiaramente dinastico, indussero Clodio Albino, che due anni prima aveva ricevuto l'investitura come Cesare, a ribellarsi e a discendere in Gallia dove però fu battuto a Lugdunum da Settimio prontamente accorso (197). Seguirono rappresaglie contro i sostenitori di Clodio Albino, nelle quali 29 senatori e numerosi personaggi di spicco in Gallia, Spagna e Africa trovarono la morte. Nell'estate del 197 Severo saldò i conti in via definitiva anche con i Parti conquistandone (28 gennaio del 198) la capitale Ctesifonte, posta sulla riva sinistra del Tigri (nell'attuale Irak). Nello stesso giorno Settimio si autoproclamò Parthicus Maximus, elevò Caracalla al rango di Augusto e il secondogenito, Settimio Geta, a quello di Cesare. A presidio della nuova provincia mesopotamica furono trasferite due delle legioni partiche di nuova costituzione (la I e la III) e fu nominato, come governatore, un prefetto di rango equestre. Dopo circa un anno di permanenza in Siria, la corte imperiale passò in Egitto dove sostò un anno. La provincia fu riorganizzata e ad Alessandria e ad altre città importanti fu concesso il consiglio cittadino. Alla fine del 200 Severo tornò in Siria per un altro anno e ad Antiochia assunse il terzo consolato, avendo Caracalla come secondo console (1.1.202). Nella prima estate, tornato a Roma, celebrò con grandi giochi il primo decennale di regno, rinunciando al trionfo che il Senato aveva già votato per lui. Seguì il matrimonio di Caracalla con Fulvia Plautilla, la figlia dell'onnipotente prefetto del pretorio Gaio Fulvio Plauziano. Nell'autunno del 202 Severo si trasferì in Africa con la famiglia e lì concesse alla nativa Lepcis (oggi più nota come Leptis), a Cartagine e ad Utica lo ius italicum (uguaglianza legale e di privilegi con le città italiche). Sconfisse quindi le tribù del deserto dislocate oltre la Tripolitania. Dal 203 al 208 soggiornò in Italia ove organizzò nel 204 i giochi secolari. Il 22 febbraio 205, il prefetto Plauziano, percepito come pericoloso da Caracalla e dalla sua influente madre Giulia Domna e accusato di complotto contro l'imperatore, fu giustiziato. Fu sostituito nella carica da Papiliano che, insieme a due colleghi giuristi, Ulpiano e Paolo, rese quella severiana l'epoca d'oro del diritto romano. Nel 208 disordini secondari in Bretagna indussero Severo a trasferirsi ad Eburacum (l'odierna York) in prossimità del vallo che l'imperatore Adriano aveva fatto costruire con l'intento di sottomettere il resto della Britannia. Con questo intento Settimio costituì una base avanzata a Carpow sul Tay e nel 210 annunciò l'avvenuta vittoria che gli consentì di aggiungere l'appellativo Britannicus alla titolatura propria e a quella dei suoi figli. Geta fu elevato al rango di Augusto al fine di predisporre una successione congiunta e pacifica. Il 4 febbraio del 211, malato di gotta, Severo si spense a York non senza aver prima raccomandato nel letto di morte ai figli: "non litigate, coprite d'oro i soldati e ignorate tutto il resto" (dalla Storia di Roma di Cassio Dione libro 77, para. 15/2 - "ὁμονοεῖτε, τούς στρατιώτας πλουτίζετε, τῶν ἄλλων πάντων καταφρονεῖτε"). (4) IVLIA AVGVSTA. Interessante la storia nel segno degli astri di Giulia Domna. L'oroscopo la portava a credere che un giorno sarebbe diventata regina. Suo padre, Giulio Bassiano (nome che Giulia avrebbe trasmesso al figlio Caracalla), era sacerdote e custode di un tempio di Emesa in Siria dove si venerava il frammento di una stella caduta dal cielo. Settimio Severo, generale romano, da poco vedovo e credente negli astri a lui si era rivolto per un presagio sul proprio futuro. Fu così che i destini di colei che prevedeva di diventare regina e di colui che aveva tutta l'ambizione di diventare re si incrociarono e l'unione fatale fu inevitabile. La grande occasione per Settimio si presentò nel 193 d. C. quando, alla morte di Pertinace, i pretoriani misero all'asta al migliore offerente il seggio imperiale. Prevalse l'effimero Didio Giuliano, che durò come imperatore appena 66 giorni prima di essere ucciso dagli stessi pretoriani, poi Settimio Severo prevalse sui suoi avversari e avviò a Roma una monarchia ereditaria di stampo militare. Giulia si fece conoscere nei salotti romani per le doti di intelligenza e cultura, sino a diventare punto di riferimento per la vita religiosa e filosofica del tempo. L'influenza che esercitò anche nella vita politica trova riscontro nel rovescio delle monete che parlano di lei come di "Mater Senatus" e "Mater Patriae". Altre monete narrano la sua influenza nell'ambito militare ("Mater Castrorum"). Giulia dette al sovrano due figli maschi, Caracalla e Geta (e alcune femmine non passate alla storia), purtroppo inetti e incapaci a cui il padre volle tuttavia concedere il titolo di Augusti, rispettivamente nel 198 e nel 209. I due fratelli non andavano molto d'accordo ma Giulia cercò di stemperarne il carattere. Alla morte di Settimio Severo, nel 211, fu lei che dietro le quinte seguì gli affari di stato senza tuttavia riuscire ad impedire il peggio. Si narra che Caracalla, stanco di condividere il potere con il fratello lo uccidesse nel 212 alla presenza della madre e ne decretasse la "damnatio memoriae". Nonostante il dolore per la perdita del figlio minore, Giulia appoggiò quello superstite il cui governo fu caratterizzato da crudeltà verso gli avversari o sospetti tali e dalla stravaganza nei comportamenti. Nel 217, mentre era in viaggio in Mesopotamia da Edessa a Carrhae, dove intendeva visitare un celebre tempio dedicato al siriano dio Lunus, Caracalla fu ucciso da un soldato della guardia del corpo su istigazione di Macrino, capo dei pretoriani, e Giulia finì in esilio ad Antiochia. Il dolore per la perdita dell'ultimo maschio e del potere di cui disponeva la portarono nello stesso anno al suicidio attraverso il rifiuto del cibo. Chi sa se le stelle le avevano predetto questa fine! |
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