Caro
Alessandro,
ho riportato
in fig. 1 l'immagine che mi hai inviato e in fig. 2
quella che io ritengo equivalente e che il Crawford
classifica al n° 322/2 del suo trattato sulla
monetazione romana repubblicana (Roman Republican
Coinage - ed. Cambridge University Press 1974),
descrivendola così:
Zecca di
Roma 102 a.C. (1).
Asse –
testa laureata di Giano; al di sopra una "I"
Prua a
destra; al di sopra "C FABI CF"; uccello
sul rostro; al di sotto "ROMA".
La
moneta, di bronzo, è un asse, come fa fede la "I"
posta sopra la testa di Giano. La tipologia è
quella tipica degli assi, Giano/Prua di nave,
descritta estesamente in altra sezione di queste
pagine (v. le monete di Mara).
L'aspetto
interessante di questo conio è dato dall'uccello
sul rostro della nave. Il volatile si ripete anche
su un denario dello stesso monetiere, Caio Fabio,
figlio di Caio. Come riferisce Seth W. Stevenson,
nel suo "Dictionary of Roman coins", con
riferimento a simboli particolari, ma tuttavia
costanti, quando essi appaiono su singoli denari
delle famiglie romane, e specie quando si ripetono
sulle loro monete di bronzo, alludono ai
soprannomi delle particolari famiglie. Del resto
l'associazione tra l'uccello ("buteo", per i
Romani era tanto il falco che l'uccello palustre)
e i Fabii Buteones(2)é sostenuta anche da Plinio(3)il quale però ritiene che il "buteo"
della leggenda dei Fabii sia un falco. Secondo
Crawford, vista l'evidenza monetale, forse Plinio
riportava correttamente la leggenda ma non il tipo
d'uccello.
Quanto al
monetiere, forse si tratta di C. Fabius Hadrianus,
un romano di prima generazione, il quale non aveva
alcuna parentela con i Fabii Buteones che,
all'epoca della coniazione della moneta, erano
ormai estinti e, oltre tutto, non avevano mai
utilizzato "Caius" come "praenomen". Si deve
quindi ipotizzare che l'affinità tra il nostro
monetiere e i Fabii Buteoni fosse di tipo
puramente elettivo.
La moneta
di fig. 2 ha un diametro di circa 3 cm e il peso
virtuale di un'oncia (27,25 g). Sydenham
attribuisce ad essa il grado 4 di rarità
("scarce") in una scala in cui il 10 è la
massima.
Per
quanto concerne la tua moneta, per la quale non mi
hai comunicato i dati di peso e di diametro, e
quindi sulla base di un esame puramente visivo, mi
pare che per forma e spessore si discosti in
maniera significativa dall'originale classificato
in bibliografia, tanto da farmi pensare ad una
riproduzione moderna.
Ti
ringrazio per avermi interpellato.
Cordiali
saluti
Giulio De
Florio
Note:
(1)The Coinage of the Roman
Republic - Edward A. Sydenham - ed. Spink & Son
Lmt 1952, classifica questa moneta al n° 591 e ne
sposta la data di coniazione al 96-95 a.C..
(2)la gens Fabia era
un’antica, nobile e potente famiglia che dette alla
repubblica romana molti grandi uomini. Essa si
estese in sei rami, cinque dei quali, i Buteo,
Labeo, Pictor, Hispaniensis, Maximus, hanno lasciato
i rispettivi cognomi sulle monete.
(3)Buteonem [accipitrem]
hunc appellant Romani, familia etiam [Fabiorum] ex
eo cognominata, cum prospero auspicio in ducis navi
consedisset - Plinio (L. X, c.8) (i Romani chiamano
"buteo" questo uccello, da esso essendo derivato il
"cognomen" dei Fabii, poiché sulla nave del
condottiero si era posato).
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