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Caracalla, Nikopolis e il dio fluviale
26.6.2014
Gent.mo Sig. De Florio,
le invio i dati di questa moneta che non riesco a identificare:
Diametro: 24,5 mm
Peso: 10,31 g
Asse di conio: ore 9
Colore/materiale: bronzo
Aspetto generale: si presenta di colore scuro
Note ulteriori: Dovrebbe essere anch'essa un asse provinciale di Elagabalo.
 fig. 1
Cliccare sulle immagini per ingrandire
Roma, 3.7.2014
Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi che ho potuto raccogliere sulla moneta di figura:

AE25, zecca di Nicopolis ad Istrum1, 218-222 d. C., Varbanov 1122, AMNG 15262

Descrizione (sono indicate in rosso le parti della leggenda usurate o comunque illeggibili):
D. AΥ K M AΥΡ - ANTΩNEINOC. Caracalla3, busto laureato, paludato e corazzato a destra. Segno del punzone al centro.4
R. A OOV TEPTVΛΛΟV NIKOΠO / PROC I. Dio fluviale seminudo, disteso a sinistra, sorregge con la mano destra spighe di grano e papaveri. Sotto di lui acqua che scorre a sinistra.5 Segno del punzone al centro.

La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha prodotto i seguenti risultati:

  1. vcoins MOESIA INFERIOR.NIKOPOLIS AD ISTRUM. Caracalla Augustus AD 198-211.AE. citing Roman legate Ovinius Tertullus.( 11.11g, 27mm, 9h ) AY K M AVR ANTΩNINOC, laurate, beardless bust right of Caracalla. Reverse. VΠA.OOV.TEPTVΛΛOV NIKOΠΟ / ΠΡΟC I, river god Istros reclining right holding reed in right hand, left elbow resting on urn from which runs the river Istros. Ref: AMNG 402.1526. Good very fine, attractive brown patina. Above average condition for issue. Price: € 312.64 Rates for: 6/28/2014.
  2. http://www.forumancientcoins.com/gallery/displayimage.php?pos=-83535 Moesia inferior, Nikopolis ad Istrum, 18. Caracalla, HrHJ (2013) 8.18.32.01 (plate coin) Caracalla, AD 198-217 AE 28, 15.80g, 28.12mm, 210° struck under governor Ovinius Tertullus. obv. .AV.K.M.AVR. - ANTWNINOC Youthful bust, draped and cuirassed, seen from rear, laureate, r./ Rev. VPA.OOV.TERTVLLOV.NIKOPO. / PROC I. Youthful river-god, nude to hips, leaning l., holding in raised r. hand grain-ears and poppy; beneat water flowing l. Ref. a) AMNG I/1, 1526 (1 ex., Copenhagen) b) Varbanov (engl.) 3101 c) not in Hristova/Hoeft/Jekov (2013) No. 8.18.32.1 (plate coin) rare, VF, green patina From Forum Ancient Coins, thanks! Because the river-god here is holding not reed but grain-ears and poppy and there is no urn below him, I think it is not a river-god but the personification of the fertile landscape around the river.
  3. http://www.coincommunity.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=109530 This is actually a Roman Provincial coin of Caracalla - from the city of Nicopolis ad Istrum. They are sometimes called "Greek Imperials" but Roman Provincials is the better term. Rare is a difficult topic to address for Roman Provincials. First up - value - if I saw this on eBay I'd expect it to be in the $25-$45 sort of range for value - that's without knowing anything much about it. The two best reference books for it are Varbanov's Provincial coins of the Balkan's area series and Histova and Jekov's "Nicopolis ad Istrum" book. Both have pluses and minuses. Now - "Rare". For Roman Provincial coins it is usually to determine the coin identity by the actual die paring that was used to make it. This is only important to some collectors so some might think that different dies showing basicially the same thing is really the same coin - and some older references did catalogue them that way. More recent works tend to focus on the actual dies so it is possible to narrow the reference down even more - though of course that might not necessarily be important to some collectors. With this in mind it is very possible to find a coin die paring that has never been recorded before - but that doesn't really translate to any increase in monetary value. Condition is really king with these coins (as it is with s many others).
Concludo osservando che, per quanto consentito da una valutazione a distanza, la moneta appare autentica. Il suo valore venale, nel presente stato di conservazione, è valutabile in c. 50,00€.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
 

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Note:

(1) Nicopolis ad Istrum (da Ister, nome con cui i Latini indicavano il Danubio), città della Mesia Inferiore nei pressi dell'odierno villaggio di Nikjup, in Bulgaria (v. pagina allegata), nel distretto di Veliko Turnovo, a 20 km dalla suddetta città e a c. 50km in linea d'aria dal Danubio, fu fondata da Traiano per ricordare la vittoria sui Daci nel 102 d. C. I residenti di Nicopoli erano di varia origine etnica, per lo più gente delle province imperiali dell'Asia Minore, soprattutto delle città di Nicea e Nicomedia, insediate lì al momento della fondazione. Si trattò di una deportazione quasi forzata, perché si erano ribellati e avevano promosso disordini nelle metropoli di provenienza, a causa della sovrappopolazione, della disoccupazione, e della mancanza di mezzi per vivere. Queste persone portarono seco la loro alta cultura ellenica e la lingua greca. Questo è il motivo per cui l'amministrazione di Nicopoli prese a modello quella delle poleis greche e il greco divenne la lingua ufficiale, conservata nelle numerose iscrizioni, commissionate dalle autorità municipali. Per lungo tempo, nel corso dei secoli, della città antica, distrutta dagli Avari alla fine del 6° secolo, si persero le tracce e, per un errore di trascrizione dei testi antichi, la sua collocazione fu creduta sulle rive del Danubio. Nell'estate del 1871, durante un viaggio nella regione del Danubio ottomano, il viaggiatore austriaco Felix Kanitz visitò le rovine archeologiche nei pressi di  Nikjup. Egli eseguì un piccolo sondaggio nel sito ed ebbe la fortuna di scoprire il basamento di una statua in bronzo di Giulia Domna, moglie dell'imperatore Settimio Severo (193-211 d. C.). L'iscrizione di dedica in greco chiariva che la statua era stata eretta dal 'Consiglio Cittadino e dall'Assemblea Popolare dei Nikopolitani sull'Istro! La posizione esatta della città fu così determinata in modo esplicito e incontestabile, il che mise fine al dibattito sulla sua collocazione. Il nome ufficiale della città nei reperti epigrafici è, nell'accezione più comune, Oυλπιας, Νεικοπολιτων προς Ιστρων, mentre quello latino è Ulpia Nicopolis ad Istrum. La traduzione letterale del nome della città è 'Ulpia, sul Danubio, Città della vittoria". L'attributo "Ulpia ', che discende dal nome del padre dell'imperatore Traiano, fu aggiunto ai nomi di molte città, sia di nuova costituzione, sia patrocinate da Traiano. Alcune di loro sorgono sul territorio della moderna Bulgaria: Oescus (il villaggio di Gigen, regione di Pleven); Marcianopolis (Devnya); Serdica (Sofia), e altre ancora. L'aggiunta 'ad Istrum' è una specifica geografica indispensabile della posizione della città, dal momento che nell'Impero ci sono state altre sei città con lo stesso nome. Due di loro erano per giunta abbastanza vicine, nella penisola balcanica: Nicopoli ad Nestum sul fiume Mesta; Nicopoli in Epiro (Grecia). Le altre sono: Nicopoli, nel nord della Siria; Nicopoli, in Palestina; Nicopoli, vicino ad Alessandria d'Egitto e Nicopoli, nella provincia dell'Armenia Minore. Gli studi numismatici hanno dimostrato che dal tempo dell'imperatore Antonino Pio, quando fu coniata la prima emissione, fino a quando cessò di esistere sotto il regno dell'imperatore Gordiano III, la zecca cittadina mise in circolazione più di 1.100 varietà di monete. [Notizie tratte da Ivan Tsarov, "Ulpia, Nicopolis ad Istrum, v. link].
(2) I riferimenti bibliografici sono tratti:
* dal Moushmov, che fornisce elementi relativi al catalogo Varbanov (Varbanov Ivan, Greek Imperial Coins And Their Values, volumes I - III. - Bourgas, 2005 - 2007);
* dal link1 di cui sopra, quanto al catalogo AMNG (Die Antiken Münzen Nord-Griechenlands: Dacien und Moesien. Hlbbd. 1. Dacien und Moesien, bearbeitet von Behrendt Pick. 1898).
(3) AΥτokράτωρ Kαĩσαρ Mάρκος AΥΡήλιος ANTΩNEINOC, equivalente al latino "Imperator Caesar Marcus Aurelius Antoninus", cioè Caracalla. Alla nascita Caracalla aveva il nome di Julius Bassianus, mutuato dal nonno materno. Figlio maggiore di Settimio Severo e Giulia Domna, egli nacque a Lugdunum (Lione) in Gallia nel 188 d.C., al tempo in cui il padre rivestiva la carica di governatore della provincia e gli fu dato il soprannome di Caracalla, con cui è passato alla storia, per via di una lunga tunica con maniche di foggia gallica che usava indossare e che si chiamava così. Per capire perché il giovane Bassiano mutasse il proprio nome in Antonino è necessario rifarsi alla situazione politica di Roma quando, nella notte tra il 31 dicembre del 192 e il primo gennaio del 193, Commodo fu assassinato in seguito ad una congiura di palazzo ordita dai pretoriani, oltre che da Marcia che di Commodo era l'amante. Come successore di Commodo, gli insorti nominarono il senatore Publio Elvio Pertinace, uomo capace, che tentò di porre in essere una politica di rigore finanziario e di freno al potere dei pretoriani. Il neo imperatore durò in carica solo 87 giorni prima di essere a sua volta ucciso dalla guardia pretoriana nuovamente insorta. I suoi assassini non avevano un proprio candidato alla successione e, visto che si erano rivoltati solo per ottenere una paga più alta, pensarono bene di conferire il titolo di Augusto al migliore offerente sulla piazza. Il ricco senatore Marco Didio Giuliano fu così proclamato imperatore. La crisi del potere centrale non poteva lasciare indifferenti le province nelle quali era concentrato l'esercito. Le legioni dislocate a presidio della Britannia, della Siria e dell'Illiria/Pannonia, alla notizia della nomina di Didio  Giuliano, insorsero proclamando ciascuna, come imperatore, il proprio comandante e quindi, rispettivamente, Clodio Albino, Pescennio Nigro e Settimio Severo. Fu quest'ultimo tuttavia, avendo le proprie truppe acquartierate in località più prossima a Roma, a prendere l'iniziativa. Dopo aver stipulato un accordo di non belligeranza con Clodio Albino, nell'occasione gratificato con il titolo di Cesare (principe ereditario), Settimio Severo calò a Roma e la occupò. I pretoriani non gli opposero resistenza, anzi gli consegnarono Didio Giuliano che fu presto condannato a morte da un Senato terrorizzato e giustiziato il primo giugno del 193, dopo appena 60 giorni di regno. A questo punto Settimio Severo mosse in Oriente contro Pescennio Nigro. La campagna militare si protrasse per tre anni e si concluse con la sconfitta del rivale orientale e l'esecuzione in massa e la confisca dei beni dei suoi partigiani. Nel contempo una rivolta dei Parti tenne Settimio impegnato lontano da Roma sino al 196, quando giunse notizia che Clodio Albino si era autopromosso imperatore. Ora c'è da osservare che Albino godeva di un certo prestigio a Roma, specie presso il Senato, tant'è che Settimio nel 193, per rafforzare la propria posizione, si era risolto a deificare il defunto imperatore Pertinace e aveva aggiunto il nome PERT alla propria titolatura. Ma la mossa non era stata sufficiente ad assicurargli il credito di cui aveva bisogno negli ambienti romani perché Pertinace non era sufficientemente popolare nei rami dell'esercito. E allora la trovata: Settimio si autoproclamò figlio del divino Marco (Aurelio, nome per esteso, Marcus Aurelius Antoninus) e fratello di Commodo, entrando così nella grande famiglia degli Antonini; sicché quando, nel 195, Settimio decise di elevare il proprio figlio maggiore alla dignità di Cesare (designandolo quindi come suo successore), gli mutò il nome in Antonino. Da quel momento in poi Caracalla fece rapida carriera, vista la ferma volontà paterna  di assicurare all'impero una successione per via dinastica e così, da Cesare a soli 7 anni, fu  Pontefice Massimo a 9, Augusto a 10, console a 14. Dal 198 fu anche tribuno, potere che, da quel momento, gli fu rinnovato dal Senato ogni anno. Per un breve compendio della vita di Caracalla si rimanda  al sito http://www.roman-emperors.org/caracala.htm dove è presente un'ampia bibliografia di questo sovrano.
(4) Il segno del punzone al centro è comune a molte monete provinciali. Riferisce Mark Lehman in "An introduction to roman provincial coinage" (v. link)" che spesso le monete provinciali mostrano delle piccole depressioni (inglese, dimples) o "fossette di centraggio", al centro del dritto e/o del rovescio. Queste fossette sono un artificio utilizzato in un processo poco compreso finalizzato alla preparazione dei tondelli destinati alla coniazione - forse serviva per la rifilatura dei bordi, la levigatura delle superfici, o per entrambi".
(5) ΥΠAτεύοντος OOVίνιου TEPTVΛΛOV NIKOΠOλιτων ΠΡOC Iστρον; ove le prime tre parole sono il genitivo etnico, che conferisce alla frase il significato di ".. [moneta battuta nel nome] di Ovinio Tertullo, legato consolare dei Nicopolitani sull'Istro". Ovinius Tertullus rivestì la carica di governatore (ὑπατεύων, v. link) della Mesia Inferiore dal 20 luglio 198 al 201 e batté monete di Nicopoli nel nome di Settimio Severo, Giulia Domna, Geta Cesare e Caracalla (v. Governatori della Mesia, pag. 60).

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