Roma, 3.7.2014
Egregio
Lettore,
di seguito riporto gli elementi che ho potuto
raccogliere sulla moneta di figura:
AE25, zecca di Nicopolis ad Istrum1,
218-222 d. C., Varbanov
1122, AMNG 15262
Descrizione (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque illeggibili):
D. AΥ K M AΥΡ - ANTΩNEINOC.
Caracalla3,
busto laureato, paludato e corazzato a destra. Segno
del punzone al centro.4
R. YΠA OOV TEPTVΛΛΟV NIKOΠO / PROC I.
Dio fluviale seminudo, disteso a sinistra, sorregge
con la mano destra spighe di grano e papaveri. Sotto
di lui acqua che scorre a sinistra.5
Segno del punzone al centro.
La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha
prodotto i seguenti risultati:
- vcoins
MOESIA INFERIOR.NIKOPOLIS AD ISTRUM. Caracalla
Augustus AD 198-211.AE. citing Roman legate
Ovinius Tertullus.( 11.11g, 27mm, 9h ) AY K M AVR
ANTΩNINOC, laurate, beardless bust right of
Caracalla. Reverse. VΠA.OOV.TEPTVΛΛOV NIKOΠΟ /
ΠΡΟC I, river god Istros reclining right holding
reed in right hand, left elbow resting on urn from
which runs the river Istros. Ref: AMNG 402.1526.
Good very fine, attractive brown patina. Above
average condition for issue. Price: € 312.64 Rates
for: 6/28/2014.
- http://www.forumancientcoins.com/gallery/displayimage.php?pos=-83535
Moesia inferior, Nikopolis ad Istrum, 18.
Caracalla, HrHJ (2013) 8.18.32.01 (plate coin)
Caracalla, AD 198-217 AE 28, 15.80g, 28.12mm, 210°
struck under governor Ovinius Tertullus. obv.
.AV.K.M.AVR. - ANTWNINOC Youthful bust, draped and
cuirassed, seen from rear, laureate, r./ Rev.
VPA.OOV.TERTVLLOV.NIKOPO. / PROC I. Youthful
river-god, nude to hips, leaning l., holding in
raised r. hand grain-ears and poppy; beneat water
flowing l. Ref. a) AMNG I/1, 1526 (1 ex.,
Copenhagen) b) Varbanov (engl.) 3101 c) not in
Hristova/Hoeft/Jekov (2013) No. 8.18.32.1 (plate
coin) rare, VF, green patina From Forum Ancient
Coins, thanks! Because the river-god here is
holding not reed but grain-ears and poppy and
there is no urn below him, I think it is not a
river-god but the personification of the fertile
landscape around the river.
- http://www.coincommunity.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=109530
This is actually a Roman Provincial coin of
Caracalla - from the city of Nicopolis ad Istrum.
They are sometimes called "Greek Imperials" but
Roman Provincials is the better term. Rare is a
difficult topic to address for Roman Provincials.
First up - value - if I saw this on eBay I'd
expect it to be in the $25-$45 sort of range for
value - that's without knowing anything much about
it. The two best reference books for it are
Varbanov's Provincial coins of the Balkan's area
series and Histova and Jekov's "Nicopolis ad
Istrum" book. Both have pluses and minuses. Now -
"Rare". For Roman Provincial coins it is usually
to determine the coin identity by the actual die
paring that was used to make it. This is only
important to some collectors so some might think
that different dies showing basicially the same
thing is really the same coin - and some older
references did catalogue them that way. More
recent works tend to focus on the actual dies so
it is possible to narrow the reference down even
more - though of course that might not necessarily
be important to some collectors. With this in mind
it is very possible to find a coin die paring that
has never been recorded before - but that doesn't
really translate to any increase in monetary
value. Condition is really king with these coins
(as it is with s many others).
Concludo osservando che, per quanto consentito da una
valutazione a distanza, la moneta appare autentica. Il
suo valore venale, nel presente stato di
conservazione, è valutabile in c. 50,00€.
Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
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Note:
(1) Nicopolis ad
Istrum (da Ister, nome
con cui i Latini indicavano il Danubio), città
della Mesia Inferiore nei pressi dell'odierno
villaggio di Nikjup, in Bulgaria (v. pagina allegata), nel
distretto di Veliko Turnovo, a 20 km dalla
suddetta città e a c. 50km in linea d'aria dal
Danubio, fu fondata da Traiano per ricordare la
vittoria sui Daci nel 102 d. C. I residenti di
Nicopoli erano di varia origine etnica, per lo più
gente delle province imperiali dell'Asia Minore,
soprattutto delle città di Nicea e Nicomedia,
insediate lì al momento della fondazione. Si
trattò di una deportazione quasi forzata, perché
si erano ribellati e avevano promosso disordini
nelle metropoli di provenienza, a causa della
sovrappopolazione, della disoccupazione, e della
mancanza di mezzi per vivere. Queste persone
portarono seco la loro alta cultura ellenica e la
lingua greca. Questo è il motivo per cui
l'amministrazione di Nicopoli prese a modello
quella delle poleis greche e il greco divenne la
lingua ufficiale, conservata nelle numerose
iscrizioni, commissionate dalle autorità
municipali. Per lungo tempo, nel corso dei secoli,
della città antica, distrutta dagli Avari alla
fine del 6° secolo, si persero le tracce e, per un
errore di trascrizione dei testi antichi, la sua
collocazione fu creduta sulle rive del Danubio.
Nell'estate del 1871, durante un viaggio nella
regione del Danubio ottomano, il viaggiatore
austriaco Felix Kanitz visitò le rovine
archeologiche nei pressi di Nikjup. Egli
eseguì un piccolo sondaggio nel sito ed ebbe la
fortuna di scoprire il basamento di una statua in
bronzo di Giulia Domna, moglie dell'imperatore
Settimio Severo (193-211 d. C.). L'iscrizione di
dedica in greco chiariva che la statua era stata
eretta dal 'Consiglio Cittadino e dall'Assemblea
Popolare dei Nikopolitani sull'Istro! La posizione
esatta della città fu così determinata in modo
esplicito e incontestabile, il che mise fine al
dibattito sulla sua collocazione. Il nome
ufficiale della città nei reperti epigrafici è,
nell'accezione più comune, Oυλπιας, Νεικοπολιτων
προς Ιστρων, mentre quello latino è Ulpia
Nicopolis ad Istrum. La traduzione letterale del
nome della città è 'Ulpia, sul Danubio, Città
della vittoria". L'attributo "Ulpia ', che
discende dal nome del padre dell'imperatore
Traiano, fu aggiunto ai nomi di molte città, sia
di nuova costituzione, sia patrocinate da Traiano.
Alcune di loro sorgono sul territorio della
moderna Bulgaria: Oescus (il villaggio di Gigen,
regione di Pleven); Marcianopolis (Devnya);
Serdica (Sofia), e altre ancora. L'aggiunta 'ad
Istrum' è una specifica geografica indispensabile
della posizione della città, dal momento che
nell'Impero ci sono state altre sei città con lo
stesso nome. Due di loro erano per giunta
abbastanza vicine, nella penisola balcanica:
Nicopoli ad Nestum sul fiume Mesta; Nicopoli in
Epiro (Grecia). Le altre sono: Nicopoli, nel nord
della Siria; Nicopoli, in Palestina; Nicopoli,
vicino ad Alessandria d'Egitto e Nicopoli, nella
provincia dell'Armenia Minore. Gli studi
numismatici hanno dimostrato che dal tempo
dell'imperatore Antonino Pio, quando fu coniata la
prima emissione, fino a quando cessò di esistere
sotto il regno dell'imperatore Gordiano III, la
zecca cittadina mise in circolazione più di 1.100
varietà di monete. [Notizie tratte da Ivan Tsarov,
"Ulpia, Nicopolis ad Istrum, v. link].
(2) I riferimenti
bibliografici sono tratti:
* dal Moushmov,
che fornisce elementi relativi al catalogo
Varbanov (Varbanov Ivan, Greek Imperial Coins And
Their Values, volumes I - III. - Bourgas, 2005 -
2007);
* dal link1 di cui sopra,
quanto al catalogo AMNG (Die Antiken Münzen
Nord-Griechenlands: Dacien und Moesien. Hlbbd. 1.
Dacien und Moesien, bearbeitet von Behrendt Pick.
1898).
(3) AΥτokράτωρ
Kαĩσαρ Mάρκος AΥΡήλιος ANTΩNEINOC,
equivalente al latino "Imperator Caesar Marcus
Aurelius Antoninus", cioè Caracalla. Alla nascita
Caracalla aveva il nome di Julius Bassianus,
mutuato dal nonno materno. Figlio maggiore di
Settimio Severo e Giulia Domna, egli nacque a
Lugdunum (Lione) in Gallia nel 188 d.C., al tempo
in cui il padre rivestiva la carica di governatore
della provincia e gli fu dato il soprannome di
Caracalla, con cui è passato alla storia, per via
di una lunga tunica con maniche di foggia gallica
che usava indossare e che si chiamava così. Per
capire perché il giovane Bassiano mutasse il
proprio nome in Antonino è necessario rifarsi alla
situazione politica di Roma quando, nella notte
tra il 31 dicembre del 192 e il primo gennaio del
193, Commodo fu assassinato in seguito ad una
congiura di palazzo ordita dai pretoriani, oltre
che da Marcia che di Commodo era l'amante. Come
successore di Commodo, gli insorti nominarono il
senatore Publio Elvio Pertinace, uomo capace, che
tentò di porre in essere una politica di rigore
finanziario e di freno al potere dei pretoriani.
Il neo imperatore durò in carica solo 87 giorni
prima di essere a sua volta ucciso dalla guardia
pretoriana nuovamente insorta. I suoi assassini
non avevano un proprio candidato alla successione
e, visto che si erano rivoltati solo per ottenere
una paga più alta, pensarono bene di conferire il
titolo di Augusto al migliore offerente sulla
piazza. Il ricco senatore Marco Didio Giuliano fu
così proclamato imperatore. La crisi del potere
centrale non poteva lasciare indifferenti le
province nelle quali era concentrato l'esercito.
Le legioni dislocate a presidio della Britannia,
della Siria e dell'Illiria/Pannonia, alla notizia
della nomina di Didio Giuliano, insorsero
proclamando ciascuna, come imperatore, il proprio
comandante e quindi, rispettivamente, Clodio
Albino, Pescennio Nigro e Settimio Severo. Fu
quest'ultimo tuttavia, avendo le proprie truppe
acquartierate in località più prossima a Roma, a
prendere l'iniziativa. Dopo aver stipulato un
accordo di non belligeranza con Clodio Albino,
nell'occasione gratificato con il titolo di Cesare
(principe ereditario), Settimio Severo calò a Roma
e la occupò. I pretoriani non gli opposero
resistenza, anzi gli consegnarono Didio Giuliano
che fu presto condannato a morte da un Senato
terrorizzato e giustiziato il primo giugno del
193, dopo appena 60 giorni di regno. A questo
punto Settimio Severo mosse in Oriente contro
Pescennio Nigro. La campagna militare si protrasse
per tre anni e si concluse con la sconfitta del
rivale orientale e l'esecuzione in massa e la
confisca dei beni dei suoi partigiani. Nel
contempo una rivolta dei Parti tenne Settimio
impegnato lontano da Roma sino al 196, quando
giunse notizia che Clodio Albino si era
autopromosso imperatore. Ora c'è da osservare che
Albino godeva di un certo prestigio a Roma, specie
presso il Senato, tant'è che Settimio nel 193, per
rafforzare la propria posizione, si era risolto a
deificare il defunto imperatore Pertinace e aveva
aggiunto il nome PERT alla propria titolatura. Ma
la mossa non era stata sufficiente ad assicurargli
il credito di cui aveva bisogno negli ambienti
romani perché Pertinace non era sufficientemente
popolare nei rami dell'esercito. E allora la
trovata: Settimio si autoproclamò figlio del
divino Marco (Aurelio, nome per esteso, Marcus
Aurelius Antoninus) e fratello di Commodo,
entrando così nella grande famiglia degli
Antonini; sicché quando, nel 195, Settimio decise
di elevare il proprio figlio maggiore alla dignità
di Cesare (designandolo quindi come suo
successore), gli mutò il nome in Antonino. Da quel
momento in poi Caracalla fece rapida carriera,
vista la ferma volontà paterna di assicurare
all'impero una successione per via dinastica e
così, da Cesare a soli 7 anni, fu Pontefice
Massimo a 9, Augusto a 10, console a 14. Dal 198
fu anche tribuno, potere che, da quel momento, gli
fu rinnovato dal Senato ogni anno. Per un breve
compendio della vita di Caracalla si rimanda
al sito http://www.roman-emperors.org/caracala.htm
dove è presente un'ampia bibliografia di questo
sovrano.
(4) Il segno del punzone al
centro è comune a molte monete provinciali.
Riferisce Mark Lehman in "An introduction to roman
provincial coinage" (v.
link)" che spesso le monete provinciali
mostrano delle piccole depressioni (inglese,
dimples) o "fossette di centraggio", al centro del
dritto e/o del rovescio. Queste fossette sono un
artificio utilizzato in un processo poco compreso
finalizzato alla preparazione dei tondelli
destinati alla coniazione - forse serviva per la
rifilatura dei bordi, la levigatura delle
superfici, o per entrambi".
(5) ΥΠAτεύοντος OOVίνιου TEPTVΛΛOV
NIKOΠOλιτων ΠΡOC Iστρον; ove le prime tre
parole sono il genitivo etnico, che conferisce
alla frase il significato di ".. [moneta battuta
nel nome] di Ovinio Tertullo, legato consolare dei
Nicopolitani sull'Istro". Ovinius Tertullus
rivestì la carica di governatore (ὑπατεύων, v. link)
della Mesia Inferiore dal 20 luglio 198 al 201 e
batté monete di Nicopoli nel nome di Settimio
Severo, Giulia Domna, Geta Cesare e Caracalla (v.
Governatori
della Mesia, pag. 60).
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