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Serdica, Probo e il Sole
in quadriga |
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3.11.2016
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Monete Imperiali Romane di Michele Monti.Salve ragazzi .. Ho un po' di monete romane e alcune non riesco a identificarle (spero di non tediarvi quindi con i miei post). La maggior parte è ovviamente usurata, mentre questa, comprata anni fa neppure ricordo bene dove, è in ottime condizioni, quindi non escludo assolutamente sia un falso. Voi sapreste darmi qualche indicazione? Grazie |
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Roma, 8.12.2016
Egregio
Lettore, di seguito riporto gli elementi significativi relativi alla moneta di figura: Antoniniano1, zecca di Serdica, 279 d. C., RIC
V/II 861 var.2 (pag. 112),
Cohen
VI 681 (pag. 320), indice di rarità
"c". La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------- (1) Antoniniano. L'antoniniano fu emesso sotto Caracalla nel 215 d. C. come moneta d'argento che doveva valere quanto 2 denari; si distingue alla vista dal denario perché la testa dell'imperatore al dritto si presenta cinta da corona radiata. Non si sa con quale nome venisse chiamato dai Romani, ma poiché Caracalla è un Antonino, dal suo cognomen è derivato il nome in epoca moderna. A causa della svalutazione monetaria e del progressivo impoverimento nel contenuto di fino (per la svalutazione dell'antoniniano, v. link), l'antoniniano fu abbandonato al tempo di Diocleziano e sostituito da altri nominali, come l'argenteo e il follis. Traggo dai link di cui sopra le caratteristiche fisiche di alcuni antoniniani di Probo battuti dalla zecca di Serdica e reperiti nel web:
(2) Alla moneta di figura non è attribuibile il categorico Ric 861 che si applica agli antoniniani della tipologia di figura, con leggenda del dritto IMP C M AVR PROBVS P F AVG; perciò, in assenza di un categorico specifico non previsto dal ric, non resta che classificare la moneta come variante con leggenda breve ("IMP C M AVR PROBVS AVG") di Ric 861. (3) IMPerator Caesar Marcus AVRelius PROBVS AVGgustus. Alla morte di Aureliano, la successione al potere fu garantita da un vecchio senatore, Marco Claudio Tacito che governò per pochi mesi prima di essere ucciso da soldati ammutinati. Gli successe il fratello Floriano, appoggiato dai pretoriani di cui era prefetto ma quasi contemporaneamente le truppe siriache si sollevarono proclamando imperatore, nel 276, un loro generale, Marco Aurelio Probo, a quel tempo molto popolare per le notevoli doti di abilità e coraggio dimostrate in tutti gli scacchieri, ai quattro angoli dell’impero, in cui aveva combattuto. Alla morte di Tacito, Probo era prefetto in Oriente e lo scontro con Floriano fu inevitabile. I due eserciti si fronteggiarono in Asia Minore ma, prima della battaglia, Floriano fu ucciso dai propri soldati. Probo fu presto impegnato contro Franchi e Alemanni che, già dal tempo di Tacito, avevano invaso la Gallia. Dopo sanguinose battaglie Probo li ricacciò oltre Reno. Il territorio fra l'alto corso del Reno e quello del Danubio, perduto ai tempi di Gallieno, fu di nuovo in parte occupato dalle truppe romane. Circa 15.000 Franchi e Alemanni furono arruolati nell'esercito romano (277). Dopo aver consolidato i confini renano e danubiano, Probo si spostò in Asia Minore per reprimere la tribù montanara degli Isauri che fin dai tempi di Gallieno si era dichiarata indipendente. D'altra parte questo popolo anche prima aveva riconosciuto solo a parole il potere di Roma. Quasi inaccessibili per le truppe romane nei loro nidi di montagna, i pirati Isauri avevano costituito per molti secoli una minaccia per i paesi vicini. Per paralizzare le loro attività i Romani avevano circondato l'Isauria con una catena di fortificazioni; ma ciò non era stato sufficiente. Probo si spinse proprio nel cuore della regione, distruggendone le difese. Particolarmente accanita fu la resistenza di Cremna (oggi Girme, in Pisidia, regione sud-orientale dell’odierna Turchia), la quale dopo un lungo assedio fu presa d'assalto (279). Una nuova rivolta fu soffocata nell'Egitto meridionale. Poi fu la volta della ripresa in Gallia della sollevazione dei Franchi, capeggiati da un certo Proculo che si era fatto acclamare imperatore a Colonia. Dopo la morte di quest'ultimo Probo dovette intervenire di persona contro il successore Bonoso. Una rivolta fu sedata anche in Britannia, poi venne la sollevazione della Siria che proclamò imperatore Saturnino, presto ucciso dai suoi stessi soldati. Nel 281 gli ultimi aneliti del movimento rivoluzionario sembravano soffocati e Probo poté festeggiare a Roma uno splendido trionfo. La calma sopravvenuta nell'Impero diede all'imperatore la possibilità di dedicarsi alla ricostruzione della vita economica. I lunghi anni di guerre civili avevano definitivamente danneggiato le forze produttive dell'Italia e delle province. Il commercio era quasi cessato, i campi erano incolti, numerose città distrutte e disertate dalla loro popolazione. Probo attese particolarmente allo sviluppo della viticoltura nelle province: in Spagna, Gallia, Pannonia, Illiria. Per i lavori necessari (trapianto di viti, irrigazione) egli utilizzò largamente l'esercito, e sembra che appunto ciò divenisse causa di malcontento tra i soldati. Altra causa di malcontento furono la severità e le esigenze dell'imperatore che cercava di portare la disciplina a un livello più alto. Nel 282 le truppe di Pannonia si ribellarono proclamando imperatore il capo della guardia Marco Aurelio Caro, e Probo, nel tentativo di contrastarlo, fu ucciso dai suoi stessi soldati. (4) SOLI INVICTO (Al Sole Invitto). Il Sol Invictus era nel tardo Impero il dio ufficiale protettore dei soldati (v. link). Il termine Invictus ("Invitto, Invincibile"), in uso dal 3° secolo a. C., era un epiteto comune a diverse divinità della religione classica romana, tra cui Giove il dio suprema, Marte il dio della guerra, Ercole, Apollo, e Silvano. Il culto solare è presente con continuità dagli inizi della "storia più antica" di Roma fino a quando il cristianesimo fu riconosciuto come la religione di stato esclusiva. Alcuni studiosi hanno talvolta considerato come divinità distinte il tradizionale dio Sole e il Sole Invitto, ma questa teoria non è stata condivisa da tutti. Nel 274 d.C. l'imperatore Aureliano riconobbe il Sol Invictus come culto ufficiale secondo le linee dei tradizionali culti romani. Non c’è tra gli studiosi concordanza sul fatto che il Sol Invictus sia stato originato dal rilancio dell'antico culto latino del Sole o dal culto introdotto da Elagabalo e portato a Roma da Emesa o sia invece un culto completamente nuovo. Il Sole fu il dio preferito degli imperatori romani dopo Aureliano e fu presente sulle loro monete fino a Costantino I. L'ultima iscrizione riferibile al Sol Invictus risale al 387 d. C., e tanti erano i suoi devoti che nel 5° secolo che Agostino ritenne necessario predicare contro di loro. Non è condivisa da alcuni studiosi cristiani la teoria risalente al 12° secolo che per il Natale sia stata scelta la data del 25 dicembre, assai prossima al solstizio d’inverno, perché coincidente con il Dies Natalis (il compleanno) del Sole Invitto. Dal punto di vista numismatico il tipo della quadriga frontale condotta dal Sole Invitto è molto comune nella monetazione di Probo, avendo precedenti nella monetazione di Elagabalo (v. link) e, prima di lui, in quella di Caracalla (v. link). (5) KAB. La leggenda d'esergo della moneta in esame è costituita da:
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