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Antonio e la legione XX | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
12.4.2018
Buona sera
Dott. De Florio.A lei questo esemplare da studiare: peso 3.3g diametro: 17mm asse di conio ore 6 materiale argento qualsiasi informazione è gradita. Autorizzo la pubblicazione delle foto. |
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Roma, 20.4.2018
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Denario1, zecca in movimento con Antonio, 32-31 a.C., Crawford 544/36 (pag. 541), Sydenham 1293 (pag. 196), indice di rarità "(2)". Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------- Note:
(2) Sul significato di questi denari legionari di Antonio si è cimentato il Crawford che, alla pagina 744 del suo catalogo, riporta una voce di Festo, grammatico latino del 2° sec. d. C. e autore di un compendio alfabetico in 20 libri dell'opera di Verrio Flacco, De Verborum significatione. L'epitome di Festo, a sua volta riassunta da Paolo Diacono (8° secolo), ci è giunta con gravi lacune, ma è comunque preziosa fonte di notizie linguistiche ed antiquarie. La sub voce "ratitum quadrantem" dell'epitome, come ricostruita da Crawford, recita così (v. link): " Ratitum quadrantem dictum putant, quod in eo et triente ratis fuerint effigies, ut navis in asse; unde Lucilius quadrantem quoque raritum appellavit in versìbus; denarii quoque ratiti Antonius auctor erat. Quadrantes ratitos et trientes putat Verrius Flaccus ut manifesta pars assis sit; quin semisses et sextantes ? Causa nulla sic, sed semis navis effigiem habet et sextans; nec hac re ratiti erant denarii; nam signa ac legionum unam in eis habebat Antonius; sic significat, quod hi pecunia legionibus erant, quare ratio cum his putaretur."Ho tradotto liberamente la subvoce di Festo o, quanto meno, ho tentato di farlo come di seguito riportato: "Si ritiene che il quadrante fosse detto «ratitus» (l'aggettivo viene da "ratis", nave da trasporto e dunque ratitus potrebbe tradursi mercantile) perché nel quadrante e nel triente era rappresentata una nave da trasporto, così come nell'asse un vascello (nave da guerra); per lo stesso motivo anche Lucilio nei suoi versi chiamò «ratitus» il quadrante. Ma un denario «ratitus» fu emesso anche da Antonio. Verrio Flacco sostiene che quadranti e trienti fossero «ratiti» per differenziarli dall'asse di cui erano una frazione; perché non altrettanto semissi e sestanti? solo perché sul semisse e sul sestante era rappresentato un vascello; non per la stessa ragione i denari erano detti «ratiti»; ma perché Antonio aveva posto su di essi le insegne e un'effigie delle legioni con l'intento di rimarcare che si trattava di moneta legionaria, questo è il motivo per quanto concerne i denari."In buona sostanza, al di là della validità della ricostruzione del Crawford, quello che emerge da Festo è che le emissioni di Antonio erano legionarie, in quanto finalizzate a pagare le spese dell'esercito alla vigilia della battaglia di Azio. Ed erano emissioni di guerra, a basso tenore d'argento (con un grado di purezza di poco superiore all'80%, anzi l'emissione relativa alla LEG XX è valutata da Crawford - pag. 571 - pari all'87,30%) e di enorme consistenza in quanto destinate a mantenere un esercito di 23 legioni (circa 100.000 uomini). (3) ANT AVG IIIVIR RPC, ANTonius AVGur triumvir Rei Publicae Constituendae (Antonio Augure, Triumviro per la riforma costituzionale dello stato). Sul dritto, al posto di AVG, si trova talora AVC oppure AVz. La leggenda del dritto ricorda l'augurato di Antonio inteso a sacralizzare la sua persona. Nella titolatura è presente il richiamo alla carica di triumviro che Antonio ricoprì insieme ad Ottaviano e Lepido dal novembre del 43 a. C. In virtù della lex Titia i triumviri disponevano di poteri illimitati per cinque anni (fino alla fine del 38). Dall'accordo tripartito scaturirono liste di proscrizione degli avversari politici che servirono tra l'altro a rimpinguare le casse dello stato. Tra le vittime illustri delle proscrizioni si ricorderà Cicerone, la cui testa fu consegnata ad Antonio. La seconda conseguenza dell'accordo fu la guerra contro Bruto e Cassio, che si concluse con la battaglia di Filippi in Macedonia (autunno del 42) nella quale gli assassini di Cesare trovarono la morte. Una minaccia per i triumviri era data da Sesto Pompeo, anche lui nelle liste di proscrizione, che spadroneggiava tra Sardegna e Sicilia. Per procurarsi i mezzi per far fronte alle esigenze militari, Antonio si portò in Oriente. Nella città di Tarso in Asia Minore ebbe luogo l'incontro con Cleopatra che Antonio seguì poi ad Alessandria di Egitto per trascorrere con lei l'inverno del 42-41. Ottaviano intanto fronteggiava a Roma una situazione catastrofica, da un lato doveva provvedere alla ricollocazione di 170.000 veterani smobilitati che esigevano ricompense, dall'altra Sesto Pompeo bloccava le coste impedendo l'approvvigionamento di grano. Ottaviano procedette allora alla confisca in massa delle terre che si rivelarono tuttavia insufficienti. La popolazione italica era oppressa e di questo approfittarono Lucio Antonio e Fulvia, rispettivamente fratello e moglie di Antonio, per fomentare la ribellione contro il triumvirato e raccogliere truppe e consensi. Seguì una breve guerra che si concluse nel febbraio del 40 quando Ottaviano assediò i rivoltosi a Perugia e li costrinse alla resa. Poi, come gesto di distensione, salvò la vita di Lucio Antonio e lasciò che Fulvia raggiungesse in Grecia il marito. Nell'estate del 40 Antonio fece rientro in Italia, da un lato aveva bisogno di truppe fresche per contrastare in Oriente la minaccia dei Parti, dall'altra la situazione politica stava degenerando poiché l'accordo tra i triumviri stava venendo meno. Sbarcò quindi a Brindisi dove una mediazione di amici comuni condusse ad una riappacificazione tra i triumviri; lì fu decisa la spartizione delle province (ad Antonio toccò l'Oriente sino all'Illiria, ad Ottaviano l'Occidente, a Lepido l'Africa) e fu stabilito un patto di mutua assistenza per contrastare Pompeo ed i Parti. A suggello dei patti, Antonio, nel frattempo rimasto vedovo, sposò Ottavia, sorella di Ottaviano. Tuttavia presto si capì che la guerra contro Pompeo non era al momento praticabile, la popolazione anelava alla pace, si scelse la strada dell'accordo che fu stipulato a Miseno nel 39. Si decise la cessazione della guerra, il ripristino della libertà di navigazione e commercio, Pompeo promise di non accogliere transfughi nel suo esercito a fronte dell'impegno di poter governare per cinque anni su Sardegna, Sicilia, Corsica e Acaia ed essere riconosciuto come capo della flotta. Gli fu assicurato il rientro in possesso dei beni paterni al termine di cinque anni. Fu decretata un'amnistia generale da cui restavano esclusi gli assassini di Cesare. Antonio partì per i Balcani e si stabilì ad Atene mentre i suoi legati riconquistavano i territori occupati dai Parti. La pace con Pompeo non resse a lungo, nel 38 iniziò un nuovo conflitto contro la volontà di Antonio che nel 37 rientrò in Italia. Seguì un nuovo accordo tra Antonio ed Ottaviano in base al quale quest'ultimo poté proseguire la guerra contro Pompeo mentre Antonio tornò in Oriente. Nel settembre del 36, nel corso di due scontri navali presso Milazzo, Agrippa, generale e amico di Ottaviano, sconfisse in modo definitivo Pompeo e lo costrinse alla fuga in Asia Minore dove fu condannato a morte per ordine di Antonio. Lepido, che pure aveva aiutato Ottaviano nella guerra contro Pompeo, tentò di trattenere per sé la Sicilia ma Ottaviano, contrario, si preparò alla guerra. Sennonché le truppe di Lepido, stanche di combattere, passarono dalla parte di Ottaviano. Lepido fu costretto a cedere ad Ottaviano le province sotto il suo controllo, perse l'incarico di triumviro e si ritirò dalla vita politica conservando solo la carica di Pontefice Massimo. Intanto Antonio in oriente aveva stretto legami con la regina Cleopatra e iniziato la guerra contro i Parti, guerra per il prestigio, non per le esigenze di difesa. La spedizione si rivelò un insuccesso per la reazione opposta dai Parti. Nella ritirata Antonio combatté in Armenia facendo prigioniero il suo re a cui attribuì l'insuccesso della guerra partica. Tornato ad Alessandria, Antonio cercò di tramutare la sconfitta in una vittoria, celebrando ad Alessandria il trionfo per la vittoria sugli Armeni. Intanto a Roma Ottaviano, avendo ormai eliminato tutti i nemici interni, stava prendendo le distanze da Antonio e in ogni circostanza cercava di metterlo in cattiva luce. Il matrimonio di Antonio con Cleopatra fu oggetto di critiche scandalizzate, così il trionfo celebrato da Antonio ad Alessandria invece che a Roma, così la politica di concessioni nei confronti di Cleopatra e dei suoi figli. Il 1° gennaio del 32, nel giorno in cui cessavano i poteri dei tribuni (poteri che in precedenza erano stati prorogati sino a quella data), i due consoli Domizio Enobarbo e Caio Sosio, partigiani di Antonio, durante una seduta del Senato, formularono accuse dirette contro Ottaviano, il quale, senza porre tempo in mezzo, fece circondare dai suoi uomini il Senato costringendo i due consoli e oltre trecento senatori a rifugiarsi da Antonio. Poi Ottaviano si fece consegnare dalle vestali il testamento di Antonio in cui questi esprimeva il desiderio di farsi seppellire ad Alessandria e confermava le concessioni in favore di Cleopatra. In conseguenza di ciò il Senato (quanto meno i senatori rimasti) e l'assemblea popolare dichiararono Antonio decaduto dai poteri di triumviro e dichiararono guerra a Cleopatra per essersi impossessata di beni romani. La guerra, inevitabile, si concluse con la battaglia di Azio, in acque ioniche in prossimità della Grecia (2 settembre del 31 a. C.) e con la rotta di Antonio e di Cleopatra e la loro fuga in Egitto. Nell'estate dell'anno successivo Ottaviano attaccò l'Egitto, Antonio e Cleopatra, persa la partita, si suicidarono [Notizie storiche liberamente tratte da "Storia di Roma - S. I. Kovaliov]. (4) LEGio XX. La ventesima legione di Marc'Antonio non può essere collegata con certezza alla legione imperiale con lo stesso nunero (v. http://www.romancoins.info/Legionary-Coins-2.html#LXX). |
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