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Tarì aureo di Federico II di Svevia | ||||||||||||||||||||||||
11.8.2018
Nel porgervi
i miei ringraziamenti per l'aiuto immenso che mi
date invio questa moneta da identificare: 12mm circa
peso 1,83g metallo: oro. |
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Roma, 15.8.2018
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta in esame: Tarì1, zecca di Messina, (1194-1197), Spahr 1976, 852 Descrizione (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque illeggibili): La ricerca di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Veniamo alle conclusioni. Nei limiti consentiti ad un esame a distanza, le caratteristiche fisiche, generali e di stile della moneta riflettono quelle degli esemplari autentici del periodo. Un saluto cordiale. ------------------------------- (1) Tarì (oro). La moneta in oro di tipo arabo, il “tarì”, mantenne per tutta l’età normanna il proprio titolo assolutamente stabile: carati 16 e 1/3 di oro, legato con argento e rame nella proporzione, rispettivamente, di 3 a 1., v. link). Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei tarì della tipologia di figura tratte dai link di cui sopra:
(2) Spahr, "Le Monete Siciliane, dai Bizantini a Carlo I d'Angio (582 - 1282) (Graz, ed. 1976)", è il catalogo di riferimento per la monetazione normanna di Sicilia che purtroppo non è consultabile in rete. L'attribuzione alla moneta in esame del categorico Spahr 1976, 85 è il risultato di quanto emerge da Grierson Volume 14, (pag. 159) il quale sostiene che i tarì aurei di Sicilia che recano sei globetti al centro del dritto furono battuti nel nome del re Federico II di Svevia e ad essi vada assegnato il categorico precitato. (3) La dinastia (v. Grierson Volume 14 - pag. 141) che sostituì gli Altavilla (o Hautevilles) prese il nome dal castello ancestrale di Staufen o Hohenstaufen nella Svevia (Swabia) centrale (Württemberg), distrutto nella Guerra dei Contadini del 1525. I capi della famiglia erano stati duchi di Svevia dal 1079, quando l'imperatore Enrico IV aveva concesso il ducato a Federico I di Hohenstaufen, sicché essi in Italia sono conosciuti come Svevi. Essi erano stati re di Germania dal 1138, quando Corrado (III), figlio del duca Federico, era stato eletto re, ed imperatori dal 1155, quando Federico Barbarossa, nipote di Corrado e padre di Enrico VI, re di Germania nel 1152, fu incoronato a Roma da papa Adriano IV il 15 giugno del 1155 (v. link). Il loro regno in Italia sarebbe stato breve, dal 1194 al 1266. In molti modi si trattò di una continuazione del periodo normanno, ma con elementi greci e arabi progressivamente sostituiti da quelli occidentali man mano che i legami politici ed economici del Regno si spostavano a nord. Cinque membri della famiglia degli Hohenstaufen furono re di Sicilia, Enrico VI (1194-7), suo figlio Federico II (1197-1250), Corrado I/IV (1250-4), Corrado II/V detto Corradino (1254-8) e Manfredi (1258-66). L'autorità di Manfredi non si estese oltre al regno di Sicilia; gli altri furono anche re di Germania e del Regnum Italicum, in effetti dell'Italia centrale e settentrionale. Solo Federico II fu interamente re di entrambi i paesi; Enrico VI, Corrado IV e Corradino trascorsero la maggior parte della loro vita in Germania. Enrico VI fu in Italia solo negli ultimi tre anni della sua vita, Corrado IV nel 1252-4 e Corradino per meno di un anno tra il 1267 e il 1268. Manfredi fu tecnicamente un usurpatore, diventando re solo quando si diffuse la falsa notizia della morte di Corradino e dopo il rifiuto ad abbandonare la carica quando si seppe che il giovane re era ancora vivo. Il potere degli Hohenstaufen sull'Italia meridionale e la Sicilia cessò effettivamente nel 1266 quando Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, convocato da Papa Innocenzo IV ad assumere la corona di Sicilia, sconfisse e uccise Manfredi nella battaglia di Benevento. Il breve e tragico regno di Corradino fu solo un epilogo. Convocato dalla Germania dai Ghibellini italiani il ragazzo diciassettenne fu sconfitto da Carlo nella battaglia di Tagliacozzo in Abruzzo, proprio alla frontiera del Regno e dopo un processo farsa decapitato a Napoli dal vincitore il 29 ottobre 1268. (4) IC-XC NI-KA, breve per ΙΗCΟΥΣ ΧΡΙCΤΟC NIKA (Gesù Cristo vincerà). |
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