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Denario, Caracalla e
Annona |
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28.3.2019
Egregio Sig.
De Florio,vorrei sottoporle una moneta da valutare peso: 3,0g diametro: 20mm ore: 12 colore ARGENTO Dritto: ........ANTONINVS PIVS AVG BRIT materiale non ferroso dovrebbe trattarsi di Caracalla autorizzo l'uso incondizionato delle foto inviate La ringrazio e la saluto sentitamente |
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Roma, 30.3.2019
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Denario1, zecca di Roma, 212 d. C.2, RIC IV/I 195 (pag. 240), BMC V 44 (pag. 437), Cohen IV 205 (pag. 165), indice di rarità "c" Descrizione sommaria:
Un saluto cordiale. ------------------------------------- Note: (1) Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei denari della tipologia di figura presenti nei link di cui sopra:
(2) La moneta è esattamente datata perché Caracalla fu investito per la 15.ma volta dei poteri di tribuno (TRP XV) nel 212 d. C. (3) ANTONINVS PIVS AVG BRIT (ANTONINVS PIVS AVGustus BRITannicus). Alla nascita Caracalla si chiamava Julius Bassianus, nome mutuato dal nonno materno. Figlio maggiore di Settimio Severo e Giulia Domna, era nato a Lugdunum (Lione) in Gallia nel 188 d. C., al tempo in cui il padre ricopriva l'incarico di governatore della provincia. Il soprannome di Caracalla con cui è passato alla storia gli era stato dato per via di una lunga tunica con maniche di foggia gallica che usava indossare e che aveva quel nome. Per capire perché il giovane Bassiano mutasse successivamente il proprio nome in Antonino è necessario rifarsi alla situazione politica di Roma quando, nella notte tra il 31 dicembre del 192 e il primo gennaio del 193, l'imperatore Commodo (per esteso Marcus Aurelius Commodus Antoninus), figlio di Marco Aurelio, era stato assassinato in una congiura di palazzo a cui avevano preso parte i pretoriani, oltre che Marcia che di Commodo era l'amante. Come successore di Commodo gli insorti avevano designato il senatore Publio Elvio Pertinace, uomo capace, che tentò di porre in essere una politica di rigore finanziario e di freno al potere dei pretoriani. Il neo imperatore durò in carica solo 87 giorni prima di essere a sua volta assassinato dalla guardia pretoriana nuovamente insorta. Coloro che lo avevano ucciso non avevano un proprio candidato alla successione e, visto che la rivolta era solo funzionale ad ottenere una paga più alta, si pensò bene di conferire il titolo di Augusto al migliore offerente sulla piazza. Il ricco senatore Marco Didio Giuliano fu così proclamato imperatore. La crisi del potere centrale non poteva lasciare indifferenti le province nelle quali era concentrato l'esercito. Le legioni dislocate a presidio della Britannia, della Siria e dell'Illiria/Pannonia, alla notizia della nomina di Didio Giuliano, insorsero proclamando ciascuna, come imperatore, il proprio comandante e quindi, rispettivamente, Clodio Albino, Pescennio Nigro e Settimio Severo. Fu quest'ultimo tuttavia che aveva proprie truppe acquartierate in località prossima a Roma, a prendere l'iniziativa. Dopo aver stipulato un accordo di non belligeranza con Clodio Albino, nell'occasione gratificato con il titolo di Cesare (Augusto in pectore), Settimio Severo calò a Roma e la occupò. I pretoriani non opposero resistenza, anzi gli consegnarono Didio Giuliano che fu presto condannato a morte da un Senato terrorizzato e giustiziato il primo giugno del 193, dopo appena 60 giorni di regno. A questo punto Settimio Severo mosse in Oriente contro Pescennio Nigro. La campagna si protrasse per tre anni e si concluse con la sconfitta del rivale orientale e l'esecuzione in massa e la confisca dei beni dei suoi partigiani. Nel contempo una rivolta dei Parti tenne Settimio impegnato lontano da Roma sino al 196, quando giunse notizia che Clodio Albino si era autopromosso imperatore. Ora c'è da osservare che Albino godeva di un certo prestigio a Roma, specie presso il Senato, tant'è che Settimio nel 193, per rafforzare la propria posizione, aveva deificato il defunto Pertinace e aggiunto il nome PERT alla propria titolatura. Ma la mossa non era stata sufficiente ad assicurare a Settimio il credito di cui aveva bisogno negli ambienti romani perché Pertinace non era sufficientemente popolare nell'esercito. E allora la trovata: Settimio si autoproclamò figlio del divino Marco (Marco Aurelio - per esteso Marcus Aurelius Antoninus) e fratello di Commodo, entrando così a far parte della grande famiglia degli Antonini sicché quando, nel 195, decise di elevare Caracalla alla dignità di Cesare (designandolo quindi come suo successore), gli mutò il nome in Antonino. Da quel momento in poi Caracalla fece rapida carriera vista la ferma volontà paterna di assicurare all'impero una successione dinastica e così, Cesare a soli 7 anni, fu nominato Pontefice Massimo a 9, co-Augusto a 10, console a 14. Dal 198 fu anche tribuno, potere che, da quel momento, gli fu rinnovato dal Senato ogni anno. Nel 210 Caracalla, insieme al padre in Britannia per la campagna di Caledonia (l'odierna Scozia), aggiunse al proprio nome quello di Britannicus, anche se la campagna si rivelò un successo molto parziale a causa della resistenza opposta dagli indigeni e delle difficoltà del terreno. La campagna ebbe fine nel 211 quando Settimio morì ad Eburacum (l'odierna York). Alla morte di S. Severo, nel 211, Caracalla regnò congiuntamente a suo fratello Geta, come S. Severo aveva deciso. Tuttavia, nel 212 Geta fu assassinato per ordine di Caracalla, il quale mandò a morte anche molti importanti e preminenti romani, al fine di consolidare la propria posizione di capo unico. Il suo regno fu contraddistinto dall’eccessiva prodigalità e crudeltà e nelle sue guerre adoperò più il tradimento che non la forza dell'esercito. L'unica azione degna di nota che può essere attribuita a Caracalla è di aver dato a tutti gli abitanti liberi dell'impero il nome ed i privilegi dei cittadini romani (provvedimento noto come constitutio antoniniana). Fu alla fine ucciso per ordine di Macrino, il prefetto dei pretoriani, l'8 aprile 217, mentre stava viaggiando tra Edessa e Carrahe. (4) P M TR P XV-COS III P P (Pontifex Maximus TRibunicia Potestate XV COnSul III Pater Patriae). (5) La divinità rappresentata nel rovescio è variamente intesa, il Cohen la chiama Abundantia, il Ric, più recente, Annona. Le due divinità sono molto simili, Annona era limitata ad esprimere la fornitura di grano per l'anno in corso, mentre Abbondanza era una distributrice prodiga di ogni tipo di cose. Nel rovescio di figura Annona, coperta da una lunga veste e da un velo che dal capo scende sino al braccio sinistro, versa le spighe di grano nel moggio che segna la quantità di grano destinata annualmente a ciascun cittadino mentre con l'altra mano sorregge la cornucopia, simbolo della ricchezza e del benessere. |
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