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Asse di Hatria - Replica |
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3.5.2019
..da
Facebook/VRSono in possesso della moneta da molti anni e sono sempre stato consapevole del valore dell'oggetto in mio possesso, ma solo in questo ultimo periodo mi sono interessato alla sua storia, apprendendo ahimè la presenza in circolazione di numerose copie false. Ciò mi ha motivato ad andare in fondo alla questione e cercare di capire se la copia in mio possesso sia autentica oppure no: Spessore 2,1cm circa Asse conio ore 11 come da fotografia No presenza ferro nel tondello Peso 300g Diametro 76mm A vista il materiale è di bronzo. |
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Roma, 14.5.2019
Egregio,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Asse librale1,
zecca di Hatria2,
post 280 a. C.3,
Weber
I 216 (pag. 44), MacDonald
Picenum Hatria 1 (pag. 7), BMC I
Picenum Hadria, var. 2 (pag. 42), HN
Hatria pag. 20. Descrizione sommaria: La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Alla luce di quanto sopra ritengo che la moneta
di figura sia una replica di fantasia realizzata
in tempi moderni, forse oggetto, ai primi del
novecento, di vendita in prossimità di scavi
archeologici. Un saluto cordiale. ------------------------------- Note: (1) L'asse
librale di Hatria pesava talvolta anche più dei
404g (6240grs - grani) indicati dal Weber nel
suo catalogo. Sostiene Chiara
Marveggio [RIN 112 (2011) pp. 142, v.
link] che "la produzione monetale atriana
utilizza un sistema ponderale in comune con
tutto il versante costiero medio-adriatico
(Ariminum, Luceria, Venusia e la popolazione dei
Vestini), a base decimale (1 asse = 10 unce = 20
semiunce = 5 biunce = 2 quincunce). L’adozione
di tale divisione decimale è avvalorata, secondo
gli studiosi, dalla presenza del contrassegno di
valore sulla quincuncia, reso con cinque
globetti nella maggior parte degli esemplari e
con invece una ‘‘S’’ su due soli esemplari. Tale
duplicità attesta l’equivalenza tra cinque unce
e mezzo asse, sebbene l’autenticità dei due
pezzi in questione sia spesso posta in
discussione. Tale sistema ponderale viene fatto
risalire al V sec. a. C., come confermano i
ritrovamenti dei pesi di Marzabotto — che
richiamano l’ambito etrusco —, derivando
probabilmente a loro volta da un substrato della
fase villanoviana."
(2) Hatria (oggi Atri in Abruzzo), era situata (v. link) non lontano dal mare Adriatico, tra i fiumi Vomanus e Matrinus (Vomano moderno e La Piomba). La città di Matrinum, situata alla foce di quest'ultimo fiume, fungeva da porto principale. Sebbene le origini di Hatria siano oscure, era forse in origine colonia etrusca, fondata da coloni di Atria nell'Etruria padana. Nel IV e il III secolo a.C., al tempo della progressiva conquista dell’Italia centrale da parte di Roma, la città passò sotto il suo dominio, diventando colonia latina poco dopo il 290 a.C. La città fiorì sotto la protezione di Roma e più tardi, dopo che furono costruite le strade, servì come punto di congiunzione tra le vie Salaria e Valeria. (3) Riferisce Chiara Marveggio che "la collocazione cronologica della monetazione atriana è stata molto dibattuta tra Ottocento e Novecento. Da una parte, alcuni studiosi si sono schierati a favore della sua generica anteriorità rispetto alle altre serie italiche di aes grave, sulla base del peso superiore dell’asse atriano in rapporto alla generale tendenza alla svalutazione ponderale dell’analogo nominale di altre zecche, senza tuttavia tener conto dei differenti sistemi ponderali in uso, e dell’assenza sui nominali di Hatria di simbologie relative all’egemonia romana, inspiegabile a loro parere dopo la deduzione della colonia latina, nel 289 a. C.. Altri, invece, propendono per una cronologia posteriore a tale evento e di questa stessa opinione rimangono a tutt’oggi anche Campana e Catalli. A sostegno di tale teoria, viene indicata la presenza dell’etnico in lettere latine, che costituisce una prima spia della non totale autonomia della città durante il periodo dell’emissione: uno dei caratteri della monetazione in quanto tale è infatti la sua ufficialità ed il suo valore collettivo e sociale, rispetto all’individualità delle forme di scambio premonetali come il baratto, e la scelta della rappresentazione iconografica ed epigrafica tende naturalmente a rispecchiare una realtà acquisita, nota e rilevante all’interno di un determinato contesto, in questo caso evidentemente la dipendenza da Roma. Questa teoria sembra rimanere tutt’oggi la più plausibile. Una terza ipotesi colloca invece la serie atriana post 268 a.C., sulla base delle analogie tipologiche e ponderali tra tale emissione e quelle dei Vestini e di Ariminum, proprio in corrispondenza con la deduzione a colonia latina di quest’ultima". (4) Sostiene Chiara Marveggio (v. link) che: "La testa senile in veduta frontale sull’asse costituisce il problema interpretativo maggiore, per il quale sono state proposte molteplici soluzioni: il fondatore della città di Hatria, ossia il dio Hadranus, Pico, Nettuno, Dioniso e Sileno. Quest’ultima interpretazione appare oggi la più accreditata sulla base dei confronti iconografici, tra i quali i più significativi sono quelli con un bronzo della Macedonia del 166-165 a. C., una litra di Tuder del 280-240 a. C. e soprattutto una dracma di Catania del 405-403 a. C.. (5) La lettera H sul dritto, come pure le lettere HAT sul rovescio fanno riferimento alla città, Hatria, nel nome della quale la moneta è stata battuta. (6) Anche sul tipo del rovescio persistono alcune perplessità (v. link), in particolare se l’animale rappresentato sia da identificare con un cane o con un lupo. Purtroppo il particolare iconograficamente ricorrente che potrebbe costituire la discriminante tra la rappresentazione tipica dell’uno o dell’altro canide, ossia la coda (arricciata e corta nel primo caso, lunga e stesa nel secondo) non è visibile". Non si sa come questi tipi siano stati scelti (v. link), ma potrebbe darsi che la viticoltura abbia avuto un ruolo nello sviluppo economico di Hatria; se così, in quanto tutore e compagno di bevute di Bacco, Sileno sarebbe stato un tipo appropriato per la prima e unica monetazione della città. Il cane, noto per la sua capacità di cacciare e proteggere, è sempre stato il compagno dell'uomo, e il suo uso qui forse aveva il significato di paragonare la fiera lealtà che dimostrava al suo padrone alla fedeltà di Hatria verso Roma. L'esemplare qui proposto è indubbiamente uno dei migliori, se non il migliore esempio conosciuto del tipo. |
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