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Tetradrammo di Filippo II, Zeus e il cavaliere | ||||||||||||||||||||||||||||
10.8.2019
Salve Sig.
De Florio,vorrei chiedere un suo parere a proposito di una moneta che ho recentemente acquistato in asta Naumann (Vienna). Si tratta di un tetradramma di Filippo II di Macedonia ed è il lotto 56 dell'asta Naumann 77. Facendo alcune ricerche, ho trovato che la moneta in questione coincide perfettamente con uno splendido esemplare di tetradramma di Filippo II (di cui le ho inviato la foto) battuta in asta 51 Gallery, lotto 12, esemplare citato in Le Rider 276 (Nanteuil 796 this coin) ed appartenuto in origine alla collezione Henry de Nanteuil de la Norville. In comune con questo esemplare, la mia moneta ha appunto una perfetta coincidenza che fa supporre una provenienza dallo stesso conio. Si tratta, secondo le fonti che ho trovato, della prima serie di tetradrammi emessi dalla zecca di Pella sotto il regno di Filippo II intorno al 342 a.C. e dunque non solo un pieno "lifetime issue" ma di una tipologia estremamente fine di stile e rara. Di fatto ho trovato soltanto due esemplari in tutto identici al mio su internet. La moneta in questione in mio possesso appare su acsearchinfo e su biddr.ch, dunque direi che a parte la provenienza da una casa d'aste seria, Naumann appunto, non dovrebbe destare dubbi quanto all'autenticità. Ma a questo punto mi chiedo, é possibile che provenga dallo stesso rarissimo conio di quell'esemplare sopra citato e che la Naumann non se ne sia resa conto? Il prezzo di aggiudicazione infatti è stato di 550 euro, quello cioè di un esemplare ordinario o addirittura postumo di questa serie di tetradrammi di Filippo II di Macedonia. É stato quindi un colpo di fortuna per me? Lei che cosa ne pensa? La ringrazio fin da ora se vorrà darmi un suo parere. Cordiali saluti, buon ferragosto! |
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Roma, 12.8.2018
Egregio
Lettore,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Tetradrammo1, zecca di Pella, 359-336 d. C., LeRider 276, SNG ANS 384-952 Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. Note:
(2) Non disponendo dei cataloghi di cui sopra, mi sono rifatto per la catalogazione ai categorici indicati da Neumann e da Sixbid (v. link 1 e 2 di cui sopra). (3) Per la presenza di Zeus sul dritto della moneta, leggere il rimando alla nota successiva. (4) ΦΙΛΠ-ΠΟΥ (genitivo, ..di Filippo), dove l'etnico, il genitivo di origine, nella monetazione ellenistica diventa genitivo dinastico. Traduco da https://www.cointalk.com/threads/ancients-philip-ii-king-of-macedonia.252294/ le note biografiche che seguono relative a Filippo II e specificamente alla moneta in esame: Filippo II era il padre di Alessandro Magno e il figlio più giovane del re Aminta III. Prese il trono nel 359 a.C. alla morte dei fratelli maggiori, in un momento in cui la Macedonia era un regno male organizzato, economicamente insignificante e militarmente debole. La leadership e la visione di Filippo sul futuro della Macedonia gli permisero di unificare sotto il suo dominio in poco più di 20 anni le intensamente frammentate città-stato della Grecia. Nonostante fosse re di Macedonia, Filippo dovette fronteggiare una difficile impresa: i Greci lo temevano ma non lo rispettavano. I Macedoni parlavano una lingua diversa ed erano considerati meno colti dei greci, ritenuti barbari, villani e rozzi. Lo storico contemporaneo Demostene documentò le lotte di Filippo, descrivendolo come "il miglior oratore" e un "greco tra i greci", ma quei "prevenuti abitanti di Atene" continuavano a "chiamarlo barbaro". Solo i greci "veri" erano autorizzati a partecipare alle Olimpiadi e Filippo era determinato a convincere l’opposizione ateniese che egli era davvero degno di essere considerato greco. Dopo aver unito con successo Macedonia e Tessaglia, Filippo poté legittimamente rivendicare il diritto a far parte delle organizzazioni greche e non fu più tecnicamente considerato un barbaro, sebbene ciò non convincesse il pubblico. Filippo fece entrare il suo cavallo nel keles, una corsa a cavallo di 1,2 km, alla 106ma Olimpiade del 356 a.C. e la vinse. Questa fu una doppia vittoria: essendo stato ammesso ufficialmente ai giochi e vincendo, consolidò la sua posizione di vero greco. Continuò vincendo altre due volte: alla corsa delle quadrighe, nella 107ma Olimpiade del 352 a.C., alla corsa delle bighe, nella 108a Olimpiade del 348 a.C.. Il modo più veloce per diffondere le notizie e i messaggi politici era di servirsi delle monete poiché la carta non fu inventata in Europa prima del 1700 e pelle di agnello, pergamena e papiro erano costosi. Filippo scelse con cura i tipi delle sue monete. Coniando monete che commemoravano il suo successo alle Olimpiadi, Filippo popolarizzava la sua pretesa di essere considerato vero greco e sottolineava il favore degli dei. I Greci credevano che la vittoria alle Olimpiadi fosse dettata e controllata dagli dei, che sceglievano come vincitore il concorrente che essi stessi ritenevano degno o il migliore, piuttosto che l'atleta meglio allenato o equipaggiato. Si credeva inoltre che gli dei avrebbero trattato favorevolmente in battaglia i vincitori olimpici aiutando Filippo a farsi accettare come leader greco e quindi promuovendo i suoi sforzi per unire e controllare la Grecia, spianando la strada alla conquista da parte di suo figlio Alessandro della maggior parte del mondo conosciuto. La principale emissione monetaria di Filippo fu costituita da una serie di tetradrammi, con il ritratto di Zeus al dritto e, al rovescio, con un cavallo muscoloso cavalcato da un giovane snello fantino mostrato mentre correva il suo giro della vittoria e reggeva un ramo di palma, simbolo della vittoria. Zeus appare come il patrono dei Giochi olimpici. In questa moneta la qualità del ritratto particolarmente elegante di Zeus, con la fronte liscia, l'arco sopraccigliare netto e il naso finemente cesellato evidenzia l'ispirazione alla statua crisoelefantina di Zeus realizzata da Fidia ad Olimpia. Questa statua era una delle sette meraviglie del mondo antico e rafforza ulteriormente il tema olimpico. Perfettamente battuto ed inciso in altissimo rilievo, con Zeus dall'espressione sensibile e delicata del dio della compassione, il ritratto su questa moneta si colloca tra le migliori opere del suo tempo. Rispetto alle migliaia di conî dell'ampia produzione di tetradrammi di Filippo II, questo è uno dei più incredibilmente belli, realizzato nel miglior stile tardo classico. La capigliatura mossa di Zeus travalica il bordo tratteggiato, audace dichiarazione di libertà artistica dal vincolo dalle restrizioni della tradizionale arte incisoria monetaria. Questo genera l'impressione di un dio che non può essere contenuto, un concetto artistico visto per la prima volta nella monetazione di Naxos quando rappresenta Dioniso. Dalle sculture scoperte nello scavo della tomba di Filippo nel 1977 si è notata evidente la presenza sui suoi tetradrammi di alcune sottili ma chiaramente intenzionali somiglianze tra l'aspetto reale di Filippo e quello di Zeus. L'artista ha adottato nella rappresentazione di Zeus alcuni degli attributi facciali di Filippo, probabilmente con l'intenzione di affermare ulteriormente la divinità di Filippo e la sua rivendicazione al trono più ampio della Grecia. Dopo la sua morte, gli antichi tetradrammi continuarono ad essere coniati sotto i figli di Filippo, ma il loro stile degenerò considerevolmente. Nel dritto il ritratto progressivamente perse la maestosità e il cavallo divenne più piccolo mentre il fantino si ingrandiva, alterando la proporzione e l'estetica della moneta. Rispetto alle prime monete coniate mentre era in vita, i tetradrammi postumi sono molto più copiosi e la loro prevalenza tende a influenzare negativamente la percezione complessiva della serie a causa del livello artistico inferiore. Queste monete furono successivamente copiate e deviate ulteriormente rispetto all'originale da diverse tribù celtiche e assunte come modello principale per le monete in Gallia, Bretagna ed Europa orientale, utilizzando un disegno molto più astratto nell'esecuzione. Questa antica moneta greca è presente nella tavola di riferimento di Le Rider (276) e faceva parte dell'importante collezione privata di Henri de Nanteuil che ora, in ragione della qualità, funge anche da guida di riferimento. Nateuil, nato nel 1876, era un ufficiale decorato, che aveva servito come capitano di artiglieria e poi come capo di uno squadrone nel 1916, ricevendo la Legione d'Onore per il servizio svolto nell'esercito francese. Successivamente divenne l'amministratore delegato della più grande azienda siderurgica francese, Denain-Anzin e la sua collezione fu pubblicata nel 1925 a Parigi, in un volume in cui questa moneta è elencata come numero 796. (5) Il fulmine sotto il ventre del cavallo e la lettera N in esergo sono segni di controllo dell'emissione. |
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