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24.11.2020
Sono a
chiederLe di che moneta si potrebbe trattare.Forma quadrata con lati da 18mm. Materiale sembra argento. Al momento non ho altre informazioni. Naturalmente se si trattasse di una moneta di un certo valore posso inviarla per una perizia. Con l’occasione porgo i migliori saluti. |
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Roma, 30.11.2020
Egregio
Lettore, per la catalogazione della moneta in esame occorrerebbe consultare il catalogo in 4 volumi di Carlo Crippa dal titolo "Le monete di Milano", che registra le emissioni di quella zecca dal 757 all'anno della chiusura (1892). Non essendo uno specialista della monetazione di Milano, non ho accesso al catalogo, ragione per cui, per rispondere al suo quesito, mi avvalgo delle fonti disponibili online, in sostanza dei risultati delle vendite d'asta e del forum di numismatica lamoneta.it. Di seguito riporto gli elementi significativi che ho potuto raccogliere riguardanti la moneta di figura: Parpagliola1, zecca di Milano, Regno di Filippo IV, 1621-16652, CNI vol. V 253 (pag. 323), indice di rarità NC Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le
parti della leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di
figura ha dato luogo ai seguenti risultati (si
noterà che i link da 1 a 4 di cui sotto,
attribuiti a Filippo III, sarebbero invece, secondo il forum la
moneta.it, da attribuire a Filippo IV, vista la presenza agli angoli del
bordo superiore dello scudo delle decorazioni a ventaglio):
Per un'analisi comparativa con i campioni
autentici sopra indicati ho
realizzato la tabella
allegata nella quale ho riportato,
oltre alla moneta di figura, le immagini delle
monete reperite nel web. Nei limiti consentiti
ad un esame a distanza, le caratteristiche
generali e di stile della moneta sembrano
riflettere quelle degli esemplari autentici del
periodo. Ciò detto, è opportuno sottolineare che
l'indicazione inclusiva del peso è essenziale ai
fini dell'accertamento dell'autenticità. Se
autentica, nel presente stato, la moneta
potrebbe valere, a mio avviso, c. 15€. Un saluto cordiale ------------------------------- (1) Parpagliola, moneta in lega d'argento e rame (biglione), con un contenuto di fino di 253,472 millesimi. La zecca di Milano iniziò a coniare parpagliole della “Providentia” durante la dominazione spagnola del ducato a partire da Filippo II e la produzione si interruppe al tempo di Maria Teresa d’Asburgo per poi proseguire nell’anno 1777 accompagnando per due secoli la vita del ducato milanese. La parpagliola di Filippo IV si distingue da quella del predecessore Filippo III per la presenza nei due angoli superiori dello scudo di una decorazione a ventaglio e nell'apice superiore centrale dello scudo di un fiocco, diversa quindi dalla parpagliola di Filippo III che nei due angoli superiori ha una voluta (v. link). Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche delle parpagliole della tipologia di figura presenti nei link sopra indicati:
(2) Filippo IV d'Asburgo, in spagnolo Felipe IV (Valladolid, 8 aprile 1605 – Madrid, 17 settembre 1665), anche detto Filippo il Grande (Felipe el Grande) o Il Re Pianeta (El rey Planeta), fu re di Spagna dal 1621 fino alla morte, sovrano dei Paesi Bassi spagnoli nonché re del Portogallo e di Algarve come Filippo III (in portoghese Filipe III) fino al 1640. All'alba della sua morte nel 1665, l'Impero spagnolo aveva raggiunto il suo zenit territoriale raggiungendo la ragguardevole dimensione di 12,2 milioni di chilometri quadrati, ma d'altro canto esso si trovava in declino, processo che l'incostanza di Filippo e le mancate riforme della politica interna e di quella militare contribuirono a peggiorare (da wikipedia). (3) MEDIO-LANI.D. (MEDIOLANI Ducatus, Ducato di Milano). Il Ducato di Milano (1395-1797, dal 1708 detto anche Ducato di Milano e Mantova) fu un antico Stato dell'Italia settentrionale mai del tutto indipendente ma facente parte del Sacro Romano Impero. Oggetto delle guerre Franco-Asburgiche, fu sottoposto alla Spagna dal 1559 ed all'Austria dal 1707. Nel corso dei secoli la sua estensione variò molto, agli inizi del '400, al tempo di Gian Galeazzo Visconti, toccò la sua massima estensione, venendo a comprendere quasi tutta la Lombardia, parti del Piemonte (Novara, Vercelli, Tortona, Alessandria, Asti), del Veneto (Verona, Vicenza, Feltre, Belluno) e dell'Emilia (Parma, Piacenza, Bologna, ecc.), più un'effimera occupazione di zone del centro Italia (Pisa, Siena, Perugia, Assisi). Nel corso del XV secolo Venezia conquistò il Veneto ex visconteo, più Bergamo, Brescia e Crema, perciò alla fine del '400 con gli Sforza il ducato si stabilizzò nella metà occidentale dell'attuale regione Lombardia, con parti del Piemonte e dell'Emilia, oltre al Canton Ticino oggi in Svizzera. Tra '500 e '600 il ducato perse Parma e Piacenza (a favore della Chiesa e poi dei Farnese), inoltre il Canton Ticino e la Valtellina (ai cantoni svizzeri e ai Grigioni); agli inizi del '700 perse tutta la zona piemontese e lombarda a ovest del Ticino, quest'ultima corrispondente alla Lomellina, che venne annessa dai Savoia, mentre al contrario nel 1708 annesse il Ducato di Mantova (tratto da wikipedia). (4) In un primo momento lo stemma araldico della famiglia degli Sforza coincise con quello della casata dei Visconti: ‘ d'argento alla biscia d'azzurro ondeggiante in palo e coronata d'oro, ingolante un moro di carnagione'. A partire dall'XI secolo infatti lo stemma raffigurante un biscione ondeggiante che ingoia un fanciullo venne assunto dalla famiglia Viscontea in occasione della loro ascesa a Signori di Milano, per poi essere trasmesso come simbolo del ducato e della città stessa fino alla soppressione napoleonica. Si è supposto che l'immagine del serpente traesse origine dalla figura mitologica del basilisco, immagine che, secondo una leggenda, i Visconti avrebbero adottato da un simbolo già presente a Milano. Si narrava infatti di un tempo in cui la città era in preda al panico per la presenza del feroce drago Tarantasio che faceva strage tra la popolazione fin quando Umberto Visconti si avviò alla caverna dove il drago stava per divorare un bambino; dopo una lotta durata due giorni Umberto ebbe la meglio e Milano venne liberata. In memoria di questa impresa nell'insegna dei Visconti venne introdotta l'immagine del drago con un bambino in bocca, immagine che venne tramutata da un pittore poco abile in quello di una vipera, originando il ‘Biscione visconteo’. Al contrario, attendendosi alla versione storica, che fa riferimento ad un episodio della seconda Crociata, fu il capitano Ottone Visconti alla guida di mille milanesi che, durante l'assedio di Gerusalemme, sconfisse in uno scontro corpo a corpo l'enorme saraceno Voluce, la cui insegna era quella di un serpente intento a divorare un uomo; con questa vittoria Ottone Visconti, oltre ad appropriarsi delle armi del suo nemico, ne prese anche lo stemma che divenne in seguito quello della famiglia. Con l'incoronazione a Duca di Gian Galeazzo Visconti e con la conseguente conquista dell'inquartato con l'aquila reale lo stemma subì una variazione, integrato appunto dell'immagine di un'aquila, e fu blasonato come segue: ‘ inquartato, nel primo e nel quarto, d'oro all'aquila abbassata di nero, lampassata di rosso e coronata del campo; nel secondo e nel terzo, d'argento alla biscia d'azzurro ondeggiante in palo e coronata d'oro, ingolante un moro di carnagione'. Quando l'ultima dei Visconti, Bianca Maria sposò il giovane Francesco Sforza, la prima casata trasmise alla seconda il diritto di successione sul ducato, e la nuova dinastia adottò lo stesso stemma dell'inquartato ducale visconteo. Il mantenimento del biscione dei Visconti, non era semplicemente un vezzo araldico, ma era innanzitutto un vanto di antica signoria in quanto il Ducato di Milano aveva goduto di questo stemma sin dal 1395, ma soprattutto questo emblema era una continua riconferma del ruolo di signori di Milano detenuto dagli Sforza, i quali volevano così dimostrare di essere i legittimi successori dei Visconti, dai quali avevano ottenuto addirittura l'uso dell'arme nella blasonatura. Questo stratagemma araldico si era rivelato necessario e molto utile in quanto, come si ripropose poi nella storia del tardo Quattrocento, altre potenze (tra cui la Francia per prima) più volte avevano vantato parentele legittime coi Visconti che avrebbero potuto far vantare a re stranieri i diritti di successione sul ducato milanese. L'emblema dell'aquila, venne mantenuto dalla famiglia Sforza (la quale aveva per emblema precedente un leone) anche in forza del giuramento di fedeltà nei confronti dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, il quale aveva per l'appunto per antonomasia il simbolo dell'aquila (fatto che riprendeva la tradizione della Roma antica dopo Cesare). (5) PROVI-DENTIA. Il tipo della Providentia è ripreso dalla monetazione imperiale romana (v. ad es. il link). |
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