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Roma, sesterzio, Massimino il Trace e la Pace di Augusto | ||||
25.1.2022
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Monete Imperiali Romane di Michele Monti.Info? |
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Roma, 26.1.2022
Egregiodi seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: AE Sesterzio/Asse1, zecca di Roma, gennaio 236 - marzo/aprile 238 d. C.2, RIC IV/II 81/83 (pag. 146), BMC VI 148/156 (pag. 235), Cohen IV 38/39 (pag. 509), indice di rarità "C". Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più leggibili): Poiché la tipologia di figura fu utilizzata per coniare sia un sesterzio che un asse, in assenza di elementi sulle caratteristiche fisiche, non si potrà svolgere un confronto tra la moneta di figura e le monete autentiche del periodo. Mi limiterò pertanto a presentare un esempio di sesterzio ed uno di asse della tipologia di figura:
Un saluto cordiale. -------------------------------------------- Note:(1) Sesterzio/Asse. Non essendo note le caratteristiche fisiche del campione in esame (peso, diametro), non sarà possibile stabilire se la moneta in esame sia un sesterzio (Ric 81) oppure un asse (Ric 83). (2) La datazione "gennaio 236 - marzo/aprile 238 d. C.", indicata dal Ric, copre l'arco temporale compreso tra il conferimento a Massimino del titolo di Germanico e la sua morte. (3) MAXIMINVS PIVS AVGustus GERManicus. Gaio Giulio Vero Massimino era un Trace (per questo passato alla storia come Massimino il Trace) di famiglia contadina, altissimo e di grande prestanza fisica che, entrato nei ranghi dell'esercito ai tempi dell'imperatore Settimio Severo, vi aveva fatto carriera sino a diventare governatore della Mesopotamia. Il 22 marzo del 235, nel corso di un ammutinamento, furono trucidati, nel loro campo vicino Magonza, l'imperatore Severo Alessandro e sua madre, Giulia Mamea; le truppe acclamarono immediatamente, come imperatore, Massimino. Egli combatté con successo contro i Germani ma a Roma era inviso alla nobiltà e solo malvolentieri il Senato gli riconobbe il titolo di Augusto. Verso la fine del 235 o agli inizi del 236, come conseguenza delle vittoriose campagne contro i Germani, i Sarmati e i Daci, gli furono riconosciuti i titoli di "Germanicus", "Sarmaticus", "Dacicus". Massimino riuscì a scampare a due congiure (il complotto di Magnus ordito dal Senato poco dopo la sua elevazione e quello di Tito Quartino, capo degli arcieri Osroeniani, devoti al predecessore, Severo Alessandro, che volevano vendicare. Nel 238, prima la ribellione dei Gordiani contro le imposizioni fiscali in Africa, poi quella del Senato che portò all'ascesa di Pupieno e Balbino, indussero Massimino a muovere contro Roma. Ma, dopo un assedio non coronato da successo della città di Aquileia, attorno al 15 aprile 238, i soldati della II legione Partica (solitamente di stanza nei castra Albana), sofferenti per la fame e le malattie, presi dal panico, verso mezzogiorno, durante una pausa del combattimento, strapparono le immagini del sovrano dalle insegne militari, per segnalarne la deposizione, poi lo assassinarono assieme al figlio Massimo. Infilate quindi le loro teste in cima a delle picche, ne fecero mostra agli Aquileiensi e inviarono nell'Urbe le loro spoglie mortali. A Roma le statue e i busti dei due defunti vennero abbattute mentre il prefetto del pretorio di Massimino e altri suoi amici furono assassinati. Come "poena post mortem", le salme smembrate furono date in pasto ai cani. Il Senato elesse imperatore il tredicenne Gordiano III e ordinò la damnatio memoriae per Massimino. (4) PAX AVGVSTI. Il rovescio della moneta ricorda la Pace ottenuta da Massimino in conseguenza della grande vittoria del 236 d. C. sui Germani. |
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