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22.1.2022
..da https://www.lamoneta.it/topic/204468-sesterzio-julia-mamaea/.Sesterzio Julia Mamaea. Buongiorno, ho visto questa moneta in vendita, sarei interessato ai commenti del forum su autenticità, catalogazione, conservazione e valore della moneta in oggetto. Grazie. |
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Roma, 28.1.2022
Egregio,di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Sesterzio1, zecca di Roma, 222-228 d. C.2, RIC IV/II 679 (pag. 125), BMC VI 662 (pag. 179), Cohen IV 26 (pag. 493), indice di rarità "C" Descrizione sommaria (sono indicate
in rosso le parti della leggenda usurate o comunque
non più leggibili): La ricerca nel web di monete della tipologia di figura ha dato luogo ai seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------------------------
(2) La datazione fornita dal Ric per la moneta in esame è generica, coprendo il lungo arco temporale compreso tra l'ascesa di Giulia Mamea (222 d.C.) e il conferimento del titolo di "Mater patriae", madre della patria (228 d.C.). (3) IVLIA MAMA-EA AVGVSTA. Dopo l'assassinio, ad opera di Macrino, di Caracalla e l'esilio e la morte di sua madre Giulia Domna, moglie del defunto imperatore Settimio Severo, Macrino aveva assunto la porpora ma il suo regno sarebbe durato appena 14 mesi perché una ribellione dell'esercito, fomentata da Giulia Mesa, sorella di Giulia Domna, portò alla fine del suo governo e alla sua morte l'8.6.218. Giulia Mesa, madre di Giulia Semia e di Giulia Mamea (v. dinastia dei Severi), disponendo di immense ricchezze ed influenza politica, aveva architettato la congiura che aveva messo, al posto di Macrino, il quindicenne nipote Elagabalo, figlio di Giulia Semia, riconosciuto Augusto il 16.5.218. Grazie agli intrighi della madre e della nonna, Elagabalo fu fatto passare per figlio naturale di Caracalla (di qui il suo nome Marco Aurelio Antonino) e acclamato imperatore nel 218 dalla legione romana di Emesa. A Roma Elagabalo fece vita dissoluta e lasciò il governo dello stato nelle mani della nonna. Quando costei comprese che la sua «creatura» era assolutamente incorreggibile e che non solo sarebbe stato incapace di consolidare la dinastia, ma al contrario l'avrebbe inevitabilmente rovinata, convinse Elagabalo ad adottare il cugino Alessandro, figlio di Mamea (la più giovane delle figlie) e a proclamarlo Cesare. Poco dopo (inizio del 222) Elagabalo, allora diciottenne, fu eliminato dai pretoriani insieme alla madre Giulia Semia e a tutta la loro cricca e il 13 marzo 222 il quattordicenne Alessandro divenne imperatore sotto la tutela della nonna (sino alla sua morte nel 226) e poi della madre. Mamea (qui riprendo da wikipedia) è raffigurata sulle monete in associazione alle figure di Giunone conservatrice, Venere felice, Vesta, Pudicizia, "Felicitas publica", ciò allo scopo di conferire ufficialità al ruolo che la donna aveva assunto di nume tutelare del "ritorno all'ordine" dopo gli eccessi di Elagabalo. Giulia Mamea aveva una buona reputazione di modestia, prudenza e fedeltà alla dinastia. Il figlio, una volta giunto alla maggiore età, la volle nominare, "consors imperii" (consorte dell'impero), qualifica che la rendeva "associata nel comando". La situazione probabilmente lo richiedeva, ma era un'innovazione azzardata, nessuna donna aveva mai ricoperto una posizione simile. La novità causò malumori nell'esercito e nei gruppi più tradizionalisti che accusarono di debolezza il giovane imperatore, visto come succube della madre. Come Giulia Domna prima di lei, Mamea ricevette nel 224 il titolo di "Mater Castrorum" (madre degli accampamenti) e nel 226 quello di "Mater Senatus" (madre del Senato). Nella sua veste di co-reggente, accompagnò il figlio nelle campagne militari, secondo un costume iniziato da Giulia Domna. Ma adesso i ruoli si erano invertiti e Mamea di fatto controllava le decisioni del giovane imperatore. Mamea si recò quindi in oriente per la campagna contro i Parti e poi nelle province della Germania: fu proprio in questa circostanza che Alessandro e Mamea si trovarono a Mogontiacum (moderna Magonza) quando le truppe si ribellarono e li uccisero nella tenda imperiale il 22 marzo 235 d.C.. (4) FELICIT-AS PVBLICA. La Felicitas, in quanto pubblica, attiene al bene comune del popolo romano. Sostiene lo Stevenson che nelle monete imperiali romane la Felicitas venga rappresentata coperta da una stola e ritratta, talora stante in posizione rilassata, appoggiata ad una colonna, talora assisa, mentre sorregge con la mano destra un caduceo, simbolo della pace e con l'altra una cornucopia, simbolo dell'abbondanza dei beni materiali concessi dalla provvidenza. Il Senato Romano professava che i prìncipi ponessero la felicità pubblica a fondamento dell'azione di governo mentre i prìncipi si sforzavano di sottolineare come la felicità pubblica fosse una benedizione intrinseca del loro regno. (5) S C (Senatus Consulto, per decreto del Senato). Tra le novità introdotte da Augusto nella monetazione è da ricordare il conferimento al Senato della responsabilità delle emissioni monetali in bronzo; ogni emissione ènea riportava perciò sul rovescio la sigla SC. La monetazione in oro e argento, che era priva della sigla SC, rientrava nella competenza diretta dell'imperatore. |
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