Roma, 4.2.2015
Egregio
Lettore,
lo stato di conservazione scadente non consente
l'attribuzione certa della moneta di figura, né tanto
meno l'identificazione della zecca, essendo
illeggibile la leggenda d'esergo. Tuttavia, vista la
disposizione delle ultime lettere della leggenda del
dritto, sarei portato ad attribuire la moneta
all'imperatore Costanzo II, piuttosto che a Costantino
o a Costante. Su questa ipotesi ho basato le
considerazioni che seguono:
Æ3,1 zecca (?), 355 ÷
361 d. C.
Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più leggibili):
D. D N CONSTAN - TIVS - P F AVG2. Costanzo II, testa diademata di perle,
busto paludato e corazzato a destra.
R. FEL
TEMP - REPARATIO3. Soldato elmato volto a sinistra, con il
braccio sinistro imbraccia uno scudo mentre con la
destra trafigge con la lancia un cavaliere che cade,
scudo a terra sulla destra. Il cavaliere ha il
braccio e la testa protesi all’indietro verso
l'aggressore. Segno di zecca, illeggibile.
La ricerca
nel web di monete simili a quella di figura ha
prodotto il seguente risultato che riporto a puro
titolo esemplificativo:
- http://numismatics.org/collection/1944.100.22666
Bronze Coin, Antioch, AD 355 - AD 361.
1944.100.22666. ANS. Mint Antioch Obverse D N
CONSTANTIVS P F AVG: Bust pearl-diademed dr. cuir.
r. Reverse FEL TEMP REPARATIO: Helmeted soldier
stg. l. spearing falling horseman. Weight 1.87
Reference RIC.8 Antioch 188.
Concludo
osservando che le caratteristiche generali e di stile
della moneta appaiono non difformi da quelle dei conî
d'epoca.
Un saluto
cordiale.
Giulio De
Florio
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Note:
(1) AE3 Follis (bronzo) di diametro
maggiore o uguale a 17 mm.
(2) Dominvs Noster CONSTANTIVS Pivs
Felix AVGvstvs. L'imperatore Costanzo Cloro, aveva
avuto sei figli legittimi dalla moglie Teodora,
tra questi Giulio Costanzo, padre del futuro
Giuliano l'Apostata, e Delmazio senior. Diversi
anni prima del matrimonio, però, aveva avuto un
figlio di nome Costantino da Elena, donna di umili
origini con la quale aveva convissuto in regime di
concubinato, come allora usava quando le
differenze di ceto sociale non consentivano
l'unione legale. Alla morte di Costanzo Cloro, fu
Costantino, allora trentenne, ad assumere, per
ragione di età e di esperienza (i figli di Teodora
erano piccoli), l'eredità paterna; la famiglia di
Teodora visse così all'ombra di Costantino.
Divenuto imperatore, Costantino condivise con i
figli la responsabilità di governo, sicché
Costantino jr. ebbe la Spagna, la Gallia e la
Britannia, Costante l'Italia, l'Illiria e l'Africa
e Costanzo le province asiatiche e l'Egitto,
mentre Costantino mantenne per sé la penisola
balcanica. Prima di morire, nel 337, Costantino si
ricordò nel testamento dei nipoti, Delmazio jr e
Annibaliano, figli di Delmazio senior,
fratellastro di Costantino e ad essi lasciò
rispettivamente la penisola balcanica e il governo
dell'Armenia e della costa del Ponto. Ciò fu causa
della loro disgrazia: alla notizia della morte del
padre, Costanzo si precipitò a Costantinopoli dove
organizzò una rivolta contro gli zii e cugini
discendenti di Teodora. Due fratellastri di
Costantino, tra cui Delmazio senior e il padre di
Giuliano e sette suoi nipoti, tra cui Delmazio jr.
e Annibaliano, furono trucidati. Per caso si
salvarono dal massacro Giuliano che all'epoca
aveva sei anni e il fratello Gallo che ne aveva
12. Il crudele e sospettoso Costanzo risparmiò
loro la vita ma li relegò in due diverse città
dell'Asia Minore. I ragazzi furono posti sotto la
guida di maestri cristiani, che spiavano i loro
minimi movimenti e sotto la supervisione di
Eusebio, vescovo ariano di Nicomedia. Così
Giuliano ricevette le prime lezioni di
cristianesimo da coloro che considerava nemici
mortali e la dottrina cristiana gli fu presentata
sotto l'aspetto più infelice di un'interminabile
disputa tra ortodossi e ariani. A Giuliano il
cristianesimo fu inculcato a forza ed egli, per un
senso di istintiva difesa, fu costretto a
mostrarsi convinto e fervente. Tuttavia, tra gli
insegnanti che ebbe modo di frequentare, ne
conobbe uno che lo introdusse di nascosto alla
poesia e alla filosofia greca, poi, più tardi,
seguì in gran segreto, all'insaputa dello zio, le
lezioni di un famoso retore pagano, Libanio.
Avvenne quindi in quegli anni la conversione al
paganesimo e l'odio verso i cristiani: erano stati
costoro che gli avevano ucciso il padre, loro che
l'avevano tenuto per anni in esilio, loro che gli
avevano negato la conoscenza del mondo classico.
Giuliano abbracciò così il neoplatonismo che,
rispetto al cristianesimo, presentava il vantaggio
di rimanere nel campo dell'antica cultura e del
vecchio politeismo. Poi venne anche per lui il
momento di comandare. La svolta si ebbe poco dopo
la morte del fratello Gallo; Costanzo, che pure
l'odiava, non aveva eredi e quindi, dopo avergli
conferito il titolo di Cesare, lo inviò in Gallia
a difendere il confine renano. Sul campo il
filosofo si rivelò buon generale riuscendo a
sopraffare gli Alemanni e più tardi i Franchi. La
crisi con Costanzo intervenne nel 359, quando il
re persiano Sapore II passò il Tigri e attaccò i
territori romani. Costanzo, impegnato sul Danubio
a contrastare i Quadi e i Dalmati, ordinò a
Giuliano di inviare dei reparti ausiliari ma
questi oppose un rifiuto perché, in forza di un
trattato concluso con i barbari che servivano nel
suo esercito, si era impegnato a non utilizzarli
fuori dalla Gallia. Scoppiò così una rivolta che
terminò nel 360 con l'acclamazione di Giuliano ad
Augusto. Di lì il passo fu breve, l'occidente fu
dalla sua parte, Costanzo non volle riconoscerlo e
mosse contro di lui ma la morte lo colse
all'improvviso e Giuliano fu riconosciuto augusto
da tutto l'impero.
(3) Mentre il significato della
leggenda allusiva del "ritorno dei tempi felici"
(forse quelli in cui Roma riusciva ancora a
mantenere l'ordine interno e a proteggere la
popolazione dalle invasioni) è trasparente, non del
tutto certa è l'espansione della leggenda, "FELix
TEMPorvm REPARATIO" oppure "FELicium TEMPorum
REPARATIO" oppure "FELicis TEMPoris REPARATIO".
Sulle FEL
TEMP REPARATIO (in breve, FTR) ha scritto un
interessante articolo Dough Smith (link non più
disponibile,
http://dougsmith.ancients.info/ftr.html) da cui
attingerò per la breve sintesi che segue. La
riforma monetaria del 348 di Costante e Costanzo II
portò in circolazione tre nominali in bronzo
argentato, nei seguenti tipi, tutti caratterizzati
dalla leggenda del rovescio FTR:
Nominali |
Tipi
del rovescio
|
maggiore (biglione - argento al
3%) - grande AE2 |
"Cavaliere
disarcionato"
(tema del rovescio preferito da Costanzo II) |
"Galea
pilotata
dalla Vittoria" (tema del rovescio preferito
da Costante perché verosimilmente onorava lo
sbarco di Costante in Britannia nel 342) |
intermedio - piccolo AE2 - busti a
sinistra |
"Barbaro
portato
fuori dalla capanna" (tema del rovescio
preferito da Costante forse per esaltare il
tema della ricolonizzazione dei territori
conquistati) |
"Sovrano
con due prigionieri" (tema del rovescio
preferito da Costanzo II) |
minore
- AE3 |
"La
Fenice" |
Con la morte di
Costante, il "Cavaliere disarcionato" rimase l'unico
degli FTR in circolazione. Durante i suoi 13 anni di
vita, il "Cavaliere disarcionato" subì molte modifiche
in peso e dimensioni. Le prime monete erano quelle che
i collezionisti definiscono AE2 in quanto
misuravano 21÷23 mm di diametro; le ultime emissioni
scesero a 16 mm, nemmeno qualificabili come AE3.
Spesso queste ultime monetine sono dette AE3/AE4 per
indicare che si collocano nella fascia di confine tra
AE3 e AE4. Anche il peso progressivamente scemò, così
come il contenuto, in partenza già basso, d'argento.
Il "Cavaliere
disarcionato" fu coniato grosso modo in quattro
varianti. Tutte avevano in comune la presenza di un
cavaliere ferito a morte da una lancia. La prima
mostra il cavaliere in ginocchio a terra dinanzi al
cavallo. La seconda lo mostra seduto a terra davanti
al cavallo. La terza, che è quella pertinente alla
moneta di figura, lo vede ancora in arcioni ma con il
braccio e la testa protesi all’indietro verso
l'aggressore. L'ultima lo vede schiantarsi a terra
abbracciato al collo del cavallo.
Come
giustamente osserva Dough Smith il "Cavaliere
disarcionato" è una tipica moneta da collezione perché
soddisfa tre criteri:
- Economia,
in quanto nessuna moneta del "Cavaliere
disarcionato" è terribilmente costosa; si va dagli
esemplari peggiori a meno di un dollaro per
arrivare a quelli veramente perfetti al costo
di 100$.
- Varietà,
in
quanto
all'interno
di
ciascuna
delle quattro tipologie sopra illustrate, si
possono osservare numerose varianti atte a
soddisfare le pignolerie del collezionista
specializzato.
- Espandibilità,
perché
partendo
dal
"Cavaliere
disarcionato"
ci si può allargare a tutti i temi della FEL TEMP
REPARATIO e poi a tutte le monete d'epoca
costantiniana.
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