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30.01.2016
Buon giorno
Sig Giulio,ho una moneta che mi sembra antica vorrei sapere se ha qualche valore vi mando una foto. Vi ringrazio anticipatamente aspetto una risposta Grazie |
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Roma, 4.2.2016
Gentile
Lettrice,riporto di seguito gli elementi significativi pertinenti alla moneta di figura: Follis1 , Roma, 310-311 d. C., RIC VI 258 (pag. 382), indice di rarità "C" Descrizione sommaria: La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ------------------------------- Note: (1) AE Follis. Il RIC indica, come peso del follis del periodo, 6-7 grammi e, come asse di conio, un valore 0h o 12h. Traggo dai link di cui sopra le caratteristiche fisiche di alcuni follis della tipologia di figura battuti dalla zecca di Roma che raccolgo di seguito in tabella:
(2) IMPerator Caesar MAXENTIVS Pius Felix AVGustus. Nel 286 Diocleziano mutò l'assetto costituzionale dello stato optando per la diarchia e a questo scopo elevò al rango di Augusto un suo generale, Massimiano, detto Erculio, conferendogli la responsabilità di governo sulle province occidentali e sull'Africa, mantenendo per sé il governo delle province orientali. Il 1° marzo del 293, DIOCLEZIANO mutò ulteriormente l'assetto costituzionale passando dal sistema diarchico a quello tetrarchico; in questo contesto ciascun Augusto doveva scegliere il proprio successore con il quale condividere il potere, con l'intesa che, dopo venti anni di regno, l'Augusto in carica si sarebbe dimesso per dare spazio al successore predesignato. Diocleziano indicò così, come proprio successore e secondo in comando, conferendogli il titolo di Cesare, Caio GALERIO Valerio Massimiano mentre MASSIMIANO Erculio scelse come proprio secondo Caio Flavio Valerio COSTANZO (noto in breve come Costanzo Cloro), quest'ultimo gerarchicamente più anziano di Galerio. Si costituì così la prima Tetrarchia formata da due Augusti e da due Cesari, un sistema di governo che Diocleziano aveva fortemente voluto nell'intento, tra l'altro, di evitare le successioni ereditarie e le conseguenti lotte di successione, preferendo scelte basate sul merito e sulle capacità personali dei prescelti (in altra pagina di questo sito vengono trattate in modo più estensivo le ragioni fondanti della tetrarchia - cliccare qui). Il 1 maggio del 305 DIOCLEZIANO, giunto al ventesimo anno di regno, si ritirò dalla vita pubblica, e altrettanto pretese da MASSIMIANO Erculio. Con l'uscita di scena, i due Augusti dimissionari assunsero il titolo puramente onorifico di "Seniores Augusti, felicissimi et beatissimi", mentre GALERIO e Costanzo ascesero al rango di Augusti, rispettivamente d'Oriente e d'Occidente. Ma a guadagnarci fu sopra tutto GALERIO. Infatti, anche se Costanzo Cloro, come Augusto senior, possedeva il supremo potere legislativo, come era stato quello di Diocleziano prima di lui, fu GALERIO a scegliere, tra gli uomini certamente a lui fedeli, i due nuovi Cesari nelle persone di Flavio Valerio SEVERO (Cesare d'Occidente) e Valerio MASSIMINO DAIA, suo nipote e Cesare d'Oriente. La decisione scontentò gli occidentali: MASSIMIANO Erculio, perché costretto al ritiro coatto, suo figlio MASSENZIO e Costantino, figlio di Costanzo, perché tagliati fuori dalla successione. MASSENZIO in particolare si trovò irrimediabilmente tagliato fuori anche politicamente perché, a causa del carattere difficile e altezzoso, nonostante il legame di parentela con GALERIO (ne aveva sposato la figlia), era in pessimi rapporto sia con il suocero che con il proprio genitore. La crisi politica del sistema tetrarchico scoppiò quando Costanzo Cloro, il 25.7.306, sul letto di morte ad Eburacum (l'odierna York al confine con la Scozia) dove si trovava, conferì l'imperium a COSTANTINO alla presenza dei soldati che non avrebbero mancato di acclamarlo addirittura Augusto se non fosse stato per l'insistenza di COSTANTINO ad accettare solo il titolo di Cesare. Costantino cercò subito di farsi riconoscere da Galerio che, con la morte di Costanzo, era diventato l'Augusto senior e a questo scopo gli inviò la tradizionale effigie laureata che simboleggiava il suo nuovo status. Respingere la richiesta avrebbe avuto il significato di una dichiarazione di guerra, sicché Galerio si piegò al fatto compiuto e dopo aver elevato SEVERO (più anziano per età di MASSIMINO DAIA) al rango di Augusto, riconobbe la posizione di COSTANTINO quale membro più giovane del sistema tetrarchico. Nello stesso periodo scoppiavano a Roma tumulti popolari causati delle tasse imposte da GALERIO alla popolazione romana che, per tradizione secolare, non era abituata a pagarle. Approfittò della situazione MASSENZIO che, postosi a capo della rivolta, il 28.10.306 si fece acclamare dal popolo e dai pretoriani. Nella speranza che GALERIO accettasse il fatto compiuto, come già era avvenuto con COSTANTINO, MASSENZIO evitò in un primo tempo di usare il titolo di Augusto limitandosi a farsi chiamare "princeps", l'appellativo adottato secoli prima da Ottaviano Augusto. Ma alla fine, per conferire una legittimità di facciata al suo regime, chiese ed ottenne dal padre MASSIMIANO Erculio il riconoscimento formale del proprio status in cambio di un analogo riconoscimento da parte sua nei confronti del padre. GALERIO non volle assecondare le aspirazioni di MASSIMIANO e di MASSENZIO e ordinò a SEVERO, in qualità di Cesare d'Occidente, di assumere con le armi il controllo e il governo della penisola italica. SEVERO perciò passò in Italia ma, abbandonato dai soldati, fu consegnato nelle mani di MASSENZIO che lo fece uccidere. GALERIO decise allora di intervenire personalmente e, all’inizio dell’estate del 307, invase l’Italia, avanzando verso sud e accampandosi ad Interamna sul Tevere. Ma il suo esercito non era sufficientemente numeroso per battere l'avversario. Le trattative intraprese con MASSENZIO risultarono infruttuose e quando GALERIO si accorse che MASSENZIO stava cercando di corrompere i suoi soldati, per evitare di fare la fine di SEVERO, ripiegò rapidamente nei propri territori. La situazione di MASSENZIO tuttavia si presentava tutt'altro che facile, le due campagne militari di SEVERO e GALERIO avevano portato la distruzione nelle campagne italiche. Inoltre la rivolta di L. Domizio Alessandro aveva ridotto gli approvvigionamenti di grano dall'Africa che poterono riprendere solo nel 309 quando la rivolta africana fu repressa. Nell'ottobre-novembre del 308 GALERIO convocò a Carnuntum una conferenza il cui risultato fu l'elevazione di LICINIO ad Augusto al posto dello scomparso SEVERO, il riconoscimento di MASSIMINO DAIA e COSTANTINO nella qualità di "filii Augustorum" (titolo formale, privo di potere reale). Nel contempo MASSIMIANO Erculio fu completamente cancellato dalla scena politica mentre MASSENZIO fu additato come nemico pubblico in attesa che qualcuno lo eliminasse. MASSIMIANO Erculio si rifugiò allora nei territori di COSTANTINO dove tentò di rialzare la testa complottando contro il genero, poi perdute le speranze di risalita, nel 310 si suicidò. MASSENZIO rimase invece in sella ancora per quattro anni, sino a che COSTANTINO non pose fine al suo regno e alla sua vita il 7 ottobre del 312 nella battaglia di Ponte Milvio, alle porte di Roma. Altre notizie storiche sul periodo possono essere attinte dal sito: http://www.roman-emperors.org/maxentiu.htm. (3) CONSERVator VRBis SVAE ovvero salvatore della sua città. (4) Il segno di zecca si compone di due parti, la lettera P (in altre monete la H) a sinistra nel campo (forse con riferimento alla parola greca ΗΕΡΚΟΎΛΙΟΣ, Erculio, appellativo del padre di Massenzio, se presente, sempre associata alla Prima officina) e il gruppo di tre lettere in esergo REP nel quale la prima lettera R sta per Roma, la seconda lettera E è un segno distintivo dell'emissione, la terza lettera P (=Prima) identifica l'officina monetale (la prima di quattro all'epoca operativa nella zecca). |
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