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Macrino e la Tiche di
Marcianopoli |
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28.10.2016
Buongiorno,
avrei bisogno di identificare questa moneta,9,55g, 24mm, 12h Grazie per la sua disponibilità. |
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Roma, 14.11.2016
Egregio
Lettore,riporto di seguito gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura: Æ241, zecca di Marcianopoli2, 217 d. C., AMNG 711 (pag. 234), Moushmov 527, SNGCop 221 Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più
leggibili): La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto cordiale. ---------------------------------- (1) AE24
(moneta in bronzo del diametro di c. 24mm).
Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche
delle monete della tipologia di figura tratte dai
link di cui sopra:
(2) Marcianopoli, già Parthenopolis, oggi Devnya in Bulgaria (v. link), rinominata da Traiano, in onore della sorella Ulpia Marciana, Marcianopolis (in greco Μαρκιανούπολις) dopo la seconda guerra dacica. Importante centro strategico, fino al 187-193 parte della Tracia romana, fu inclusa successivamente nella Moesia Inferior. La prosperità raggiunta sotto i Severi ebbe termine con l’incursione gotica del 248-249 e le successive invasioni barbariche da settentrione. (3) AVT K M OΠEΛΛΙΟC MAKPEINOC (per esteso, AVTοκρατης Kαισαρ Mαρκος OΠEΛΛΙΟC MAKPEINOC, corrispondente al latino Imperator Caesar Marcus Macrinus). Traggo dal portale della Treccani (v. link) le seguenti note riguardanti Macrino (n. Cesarea, Mauretania, 164 d. C. - m. 218). "Fu nominato prefetto del pretorio da Caracalla nel 213. Nel 217 ne causò la morte organizzando una congiura in seguito alla quale ottenne dall'esercito di essere acclamato imperatore e come tale fu successivamente riconosciuto anche dal senato. Non si recò mai, né a Roma, né in Italia. Fu impegnato tra il 217 e il 218 nella guerra contro i Parti, ma dopo la battaglia di Nisibi trattò la pace. La sua politica di economia nell'amministrazione imperiale provocò malcontento nell'esercito; di ciò approfittò Eliogabalo per candidarsi al soglio imperiale. Abbandonato dai soldati, Macrino fuggì da Antiochia, dove risiedeva, ma fu raggiunto e ucciso." Per inquadrare meglio il contesto storico che vide il passaggio da Caracalla a Elagabalo (o Eliogabalo) mi pare opportuno citare lo storico Guido Clemente (v. Guida alla Storia Romana): "...Ciò che segnò la fine di Caracalla fu la sua megalomania ... Caracalla si impegnò in una guerra ambiziosa contro i Parti .. L'esito fu disastroso, e l'imperatore che doveva il trono ai soldati ne perdette l'appoggio: il suo prefetto del pretorio, Macrino, ne decise l'uccisione a Carre .. Macrino era di estrazione equestre ... la sua proclamazione all'impero incontrò le resistenze del Senato, non disposto a cedere [a un non senatore] una prerogativa così essenziale, .. e in definitiva [le resistenze] dei soldati legati alla dinastia severiana e sottoposti alla propaganda delle donne siriache della famiglia." Inutile fu il tentativo di Macrino di accreditarsi un titolo dinastico aggiungendo al suo nome quello di Severus. Così, nel 218, Giulia Mesa, zia di Caracalla, presentò ai soldati ancora in Oriente il giovanissimo nipote, Elagabalo, il vero continuatore della dinastia, facendolo acclamare all'impero. Macrino fu sconfitto e ucciso insieme al figlio Diadumeniano di appena nove anni che era stato fatto Cesare nell'intento di dare inizio ad una dinastia e le donne dei Severi si assicurarono il controllo del governo ancora per una generazione, attraverso due ragazzi, Elagabalo stesso e il cugino Severo Alessandro, adottato nel 321, tredicenne all'epoca. (4) ΥΠ ΠONTIANOΥ MAPKIANOΠOΛEITWN (per esteso, ΥΠάτου ΠONTIANOΥ MAPKIANOΠOΛEITW - genitivo etnico, dunque [moneta battuta nel nome di ...], Ponziano, legato consolare (in greco ὑπατεύων, in latino legatus Augusti Pro praetore) dei Marcianopolitani. Ponzio Furio Ponziano rivestì la carica di governatore della Mesia Inferiore nell'ultimo semestre del 217 (v. link). (5) Nella mitologia greca, Tiche (o Tyche, dal greco Τύχη) è la personificazione della fortuna (v. link), con i classici attributi del timone e della cornucopia. (6) Il significato delle fossette (dimple in inglese, trou de centrage in francese), che talvolta si rilevano sul dritto e sul rovescio delle monete tolemaiche e successivamente su quelle romane provinciali, non è completamente chiaro (v. link). L'opinione più comune è che fossero funzionali al processo di coniazione, in quanto utili alla centratura della moneta. In genere si pensa che il tondello utilizzato per la coniazione fosse ottenuto per fusione. Allo scopo di eliminare dai bordi del tondello le tracce di scorie di fusione e di ossidazione si sarebbero praticate queste fossette che consentivano di imprimere alla moneta un moto rotatorio attorno al proprio asse e di limare le asperità presenti sul bordo. |
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