Roma, 1.6.2004
Egregio
Lettore,
di seguito le
fornisco gli elementi che mi è stato possibile
raccogliere sulla moneta di figura:
Zecca
ignota, Æ3 (per il significato, vedere qui)
Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti
della leggenda usurate o comunque non
più leggibili):
D. Costanzo Gallo, testa nuda a
destra. DN CONSTANTIVS IVN
NOB C.1
R.
Soldato elmato volto a sinistra, scudo
trattenuto con il braccio sinistro, trapassa
con una lancia un cavaliere caduto, scudo a
terra a destra. Il cavaliere protende il
braccio destro verso il soldato. Il
cavaliere in alcune monete è
rappresentato a capo scoperto, in altre con
un cappello a punta. FEL TEMP REPARATIO2.
Purtroppo
risulta impossibile rilevare, nell'esergo del
rovescio, il marchio di zecca, marchio da cui
dipende l'esatta catalogazione della moneta
secondo il RIC
VIII. Posso solo aggiungere che monete
della tipologia di figura furono battute, nel
nome di Costanzo Gallo, dalle seguenti zecche
imperiali: Aquileia, Siscia e Sirmium.
Un
saluto cordiale.
Giulio
De Florio
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(1) Dominvs Noster CONSTANTIVS
IVNior NOBilis Caesar. Interessante la storia
di Costanzo Gallo. Il nonno, l'imperatore
Costanzo Cloro, aveva avuto sei figli dalla
moglie legittima Teodora, tra questi Delmazio
senior e Giulio Costanzo, padre di Costanzo
Gallo e, diversi anni prima, aveva avuto un
figlio di nome Costantino da Elena, donna di
umili origini con la quale aveva convissuto in
regime di concubinato prima del matrimonio
(come si usava allora quando le differenze di
ceto sociale non consentivano l'unione
legale). Alla morte di Costanzo Cloro nel 306,
fu Costantino, allora ventiquattrenne, ad
assumere, per ragione di età e di
esperienza (i figli di Teodora erano
piccoli), l'eredità paterna. La
famiglia di Teodora visse così
all'ombra di Costantino. Divenuto imperatore,
Costantino divise le responsabilità di
governo con i propri tre figli: Costantino jr.
ebbe la Spagna, la Gallia e la Britannia,
Costante l'Italia, l'Illiria e l'Africa e
Costanzo le province asiatiche e l'Egitto,
mentre Costantino mantenne per sé la
penisola balcanica. Prima di morire, nel 337,
Costantino si ricordò nel testamento
dei parenti della discendenza di Teodora,
Delmazio jr e Annibaliano, figli del
fratellastro Delmazio senior, e ad essi
lasciò rispettivamente la penisola
balcanica e il governo dell'Armenia e della
costa del Ponto. Ciò fu la causa della
loro disgrazia: alla notizia della morte di
Costantino, il figlio Costanzo si
precipitò infatti a Costantinopoli dove
organizzò la strage dei discendenti di
Teodora. Due fratellastri di Costantino,
Delmazio senior e Giulio Costanzo, padre di
Costanzo Gallo e sette nipoti, tra cui
Delmazio jr. e Annibaliano furono trucidati.
Si salvarono dal massacro Gallo di 12 anni e
il fratellastro Giuliano (il futuro imperatore
Giuliano, poi detto l'Apostata) che all'epoca
aveva sei anni. Il crudele e sospettoso
Costanzo risparmiò loro la vita ma li
relegò in due diverse città
dell'Asia Minore. I ragazzi furono circondati
da maestri cristiani, che spiavano i loro
minimi movimenti, sotto la guida di Eusebio,
vescovo ariano di Nicomedia. In un momento di
turbolenze nell'impero occidentale, Costanzo,
sentendo il bisogno di avere in Oriente una
figura simbolica a rappresentare la famiglia
imperiale, convocò a corte Gallo, che
era il più anziano dei cugini
sopravvissuti, gli dette in isposa la sorella
Costantina e lo fece Cesare a Sirmium, il 15
marzo del 351. Gallo e il nuovo prefetto
pretorio dell'Est, Talassio, senza por tempo
in mezzo, partirono per l'Oriente, e si
insediarono ad Antiochia a metà maggio,
nel momento in cui si vociferava del fenomeno
meteorologico o astronomico della croce
celeste, almeno creduto tale. Poiché la
situazione al confine persiano si manteneva
piuttosto tranquilla, Gallo ebbe vita
relativamente facile. Le agitazioni degli
Isauri e degli Giudei, specie di questi
ultimi, furono represse con grande
brutalità. Certo è che il suo
governo fu caratterizzato da grande
irresponsabilità e violenze che
culminarono con l'istigazione al linciaggio
del prefetto Domiziano e del questore Monzio.
Dopo questo accadimento Gallo fu richiamato,
ufficialmente per essere trasferito in Gallia,
ma in realtà per essere privato delle
prerogative e processato a Flanona, un'isola
al largo della costa orientale dell'Istria,
dove fu decapitato verso la fine del 354.
(2) FELix TEMPorum REPARATIO.
Su questa leggenda e sull'associata tipologia
monetale, molto comune nel periodo
337÷375 d.C., mi sono soffermato
ampiamente in altra parte di questo sito (cliccare qui) per
cui non aggiungerò altro.
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