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Gordiano III e l'era felice | ||||||||||||||||||||||||||||
26.9.2008
Egregio Sig.
De Florio, vorrei approfittare della Sua disponibilità in materia di monete antiche per chiederLe un parere. Possiedo due monete raffiguranti l'imperatore Gordiano, con elementi comuni tra loro ma anche con notevoli differenze. Le ho ereditate da mio padre, e non ho informazioni precise su di esse. Ricordo solo che una delle due pare sia stata ritrovata durante degli scavi qui a Cagliari, ma potrebbe essere una leggenda familiare. Mi piacerebbe sapere se almeno una di esse risale davvero all'epoca romana. La prima che Le mando raffigura sul fronte appunto un imperatore di profilo, con la scritta "Imp Gordianus Pius ...Aug". Sul retro c'è una figurina in piedi, la scritta ".... cit Tempor" e due lettere S e C, ai lati della figurina. La moneta pesa grammi 19,2938 (bilancia di un istituto universitario), e presenta incrostazioni di colore chiaro, soprattutto sul bordo. Siccome non è più rotonda ma squadrata dall'usura, non ho il diametro ma due misure con il calibro - massimo e minimo : mm 27,4x30,7. Lo spessore, misurato al centro e compresi quindi i rilievi, è pari a mm. 4,00 (calibro con nonio a 1/20 mm). Il colore è verde e marrone, o meglio sono verdi le parti meno esposte allo sfregamento, quindi dovrebbe essere ossido. A me sembra bronzo. Non è attirata minimamente dalla calamita. L'asse di conio, misurato con il metodo da Lei indicato, è di circa 14° sessagesimali in senso orario rispetto all'asse del rovescio. Ho trovato qui il Suo indirizzo: > http://www.forumancientcoins.com/monetaromana/consulenza.html Con la presente La autorizzo incondizionatamente a fare l'uso che preferisce delle immagini allegate. La ringrazio in anticipo per le indicazioni che mi vorrà fornire, e spero di averLe dato gli elementi sufficienti per eseguire una analisi corretta e poter formulare un giudizio. A disposizione per Sue richieste sul punto. Distinti saluti. |
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Roma, 29.9.2008
Egregio
Lettore, di seguito riporto i dati significativi pertinenti alla sua moneta: AE Sesterzio1, zecca di Roma-1a officina, XIV emissione, 02-03 del 244 d. C.2, RIC IV/III 328a (pag. 51), Cohen V 73 (pag. 29), indice di rarità "C" Descrizione
sommaria: La ricerca nel web di monete di tipologia uguale a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto
cordiale. ------------------------------- Note: (1) Sesterzio (bronzo). Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei sesterzi della tipologia di figura tratte dai link di cui sopra e dal data base dell'ANS (American Numismatic Society) le caratteristiche fisiche dei denari della tipologia di figura che riporto in tabella:
(2) Il sito francese http://www.cgb.fr/monnaies/rome/r07/emissionstab.html fornisce un'articolata tabella delle emissioni della zecca di Roma da cui si evince la datazione sopra riportata per la moneta della tipologia di figura. (3) IMPerator GORDIANUS PIVS FELix AVGustus. Gordiano III, il cui nome per esteso da Augusto è Imperator Caesar Marcus Antonius Gordianus Augustus, riceve il titolo di "PIVS" nel 239 d.C. e l'anno successivo aggiunge al proprio nome l'appellativo di "FELix". La tragica storia dei Gordiani si consumò nell'arco di soli sei anni, tra il 238 e il 244 d.C. Il futuro Gordiano I, personaggio di nobile e ricca famiglia, aveva ricevuto dall'imperatore Alessandro Severo l'incarico proconsolare in Africa e ivi si trovava quando, nel 238 d.C., regnante Massimino (Alessandro Severo era stato ucciso nel 235 per mano di Massimino), scoppiò una ribellione dei locali proprietari terrieri, timorosi di vedere i propri beni confiscati dalla politica predatoria del sovrano. I ribelli, dopo aver ucciso il legato imperiale, imposero a Gordiano la scelta tra l'acclamazione ad imperatore o la morte. Gordiano accettò l'incarico condividendolo con il figlio (Gordiano II) e inviò a Roma una legazione con l'incarico palese di perorare presso il Senato la causa dei ribelli e quello segreto di eliminare Vitaliano, capo dei pretoriani e uomo forte del regime di Massimino. La missione riuscì, gli ambasciatori sparsero la voce della morte di Massimino, il popolo si sollevò, il Senato appoggiò gli ammutinati contro i fautori della conservazione e, senza attendere la conferma ufficiale della morte di Massimino, convalidò l'elevazione al trono dei due Gordiani. Il loro regno doveva tuttavia durare meno di un mese. Capelliano, legato della Numidia, che in un primo tempo aveva appoggiato la causa dei Gordiani, gli si rivoltò contro allorché ritenne che le sue aspettative non venissero tenute nella giusta considerazione e poiché aveva al suo comando un esercito forte e bene addestrato, batté agevolmente a Cartagine l'esercito raccogliticcio dei suoi oppositori, sicché Gordiano I si suicidò e Gordiano II finì ucciso in battaglia. Le notizie provenienti dall'Africa circa la morte dei due Augusti crearono il panico nella città di Roma, dove si era sparsa la voce che Massimino, dato per morto, era invece ancora vivo e ben deciso a difendere le sue prerogative. Al Senato, ormai compromesso, non restò che scegliere al proprio interno, come successori, due suoi membri, Pupieno e Balbino, con il compito di preparare la guerra. Ma il popolo non gradì il risorgere del potere senatorio, ne seguirono tumulti e il Senato dovette accettare il compromesso di proclamare Cesare (cioè sovrano in pectore) il tredicenne Marco Antonio Gordiano, il cui nonno materno era stato Gordiano I e il cui zio materno Gordiano II. Poco dopo, una rivolta dei pretoriani pose fine alla vita dei due Augusti regnanti, sicché l'ultimo dei Gordiani, Cesare da pochi mesi, divenne Augusto nel luglio del 238, passando alla storia come Gordiano III. L'anno 238 fu fatale anche per Massimino: la resistenza opposta dall'esercito senatorio ostacolò il suo ritorno a Roma e una rivolta della 2^ Legione Partica ne determinò la morte. Gordiano III, data la giovane età, era docile strumento nelle mani dei pretoriani e del loro capo Timesiteo che lo aveva mantenuto al potere e gli aveva dato in moglie la propria figlia. Ma il suo regno durò quanto la vita di Timesiteo. Quando questi morì, pare avvelenato, durante una campagna militare in Oriente, il nuovo prefetto dei pretoriani, Marco Giulio Filippo, figlio di uno sceicco arabo, passato poi alla storia come Filippo I l'Arabo, lo fece assassinare dai suoi sicari nel 244 facendosi proclamare Augusto al suo posto. Il Senato e le province riconobbero subito il nuovo sovrano, favorito delle legioni orientali. (4) FELICitas TEMPorum. Nella mitologia romana la Felicitas era la dea o la personificazione della fortuna propizia e del successo (v. link). Essa giocava un ruolo importante nella religione di stato romano durante l'impero ed era di frequente rappresentata sulle monete con i suoi attributi, la cornucopia e il caduceo (pronuncia, cadùceo o caducèo), simboli rispettivamente della prosperità e della salute. Un'era felice, questo è il messaggio propagandistico della moneta, garantita dalle particolari capacità del sovrano regnante. (5) S. C. (Senatus Consulto, "per decreto del Senato") era la consueta sigla apposta sui nominali in bronzo romani (sesterzi, dupondi e assi) ad indicare la competenza esclusiva del Senato Romano nelle decisioni attinenti alle emissioni di quelle monete (la monetazione in oro e in argento, che non riporta quella sigla, rientrava invece nelle competenze dirette dell'imperatore). |
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