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Gordiano III e la Aeternitas | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
2.10.2008
Egr. dr. De Florio, approfitto ancora una volta del servizio da Lei offerto. La precedente risposta che gentilmente Lei mi ha dato è stata la seguente: http://www.forumancientcoins.com/monetaromana/corrisp/a522/a522.html Possiedo un'altra moneta, sempre con il profilo dell'imperatore Gordiano, e anche la scritta sul fronte è uguale alla prima moneta. Sul retro c'è una figura in piedi, ma mi sembra differente dall'altra: il braccio destro è più alto. Della scritta sul retro non riesco a leggere nulla, purtroppo la moneta è molto rovinata e tutti i dettagli sono mento nitidi, sia sul fronte che sul retro. I due diametri -massimo e minimo- sono: 29,2x25,9 mm. Il peso è pari a grammi 15,0728. Mi sembra bronzo anche questo, ma il colore è bruno-marrone, il verde compare come deposito ed è molto più tenue. L'asse di conio è completamente diverso dalla prima moneta: è pari a 194° sessagesimali in senso orario, praticamente l'esatto opposto. Lo spessore è pari a mm 3,6 compresi i rilievi. Nessuna reazione alla calamita. Con la presente La autorizzo incondizionatamente a fare libero uso delle immagini allegate. Rinnovo il mio ringraziamento per le indicazioni che mi ha già dato e per quelle che mi vorrà fornire in questo caso, e spero di averLe dato gli elementi sufficienti per eseguire una analisi corretta e poter formulare un giudizio. A disposizione per Sue richieste sul punto. Cordiali saluti. |
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Roma, 3.10.2008
Egregio
Lettore, di seguito riporto i dati significativi pertinenti alla sua moneta: AE Sesterzio1, zecca di Roma-1a officina, (fine 240-inizi 243) d. C.2, RIC IV/III 297a (pag. 48), Cohen V 43 (pag. 26), indice di rarità "C2" Descrizione
sommaria (sono indicate in rosso le parti della
leggenda usurate o comunque non più leggibili):
La ricerca nel web di monete di tipologia uguale a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati:
Un saluto
cordiale. ------------------------------- Note: (1) AE (bronzo) sesterzio. Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei sesterzi della tipologia di figura tratte dai link di cui sopra e dal data base dell'ANS (American Numismatic Society):
(2) Il sito francese http://www.cgb.fr/monnaies/rome/r07/emissionstab.html fornisce un'articolata tabella delle emissioni della zecca di Roma da cui si evince la datazione sopra riportata per la moneta della tipologia di figura. (3) IMPerator GORDIANUS PIVS FELix AVGustus. Gordiano III, il cui nome per esteso da Augusto è Imperator Caesar Marcus Antonius Gordianus Augustus, riceve il titolo di "PIVS" nel 239 d.C. e l'anno successivo aggiunge al proprio nome l'appellativo di "FELix". La tragica storia dei Gordiani si consumò nell'arco di soli sei anni, tra il 238 e il 244 d.C. Il futuro Gordiano I, personaggio di nobile e ricca famiglia, aveva ricevuto dall'imperatore Alessandro Severo l'incarico proconsolare in Africa e ivi si trovava quando, nel 238 d.C., regnante Massimino (Alessandro Severo era stato ucciso nel 235 per mano di Massimino), scoppiò una ribellione dei locali proprietari terrieri, timorosi di vedere i propri beni confiscati dalla politica predatoria del sovrano. I ribelli, dopo aver ucciso il legato imperiale, imposero a Gordiano la scelta tra l'acclamazione ad imperatore o la morte. Gordiano accettò l'incarico condividendolo con il figlio (Gordiano II) e inviò a Roma una legazione con l'incarico palese di perorare presso il Senato la causa dei ribelli e quello segreto di eliminare Vitaliano, capo dei pretoriani e uomo forte del regime di Massimino. La missione riuscì, gli ambasciatori sparsero la voce della morte di Massimino, il popolo si sollevò, il Senato appoggiò gli ammutinati contro i fautori della conservazione e, senza attendere la conferma ufficiale della morte di Massimino, convalidò l'elevazione al trono dei due Gordiani. Il loro regno doveva tuttavia durare meno di un mese. Capelliano, legato della Numidia, che in un primo tempo aveva appoggiato la causa dei Gordiani, gli si rivoltò contro allorchè ritenne che le sue aspettative non venissero tenute nella giusta considerazione e poiché aveva al suo comando un esercito forte e bene addestrato, batté agevolmente a Cartagine l'esercito raccogliticcio dei suoi oppositori, sicché Gordiano I si suicidò e Gordiano II finì ucciso in battaglia. Le notizie provenienti dall'Africa circa la morte dei due Augusti crearono il panico nella città di Roma, dove si era sparsa la voce che Massimino, dato per morto, era invece ancora vivo e ben deciso a difendere le sue prerogative. Al Senato, ormai compromesso, non restò che scegliere al proprio interno, come successori, due suoi membri, Pupieno e Balbino, con il compito di preparare la guerra. Ma il popolo non gradì il risorgere del potere senatorio, ne seguirono tumulti e il Senato dovette accettare il compromesso di proclamare Cesare (cioè sovrano in pectore) il tredicenne Marco Antonio Gordiano, il cui nonno materno era stato Gordiano I e il cui zio materno Gordiano II. Poco dopo, una rivolta dei pretoriani pose fine alla vita dei due Augusti regnanti, sicché l'ultimo dei Gordiani, Cesare da pochi mesi, divenne Augusto nel luglio del 238, passando alla storia come Gordiano III. L'anno 238 fu fatale anche per Massimino: la resistenza opposta dall'esercito senatorio ostacolò il suo ritorno a Roma e una rivolta della 2^ Legione Partica ne determinò la morte. Gordiano III, data la giovane età, era docile strumento nelle mani dei pretoriani e del loro capo Timesiteo che lo aveva mantenuto al potere e gli aveva dato in moglie la propria figlia. Ma il suo regno durò quanto la vita di Timesiteo. Quando questi morì, pare avvelenato, durante una campagna militare in Oriente, il nuovo prefetto dei pretoriani, Marco Giulio Filippo, figlio di uno sceicco arabo, passato poi alla storia come Filippo I l'Arabo, lo fece assassinare dai suoi sicari nel 244 facendosi proclamare Augusto al suo posto. Il Senato e le province riconobbero subito il nuovo sovrano, favorito delle legioni orientali. (4) AETERNITATI AVGusti. All'Eternità dell'Augusto. Sostiene Seth Stevenson (v. link) che la ragione per la quale sul rovescio di alcune monete imperiali il Sole o la Luna sono associati alla leggenda AETERNITAS sta nel fatto che i menzionati corpi celesti erano considerati eterni dai Romani e l'eternità era ostentata come attributo del sovrano. Del resto la pratica di deificare gli imperatori defunti non esprimeva proprio questo concetto di eternità? L'atteggiamento del Sole con la mano destra alzata e la sinistra che sorregge il globo, simbolo del dominio sul cosmo, è un classico nella monetazione romana. |
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